C’è l’egemonia tedesca
nel destino dell’Europa
Una unione effettiva
potrà avvenire solo sotto la guida della Germania. Ma per ora tutti, Berlino in
testa, la rifiutano
Ma che cosa vuole fare la Germania con il continente Europa
di cui è il paese più ricco, il più efficiente ma anche il più incerto e diviso
al proprio interno tra le più diverse e contrapposte opzioni?
Giorni fa avevo letto una recensione di Antonio Polito sul
“Corriere della Sera” sl libro di Angelo Bolaffi intitolato “Cuore tedesco”
(editore Donzelli) che mi aveva molto interessato. Poi ho letto il libro che
affronta la questione esaminandola attraverso le vicende di cent’anni di
storia, dalla guerra del 1914 fino ad oggi, anzi ancora da più lontano,
addirittura dalla “cannonata” di Valmy, la battaglia nella quale l’esercito popolare creato da
Danton, e comandato da Dumouriez e da Kellermann sconfisse l’armata prussiana
aprendo la strada a Napoleone.
E’ Una Storia Lunga due secoli della quale furono
protagonisti la Germania, la Francia, l’Inghilterra (allora si chiamava
soltanto così), e la Russia, costellata da quattro guerre le ultime due non
furono soltanto europee ma mondiali perché vi parteciparono anche gli Stati
Uniti, il Giappone, la Russia, la Turchia e l’Italia; ma la Germania ne fu
comunque la principale protagonista alternando vittorie sempre rimesse in causa
e sconfitte finali dalle quali è però sempre resuscitata più vitale di prima.
Angelo Bolaffi è un germanista molto esperto, ma il libro che
ha scritto, pur partendo da lontano, usa la storia per rispondere alla domanda
con la quale ho iniziato quest’articolo perché è quella domanda che oggi domina
l’interesse di tutti i popoli d nostro continente e del suo (nostro) futuro.
L’Europa potrà nascere come potenza continentale se la Germania vorrà assumere
il compito che le spetta e nei modi giusti per farne uno Stato democratico e
federale. Solo se questo obiettivo sarà realizzato gli europei saranno in grado
di partecipare alla società globale che ormai è configurata da entità
continentali. Altrimenti i paesi europei, Germania compresa, saranno
irrilevanti in politica come in economia e forse anche nella cultura:
diventeranno appendici di altre potenze e cesseranno di partecipare alla storia
dopo esserne stati protagonisti per molti secoli.
Bolaffi pone una data e un evento al centro del suo “Cuore
tedesco”: la caduta del muro di Berlino del 1989 e la riunificazione della
Germania che l’ultima guerra aveva diviso in due Stati, quello occidentale
radicato in Europa e quello orientale, satellite dell’Unione Sovietica.
L’autore ricorda che sia Mitterand, sia la Thacher, sia Andreotti, che allora
guidavano rispettivamente, Francia, Gran Bretagna e Italia erano contrari a
quella unificazione. Forse avevano ragione?
Forse Sì, risponde dubitativamente l’autore:
una Germania unificata ha infatti accresciuto il suo peso in Europa ma non ha
superato le sue incertezze sul da fare. Le intuizioni di Schuman sulla
Federazione europea e quelle coeve, anzi precedenti, di Altiero Spinelli
politicamente portate avanti da Adenauer, De Gasperi, Monnet, sono col passar
del tempo appassite invece di produrre i fiori e i frutti che gli europeisti si
aspettavano. L’opinione pubblica europea è rimasta ad uno stadio embrionale, le
cessioni di sovranità da parte degli Stati membri della Comunità e poi
dell’Unione europea si sono limitate alla creazione della moneta comune e della
Banca centrale incaricata di gestirne la liquidità. Qualche passo avanti
importante si sta realizzando sul piano dell’unione bancaria, ma siamo ancora
molto lontani dalla prospettiva di dar vita agli Stati Uniti d’Europa e questo obiettivo non può esser portato
avanti se la Germania non se ne assumerà il compito.
Su un punto non solo d’accordo con Bolaffi: attribuisce alla
caduta del muro di Berlino anche la nascita della società globale. Francamente
non mi pare che tra i due eventi ci sia un rapporto di causa-effetto. La
riunificazione tedesca è stata molto
importante per l’assetto europeo ma non ha avuto alcun peso sulla
crescita dei paesi emergenti che hanno tutti dimensioni continentali e in buona
parte deriva dalle nuove tecnologie.
Resta Comunque Aperto il problema Europa-Germania e qui
entrano in gioco anche la Francia e il Regno Unito. Su quest’ultimo non si può
contare , sarà sempre favorevole a partecipare a una Comunità di libero
scambio, ma molto difficilmente andrà oltre, la storia inglese si è sempre
mossa entro questo limite e semmai ha preferito la “partnership” con gli Usa.
La Francia no, e anch’essa è fondamentale come la Germania.
Se metterà da parte il tema della “grandeur” e sarà disponibile a cessioni
importanti di sovranità politica oltreché economica, sarà difficile che la
Germania possa tirarsi indietro.
Bisogna puntare soprattutto sui poteri del Parlamento
europeo, della Commissione della Ue e della Banca centrale; bisogna porre con
forza il tema dei debiti sovrani che debbono diventare debito comune
dell’Europa con facoltà di emettere titoli di sovranità europea. Questa è la
metodica per avviarsi verso lo Stato federale. Bisogna altresì scontare la
prospettiva dell’egemonia tedesca, almeno nella fase iniziale di questo
percorso. Un’egemonia che non sia la prevalenza di interessi nazionali, bensì
di valori. Se la Germania accetterà di assumersi la responsabilità europeista,
avrà il peso che le compete in un grande continente che esprime molti valori e
molti interessi ma deve essere unito nella prospettiva dell’interesse comune
superando quelli particolari delle singole nazioni. Questo è il futuro che i
popoli europei dovrebbero augurarsi, sperando che si sveglino dall’indifferenza
che ancora li pervade.
Eugenio Scalfari – L’Espresso – 15 maggio 2014
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