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domenica 25 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Satira Preventiva...


Pronto per l’Expò
Il grattacielo a rotelle

Entusiasmo dei paesi africani per il tema del cibo al centro dell’evento milanese. Nei loro padiglioni i visitatori saranno chiamati a portare bevande e vivande.
Si vuole così risolvere l’antico problema della fame

L’agricoltura, il cibo, le vie d’acqua: sono temi dell’Expò milanese. Verranno affrontati e risolti, il giorno dell’inaugurazione, con una cerimonia di forte significato simbolico: un contadino butterà una fetta di polenta nel  Naviglio. Dopodiché ci si potrà finalmente dedicare agi altri aspetti meno romantici ma più operativi dell’Expò.
Visitatori Come si legge da anni in tutte le fonti d’informazione mondiali, il totale dei visitatori dovrebbe essere di circa venti miioni. Un numero davvero impressionante. Ma come è stato calcolato? Con quali criteri matematici? Con quali strumenti di ricerca statistica o di marketing? Il quesito è stato finalmente risolto, in una conferenza stampa, dal capo delle pubbliche relazioni di Expò, Manlio Branca Brancatelli, affiancato dal Consiglio di presidenza al completo.
“E’ un numero sparato a caso, tanto per dire – ha spiegato Brancatelli -. È tradizione di ogni Expò tirare a indovinare prima, durante e dopo la manifestazione per accontentare i giornalisti che vogliono sapere le cose più assurde, tipo quanti cinesi, quanti russi, quante donne. Ma cosa cazzo volete che ne sappiamo, scusate? Come facciamo a contarli, ci affacciamo dal grattacielo della Pirelli e li indichiamo uno a uno con il dito?”.
Grattacieli Come continuare a spargere cemento senza dare nell’occhio, evitando le proteste di petulanti comitati di ambientalisti menagramo e vecchie contesse isteriche? Nel padiglione italiano verrà esposto il progetto di un avventuristico grattacielo a rotelle, che ha il pregio di poter essere spostato di quartiere in quartiere senza lasciare tracce nel piano regolatore. Il suo ideatore, l’archistar milanese Vico Piroletti, l’ha realizzato sul modello, collaudatissimo, delle motor-home americane, sovrapponendone una sessantina. Imbullonate con cura, possono raggiungere i duecento metri di altezza. Nei giorni di vento la struttura oscilla paurosamente, aggiungendo al già suggestivo skyline milanese l’immagine di una silhouette sull’orlo del tracollo con centinaia di persone affacciate ai finestrini che urlano terrorizzate.
Grattacieli Bis Affascinante anche il grattacielo trasparente dell’archistar milanese Ludo Fumagalli: realizzato interamente in vetro, è del tutto invisibile e dunque non lascia alcuna traccia nel paesaggio. Desta qualche perplessità la totale assenza di privacy degli abitanti, perfettamente visibili in ogni istante della loro giornata, anche mentre siedono sul water di vetro del loro bagno di vetro. Rivoluzionaria la proposta dell’archistar milanese Pico Negri Macchi: il “non grattacielo”. E un grattacielo di un solo piano, alto due metri e ottanta centimetri, “per testimoniare – spiega il suo autore – che anche un grattacielo, se progettato con criterio, può essere poco invadente”.
L’Africa Nei poverissimi paesi del corno d’Africa il tema del cibo è stato accolto con vero e proprio entusiasmo: nei loro padiglioni verranno esposte in gran numero pignatte, vasi, anfore, otri, cesti di vimini, contenitori di ogni foggia nella speranza che i visitatori li riempiano di cibo. Nel padiglione nigeriano i jihadisti di Boko Haram hanno imposto di esporre solo pietanze ricoperte con il burqa: per non fare peccato si devono ingoiare ancora avvolte nella stoffa.
La Cina La Cina non avrà un suo padiglione all’Expò. Su richiesta del governo di Pechino, la presenza di quella popolosa nazione avrà altre modalità: i cinesi allestiranno, esattamente di fronte al padiglione di ciascun paese, una perfetta imitazione, completa di ogni particolare, dai prodotti esposti alle uniformi delle hostess. Distinguere il padiglione originale da quello cinese copiato sarà uno dei passatempi favoriti dell’Expò: nelle prove simulate il vero padiglione “Francia” e il fac-simile cinese si distinguono solo perché nel secondo, per un errore di programmazione del computer, il camembert profuma di Chanel e viceversa.
Michele Serra – L’Espresso – 29 maggio 2014

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