Una Costituzione
riscritta dai bidelli
L’Italicum vuole
sfacciatamente favorire i due maggiori partiti.
Il nuovo Senato è un
pasticcio senza capo né coda, destinato a produrre solo caos.
Questo accade quando le
riforme finiscono in mano ai dilettanti
Appena uno si azzarda a mettere in dubbio la bontà della
riforma elettorale “Italicum” o di quella del Senato, il premier e la sua
vestale Maria Elena Boschi arrotano le boccucce a cul di gallina: “Il patto del
Nazareno non si tocca”. Trattasi dell’accordo siglato da Renzi e Berlusconi
(attualmente detenuto ai servizi sociali) il 18 gennaio nella sede del Pd. Che,
complice la toponomastica, evoca un che di sacrale: roba da tavole della legge,
da arca dell’alleanza. Chiunque osi discostarsene-il presidente del senato
Piero Grasso, o i giuristi di Libertà e Giustizia, o il mite Vannino Chiti
trattato ormai come un brigatista rosso – viene subito bollato di
“rosicone”, “gufo”, “professorone”, e
nemico del “cambiamento”. Il fatto è che questo patto Ribbentrop-Moltotov
all’amatriciana tutti lo evocano, ma nessuno – a parte i due firmatari, più
Boschi e Verdini – lo conosce. Renzi ha appena annunciato la “total “disclosure”
sulle stragi di 40-50 anni fa, cioè la revoca del segreto di Stato, che però copre
al massimo fatti di 30 anni fa, escluse le stragi, dunque non esiste. Ma forse
farebbe cosa più utile a desegretare il Patto del Nazareno, così finalmente
sapremmo cosa c’è scritto e potremmo regolarci.
L’Italicum E’
Notoriamente una
boiata pazzesca che riproduce talora peggiora i vizi del Porcellum, già
bocciati dalla Consulta: liste bloccate con deputati nominati dai segretari di
partito e premio di maggioranza-monstre per chi arriva primo, con spaventose
soglie di sbarramento per escludere chi non s’intruppa. Però al momento si
comprende la logica brutalmente partitocratica e semplificatoria dei due
partiti – Pd e Forza Italia – che l’hanno partorito. La riforma del Senato,
invece, è una porcata di cui sfugge pure
la logica. E siccome persino Forza Italia se n’è resa conto, ed è sempre
più tentata di appoggiare il testo di Chiti (che piace anche ai 5 Stelle ), è
giocoforza chiederne conto agli unici genitori rimasti: Renzi e la Boschi.
Diamo pure per scontato ciò che non lo è affatto, e cioè che
il nuovo “Senato delle autonomie” non sia più elettivo, non voti più la fiducia
al governo e non possa esprimere che pareri consultivi sulle leggi votate dalla
Camera (a parte quelle costituzionali). E cerchiamo di dare un senso alla sua
nuova composizione: cioè alle modalità di accesso dei 148 senatori. I primi 21
li nomina il capo dello Stato (in aggiunta ai 5 senatori a vita): ma che senso
ha che il 15 per cento dei membri del Senato li nomini una sola persona? Altri
21 saranno i governatori delle 19 regioni e i 2 presidenti delle province
autonome di Trento e Bolzano. Altri 21 saranno sindaci dei capoluoghi di
regione e di provincia autonoma. Altri 40 verranno scelti fra i consiglieri
regionali: 2 per regione. E altrettanti fra i sindaci: 2 per regione.
Ma Perché Mai tutta questa brava gente – in parte
non eletta, in parte eletta per fare tutt’altro – dovrebbe approvare le leggi
costituzionali ed eleggere il capo dello Stato, i membri del Csm e della
Consulta? E, se tutti questi signori dovranno trascorrere metà della settimana
a Roma, non rischiano di essere dei senatori e degli amministratori locali a
mezzo servizio, svolgendo male l’un compito e l’altro? Siccome poi pochissimi
saranno residenti a Roma e tutti gli altri in trasferta, andranno rimborsati
per i viaggi e i pernottamenti nella Capitale, riducendo i già magri risparmi
(50-80 milioni all’anno) ricavati dall’abolizione del Senato elettivo e
retribuito. La Valle d’Aosta, poi, avrà tanti senatori quanti la Lombardia, che
ha 80 volte i suoi abitanti, e così il Molise con la Campania, 20 volte più
popolosa. Anche questa scemenza è scritta col sangue nel Patto del Nazareno, o
se ne può discutere?
Infine, last but not least, il Senato dura cinque anni, ma
nelle regioni e nei comuni si vota in ordine sparso, sicché ogni anno qualche
governatore e sindaco perde il posto. E Palazzo Madama diventa un albergo a ore
con le porte girevoli, dove si entra e si esce. E le maggioranze sono affidate
al caso. O al caos.
Cose che càpitano quando, a furia di disprezzare i
professori, la Costituzione la riscrivono i bidelli.
Marco Travaglio – L’Espresso – 8 maggio 2014 -
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