Dopo decenni di
dibattiti e prese di coscienza torna una vecchia teoria: le donne di sinistra
sono represse.
Quante scemenze cattiva
causa
Una sera a Invasioni Barbariche la brava Daria Bignardi mi
chiese cosa avrei voluto essere se non fossi diventata giornalista: la mia
risposta spontanea fu “un puttanone”. Naturalmente fu un immediato successo,
perché si sa, parlare di sesso o anche solo accennarne, in Italia, mette in
fibrillazione non solo le gerarchie vaticane, i politici di origine cattolico
fascista, ma anche una gran quantità di nostri buoni maschi che con
l’argomento, irragionevolmente, sono stata promossa gran signora di ogni tipo
di notizie porche e mi si chiede di filosofeggiare su un argomento che alla mia
canuta età risulta esclusivamente teorico.
Ma perché mi sfuggì quella frase? Perché avendo vissuto la
mia giovinezza in un periodo in cui le signorine di buona famiglia,
consideravano la verginità la più preziosa merce di scambio, mi era rimasta
quella curiosità: come ci si sentiva a godersela ogni volta che se ne aveva voglia, e con certi bei
giovanotti che del resto neppure si davano molto da fare per tentare di
sedurmi. Poi naturalmente scoppiò il femminismo in mille rivoli, e chi si
impegnò a perdere finalmente quel peso che era diventata la verginità, con
chiunque non se la desse a gambe, e chi inventò lo slogan “l’utero è mio e o
gestisco io”, e chi obbligò le sue seguaci a mettere uno specchio tra le gambe
per scoprire finalmente l’aspetto misterioso del proprio sesso; e chi scelse il
lesbismo come sola pratica politica e chi si impegnò con pessimi risultati a
salvare le prostitute e chi invece ad esaltarne la professione, esercitandola
per solidarietà e sorellanza.
Ci sono uomini che ancora non si sono ripresi dallo spavento,
ma per le donne quelli furono anni di massimo divertimento e libertà, con ovvie
ricadute in pentimenti, riferimenti più sociali che personali, studi
approfonditi, e un generale pensiero che c’erano poi cose più importanti per
liberarci dalle antiche oppressioni di leggi e costumi. Ho pensato a tutto
questo un paio di settimane fa, al per me imperdibile Otto e mezzo della bravissima Lilli Gruber, che con estrema ironica
grazia aveva invitato alla sua tavola la filosofa Michela Marzano, deputata al
nostro parlamento e autrice di testi (e articoli per Repubblica) di grande pacata intelligenza e una giovane giornalista
scrittrice, Annalisa Chirico, autrice di un saggio dal titolo furbastro e
volgarotto, Siamo tutti puttane, emi
raccomando quel “tutti” che affianca nel puttanesimo donne e uomini. Brava!
Però leggermente confusionaria e fuori tempo anche nel sottotitolo del libro
“Contro la dittatura del politicamente corretto”.
Giocane, graziosa anche se un po’ cavallina, non è scampata
al morbo delle donne della destra che le fa chiacchierare a rotta di collo
sopra le parole degli altri, per non ascoltarle e non farle ascoltare. La sua
tesi è delle più vecchie e insulse: le donne di sinistra non scopano, quelle di
destra non fanno altro. Le signore della destra sono contentissime di farsi
pagare per prestazioni cumulative da un vecchio satiro che le vuole vestite da
pompiere o da infermiere. Veramente quel satiro la notte forse avrebbe dovuto
dormire, data la tarda età e visto che di giorno doveva governare un paese da
lui stesso mandato in rovina. Ma le nostre eroine della puttanità rallegravano
le sue notti anche come appoggio politico, per dimostrare di adorare non solo
il suo corpo un po’ sfatto ma soprattutto le sue idee di libertà (rivolte solo
a se stesso), tutto quel suo circondarsi di amici prosseneti o che poi si sono
dimostrati puttani in altro modo, cioè finendo in galera (o riuscendo a sfuggirla)
con condanne poco sexy e molto vergognose, tipo collusioni mafiose, frode fiscale,
mazzette e altro).
Misteriosamente la simpatica Chirico se la prende con donne
di grande valore, che al Paese danno tutta la loro maturità e intelligenza,
servendosi più del cervello che di quell’altra cosa, insultandole come
“perbeniste di sinistra”. Ma quante stupidaggini, quante tesi polverose (la
storia ci insegna che le donne hanno sempre saputo fruttare la loro femminilità
con gli uomini di potere) mostra questa giovane pasticciona, e proprio quando
neppure le puttane più politicamente forzitaliste riusciranno a salvare il loro
idolo dal naufragio, e con lui se stesse.
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 24 maggio2014 -
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