Corruttore offresi
Tariffe oneste
I tangentari arrestati
protestano.
Possibile che vent’anni
dopo si debba finire ancora in galera? Per un servizio, poi, professionale e a
prezzi veramente bassi? In questo paese non si riesce mai a cambiare niente
Come è possibile che, ventidue anni dopo Mani Pulite,
qualcuno finisca ancora in galera per tangenti sugli appalti pubblici?
Possibile che in questo Paese non cambi mai niente? Se lo chiedono, increduli e
molto scossi, Gian Greganti, anche a nome degli imprenditori coinvolti. I loro
avvocati, secondo indiscrezioni, starebbero per denunciare la Procura di Milano
per interruzione di pubblico servizio.
Tariffe Erano onestissime, perfettamente
adeguate alla crisi: alle imprese per
aggiudicarsi un appalto bastava pagare una mazzetta dell’uno per cento. La
navigata professionalità del trio Frigerio-Greganti-Grillo garantiva un
trattamento di assoluta eccellenza: oltre alla documentazione completa per la
concessione dell’appalto, in una preziosa edizione su carta pergamenata con l firme perfettamente falsificate di
Obama e papa Bergoglio in aggiunta a quella del geometra comunale, ricevevano
anche una prelazione per gli appalti di Expò 2020 a Dubai. Per i padiglioni dei
paesi poveri, realizzati con i caratteristici mattoni di fango e paglia, la
tariffa scendeva addirittura allo 0,5 per cento. In un solo caso, quello del
padiglione delle isole Far Oer che doveva essere interamente dedicato al
merluzzo, è stata pagata una tangente al governo, di quel Paese perché
rinunciasse a partecipare.
La Fiaccolate Tornano le fiaccolate attorno a
Palazzo di Giustizia, in segno di solidarietà con i giudici. Sono ancora più
affollate di quelle degli anni Novanta perché molti dei manifestanti, dopo
tutti questi anni, sfilano accompagnati dalla badante. Nella sua monumentale
opera “Storia della corruzione in Italia” (trenta volumi, con fascicoli di
aggiornamento mensili) lo storico inglese Trevor Potter sostiene che “il
precoce fallimento di Mani Pulite poteva essere ravvisato già in quelle
fiaccolate attorno a Palazzo di Giustizia. Ai partecipanti le fiaccole vennero
vendute con un ricarico del dieci per cento da destinare ai nuovi partiti che
sarebbero nati dalla decapitazione di quelli vecchi”.
L’Equivoco Tutto è talmente identico ad allora
(i piemme, gi imputati, i reati contestati e le dichiarazioni dei politici
“sorpresi e amareggiati”) che molte persone, vedendo i telegiornali, hanno
pensato che fosse uno sceneggiato televisivo su Mani Pulite e hanno scritto
alla Rai protestando perché nel cast non ci sono Beppe Fiorello e Giulio
Scarpanti. Galvanizzanto da quanto sta accadendo si è rifatto vivo anche Marco
Chiesa, che in una intervista-verità ha detto che l’esperienza di Tangentopoli
ha lasciato un’eredità tutt’altro che disprezzabile: per esempio, secondo lui è
ancora possibile recuperare nel fiume Lambro le banconote da centomila lire che
aveva buttato nel gabinetto in una delle fasi più convulse di quell’inchiesta.
Greganti I magistrati lo hanno sottoposto
all’esame del Dna per verificare che si tratti proprio di lui e non del
successore, Secondo Greganti, al quale il Pd, per dare un chiaro segnale di
svolta, aveva affidato l’incarico lasciato vacante. Secondo illazioni non
verificate Primo Greganti, ibernato per vent’anni nella cella frigorifera di un
Ipercoop contenente frutta di stagione (la stagione è l’estate del 1993) e
scongelato solo pochi mesi fa per l’errore di un addetto, sarebbe all’oscuro
degli avvenimenti storici degli ultimi vent’anni, e si sarebbe tradito
chiedendo tangenti in lire e promettendo l’interessamento di Nilde Iotti.
Le Cooperative Impressionate il video dei
carabinieri nel quale è immortalata la trattativa tra le cooperative rosse e i
tangentisti. Nel tentativo di recuperare almeno in parte l’antico spirito del
movimento operaio, le Coop si sono recate all’appuntamento, davanti a un bar di
Milano, con una foltissima delegazione, sul modello di Quarto Stato di Pelizza
da Volpedo, con tanto di madri discinte con il bambino al seno, avanzando compatti
lungo il viale e bloccando il traffico.
Michele Serra – L’Espresso – 22 maggio 2014 -
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