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sabato 10 maggio 2014

Lo Sapevate Che: La vita vera è sempre un fuori programma...




Il mio primo consiglio ai giovani è tenere  la mente sgombra dalle ossessioni degli adulti.
A partire dalla agenda degli impegni.
Quest’anno il tour per la presentazione del libro mi sta portando in varie università, e il primo consiglio che do parlando ai giovani è sempre di cominciare trovando la propria definizione di successo: stabilire con chiarezza che cosa vogliamo, quali sono le cose per noi  dobbiamo abbandonare o almeno mitigare alcune pessime abitudini del mondo adulto nelle quali gli studenti già si trovano impantanati: il cosiddetto burnout  ovvero ritmi di lavoro da esaurimento, la mancanza di sonno, lo stress e l’ansia. Quasi la metà delle persone di età fra i 18 e i 29 anni non dorme quanto dovrebbe. Sappiamo che la mancanza di sonno produce stress, ma lo stress a sua volta rende difficile dormire: secondo il Journal of Adolescent Health, gli studenti che lo stress tiene svegli di notte sono il 68% e stando a uno studio pubblicato sulla rivista Professional Psychology: Research and Practive, tra il 1988 e il 2003 il numero di studenti universitari che soffrono di depressione è raddoppiato. Il programma di monitoraggio della salute mentale Screening for Mental Health rileva che, tra il 2005 e il 2010, l’incidenza della depressione tra i 18 e i 25 anni è cresciuta del 17%. La buona notizia è però che i cambiamenti a cui stiamo assistendo negli uffici e nei luoghi di lavoro “adulti” – l’adozione di pratiche anti stress come la meditazione e lo yoga – iniziano a entrare anche nella vita universitaria.
Una cosa della quale si può essere assolutamente certi è che nulla andrà mai come te lo aspetti. Come cantava John Lennon, “la vita è quel che ti succede mentre sei impegnato a fare altri progetti”. Poco tempo fa mi sono imbattuta in uno straordinario e commovente discorso tenuto l’anno scorso da Kathleen Donegan, una docente di inglese di Berkeley. Oggetto del suo intervento era il modo in cui le donne che svolgono lavori accademici raggiungono l’equilibrio tra vita e lavoro. Donegan esordiva facendo notare che, quando parliamo di equilibrio, sovente usiamo il linguaggio tecnico della contabilità, arrivando a creare liste di cose da fare con tanto di schemi e colonne. “Non sto dicendo che la mia vita non si basi su liste, schemi e calendari, perché ci si basa eccome”, ha detto, “ma stasera voglio parlare di cosa potrebbe succedere se in questo tipo di contabilità e bilanci confidassimo un po’ meno”.
Ho citato una frase di Eudora Welty che su di lei ha avuto un effetto profondo. “Scrivere narrativa”, diceva Welty, “mi ha installato un persistente rispetto per ciò che d’ignoto contiene la vita umana, e una percezione istintiva di dove cercare i fili, come seguirli, come collegarli, come trovare nell’intrico la linea nitida che perdura”.
Per la sua vita Donegan aveva previsto una trama nitidissima: avrebbe avuto tre figli durante la scuola di specializzazione, programmando le nascite in modo che combaciassero con il suo piano di studi. Non è andata così. “Per la mia esperienza, il fatto di essere disposti, se non addirittura costretti, ad abbandonare la trama che si sta seguendo è esattamente ciò che ci avvicina alla linea nitida di cui sopra”, proseguiva. “Il giorno dopo essere nato, mio figlio Leo è morto”. Kathleen è stata costretta ad abbandonare i suoi schemi e i suoi calcoli, per entrare in contatto con verità più profonde. La capacità di accettare gli imprevisti e i cambiamenti inevitabili della vita, le perdite, le sconfitte e le sorprese, influenza in modo profondo la nostra elasticità e la nostra capacità di vivere pienamente. E per tornare a una filosofia da matricole universitarie, la felicità autentica si può  trovare solo nella nostra vita interiore, che il mondo esterno non può controllare né sottrarci. Il che coincide con un concetto che i giovani laureati hanno molto a cuore : la libertà.
Come diceva uno degli storici più famosi, Seneca, “una volta allontanato tutto ciò che agita o ci spaventa, quel che segue è una pace ininterrotta e una libertà duratura”. Spero che i nostri giovani trovino l’indipendenza di pensiero necessaria per realizzarla. (traduzione di Matteo Colombo)
Arianna Huffington – Donna di Repubblica – 3 maggio 2014

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