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giovedì 2 febbraio 2017

Lo Sapevate Che: La doppia vita del tabacco che all'inizio faceva bene poi mica tanto...



La preistoria del tabacco finisce nell’ottobre 1492 a Cuba, quando due luogotenenti di Cristoforo Colombo celebrano la scoperta del Nuovo mondo convinti di festeggiare lo sbarco in Cina. Secondo l’uso locale si mettono comodi e aspirano l’aroma di “una specie di erba”. Seguono oltre cinque secoli di fumo, che portano la Nicotiana tabacum a migrare dal continente d’origine verso il mondo intero: difficile trovare un’altra pianta coltivabile dalla Polonia allo Zimbawe, e difficile trovare un altro rito diffuso in Indonesia come in Lussemburgo. Fino a non molti anni fa il tabacco era popolare e universale come il pallone. Oggi prevalgono riserve e anatemi, e ci si chiede se il futuro della nicotina non le stia inesorabilmente alle spalle: “Dal 2005 al 2012 il consumo di sigarette nel mondo è cresciuto dell’8,2 per cento” precisa Carlo Sacchetto, economista, agronomo, tra i massimi esperti europei di coltivazione del tabacco. “Dal 2013 c’è stata una battuta d’arresto, ma si stanno facendo investimenti enormi per rilanciare la nicotina in modalità meno nocive per la salute”. Non sarebbe la prima, non sarà l’ultima ma metamorfosi: la sigaretta nasce in Spagna nell’800, ma a quel tempo il tabacco è già stato fiutato e fumato per secoli, segnando il destino di grandi imprese, stati sovrani e interi continenti. La pianta a foglia larga e aromatica è una delle commodity che hanno plasmato il nostro mondo, e resta tra i prodotti agricoli a più alta intensità di manodopera: “Per un ettaro di grano ci vogliono dieci ore di lavoro all’anno fa notare Carlo Sacchetto. “Per uno di tabacco si va da un minimo di 200 a un massimo di 2.500 ore per le varietà più pregiate”. Il tabacco è una delle ultime coltivazioni in grado si mantenere intere comunità. (..). Difficile dire se venne prima il piacere o la dipendenza. I primi europei che apprezzarono la pianta americana si resero presto conto che “non era in loro potere” liberarsene. La Chiesa riprovava tanta mollezza, ma nel nuovo mondo i preti fumavano tutti, spesso anche durante la messa. Non solo. Il tabacco era buono e soprattutto “salutare”. Ebbene sì, la storia europea del tabacco inizia con un paradossale consenso sulle sue proprietà terapeutiche. Se in America lo si usava per curare il mal di denti, in Olanda diventa “il mezzo migliore per scongiurare la peste”, in Spagna l’unguento che cura “qualsiasi ferita”, in Francia addirittura un potente farmaco anti-cancro, tanto che alla corte di Caterina de’ Medici – assicura Gately – si assumeva tabacco come oggi si consumano vitamine. Alla luce delle 700 mila morti annue stimate tra i fumatori della sola Ue, non proprio una scelta azzeccata. Nel 2015 nel mondo si sono prodotti 6.226 miliardi di sigarette, in aumento del 5 per cento rispetto a dieci anni fa, ma in leggero calo sull’ultimo biennio. Sono dati che ci riguardano, non solo perché lo Stato italiano incassa oltre 10 miliardi di euro all’anno solo di accise, ma anche perché il nostro Paese è il primo produttore europeo di tabacco. E’ dedicata al tabacco la prima colonia inglese nel nuovomondo, finiscono a coltivare Nicotiana tabacum i primi schiavi africani che sbarcano in Virgiia nel 1619, e sono coltivatori di tabacco praticamente tutti i firmatari della Dichiarazione d’Indipendenza di Filadelfia. Fu pensando agli enormi guadagni dei signori del tabacco che a Londra il caustico Samuel Johnson finì per chiedersi: “Come mai le grida più forti per la libertà si fanno sentire tra i negrieri?”. Difficile rispondere, ma da quel mix di grandi raccolti, pratiche-odiose e buoni propositi nacquero gli Stati Uniti d’America. Ma è una storia agli sgoccioli? Anni fa Warren Buffet, il mitico investitore di Omaha, diceva di amare il business delle sigarette perché “costano un penny, si vendono a n dollaro, provocano dipendenza e fidelizzano il cliente”.  Sembrava la quadratura del marketing, ma nel 2015 per la prima volta se ne sono vendute meno anche in Cina. Forse il tabacco tornerà presto a curare il mal di denti. A lungo, però, resterà l’eco di un vizio che ha attraversato mezzo millennio, cinque continenti e ogni tonalità dell’umana esperienza: in una leggenda congolese si paragona il fumo alla “carezza di una madre per il bambino malato”; in un resoconto della compagnia delle Indie occidentali più sobriamente si scrive: “Se non avessimo il tabacco sarebbe difficile fare qualsiasi commercio”.
Raffaele Oriani – Economie – Il Venerdì di Repubblica – 27 gennaio 2017 -

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