Un’epidemia di epatite A si aggira per l’Europa, ma suscita
molto meno allarme di altre situazioni meno allarme di altre situazioni meno
gravi. E’ quella veicolata da partite di frutti di bosco congelati che,
segnalata per la prima volta in Italia , si è ora diffusa in molti paesi,
rimettendo in discussione anche alcune certezze già date per acquisite.
Le prime segnalazioni risalgono a circa un anno fa, e in
questi mesi le autorità sanitarie nazionali (Istituto Superiore di Sanità e
ministero della Salute in testa) e quella europea per la Sicurezza alimentare
(Efsa) hanno cercato di ricostruire tutti i passaggi delle partite incriminate.
I primi casi (oltre 400 in quattro mesi, contro una media annuale di 3-300) si
sono verificati in Italia o in persone che erano state in Italia, e le indagini
hanno portato a individuare alcuni lotti di prodotti congelati, nonché al loro
sequestro. Ma la situazione è apparsa subito complessa: secondo l’ultimo
aggiornamento dell’Efsa, di pochi giorni fa, i malati in tutta Europa sono
infatti già più di 1.300, e 240 di loro non sono mai entrati in contatto con
l’Italia, ma risiedono in Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi,
Svezia e Regno Unito. Al momento si pensa quindi che il virus dell’epatite A
possa essere in qualche stabilimento grande, dal quale partono alimenti
lavorati (non necessariamente solo frutti di bosco) per vari paesi. In attesa
che si capisca qualcosa di più, l’Efsa consiglia di fare molta attenzione ai
frutti di bosco misti surgelati. E (alquanto irrealisticamente) di bollirli
prima di consumarli, se non se ne conosce la provenienza; oltre che di
vaccinarsi se si intraprende un viaggio in uno dei paesi dove è presente il
contagio.
Il fatto, certo, comunque, è che tanto il sistema europeo di
controllo delle filiere commerciali quanto quello di informazione ai cittadini
fanno acqua da tutte le parti Agnese Codignola – L’Espresso – 22 maggio 2014
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