Autoradio estraibile
sulle nuove Alfa
E clacson bitonale, il
portachiavi scubidù e il cane che muove la testa.
Sono le geniali novità
imposte da Marchionne per fare concorrenza a Mercedes e Bmw. Senza dimenticare
i marchi staccati dalle Jeep e avvitati sulle Fiat….
L’alfa Romeo farà concorrenza a Bmw e Mercedes: lo ha
annunciato Sergio Marchionne a Trento davanti al presidente del Consiglio,
lasciando capire che nella nuova Italia di Matteo Renzi nessuna sfida è
impossibile. Prima di lui il chiosco “da Aldo al panino giusto” di Bergeggi
aveva annunciato che farà concorrenza a McDonald e Aldo Biscardi ha anticipato
che organizzerà alle Tremiti, con suo cognato, i prossimi Mondiali di Calcio.
Nuovi Modelli La notizia che siano in arrivo nuovi
modelli del gruppo Fiat ha fatto il giro del mondo in pochi secondi: è dai
tempi della Nuova Cinquecento, che fu collaudata da Cesare Pavese e Omar
Sivori, che a Torino non si progettano più automobili. Quanto all’Alfa Romeo
nessuno pensava che fosse ancora aperta: l’ultimo documento ufficiale
riguardante l’attività del glorioso marchio è una raccomandata a Tazio Florio.
Per quali ragioni e con quali armi, dunque, Marchionne rilancia pubblicamente
la sfida alle automobili tedesche? Le ipotesi sul campo sono tre. La prima è
che avesse bevuto. La seconda che Fca abbia deciso, con l’assunzione di altri
dieci operai, di rinforzare il reparto “restyling”, l’unico rimasto aperto, nel
quale personale altamente specializzato, munito di cacciavite di ultima generazione,
svita dalle macchine il marchio Jeep e avvita, a seconda delle indicazioni
dell’ufficio marketing, il marchio Fiat o Alfa Romeo. La terza è che uno dei
giovani Agnelli, sfogliando vecchi album di fotografie, abbia scoperto che un
tempo le aziende di famiglia producevano automobili, ne sia rimasto molto
colpito e abbia chiesto a Marchionne se non sia possibile riprendere, prima o
poi, quella affascinante attività industriale.
Indiscrezioni Sarà l’italianità – lo ha detto
Marchionne – l’arma vincente delle nuove Alfa. Si stanno dotando i sedili di
nuovi raffinati tessuti, il cassettino del cruscotto sarà rifornito dei
prodotti di Eataly (dalla marmellata di pere anfibie della Val Bussa
all’origami di foglie di granoturco monferrino alla carpa sotto spirito del
lago di Como), il volante in radica sarà scolpito ad personam dagli
intagliatori della Val Gardena, il clacson, nella tradizione Alfa, sarà
bitonale per spaventare i passanti. Scelta molto vintage, l’autoradio
estraibile da portare sottobraccio in ufficio, malgrado i ladri del settore
siano tutti morti o in pensione: sarà un omaggio agli anni ruggenti della casa
del Portello. Su richiesta, anche il cane che dondola la testa e il portachiavi
di scubidù. Unico problema ancora da risolvere: su quali automobili montare
tutti questi formidabili accessori? La Giulietta, ormai prodotta in almeno
venti serie differenti, ha segnato in profondità il costume italiano, ma ormai
ha fatto il suo tempo: la prima Giulietta è quella che rischia di investire
Anna Magnani in “Roma città aperta”, l’ultimo modello viene ripescato nel
Tevere in una scena tagliata della “Grande Bellezza”. “Dovremo pensare a una
nuova Alfa – taglia corto Marchionne – ma in un’economia globalizzata i tempi e
i modi non possiamo deciderli da soli”. Non si sa cosa significhi esattamente,
ma secondo gli esperti è comunque un segno di vitalità per l’industria
italiana.
Alitalia Il management di Alitalia si è posto
una domanda: come evitare che l’ingresso degli emiri snaturi l’italianità della
nostra compagnia di bandiera? Un sospiro di sollievo è venuto da un test
internazionale dal quale risulta che, grazie alla globalizzazione, nessun
passeggero al mondo, se gli nascondete la carta di imbarco, è in grado di dire
con quale compagnia sta volando in quel momento. Dalla hostess che bofonchia al
microfono in un inglese incomprensibile alla rivista di bordo con l’intervista
a Carlo Cracco, al caffè di qualità ripugnante, al panino di gommapiuma con
cetriolo vetrificato e formaggio di sintesi, ogni aereo di ogni compagnia di
ogni luogo del mondo è identico a tutti gli altri.
Michele Serra – L’Espresso – 12 giugno 2014 -
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