Etichette

lunedì 30 giugno 2014

Lo Sapevate Che: Avviso ai Naviganti...



 L’Europa può fare a meno di Londra

Il vero nemico dell’Unione è il governo britannico. Che rallenta il cammino di tutti agitando la minaccia di un referendum contro Bruxelles.
Sarebbe ora di non subire più questo ricatto

Concentrato sulle polemiche contro la linea del rigore finanziario imposta dalla Germania, il dibattito europeo sta perdendo di vista che la più seria barriera al processo di unione continentale non è posta da Berlino ma da Londra. E non nasce certo dal pur clamoroso successo elettorale dell’Ukip, il partito indipendentista che ha almeno il merito di perseguire esplicitamente e senza infingimenti il proposito di portare il Regno Unito fuori dall’Ue. No, il vero e più solido ostacolo sul cammino dell’integrazione europea consiste nella politica seguita dai pur diversi inquilini che gli elettori britannici hanno insediato in questi decenni al fatidico numero 10 di Downing Street.
Dall’era di Margaret Thatcher fino a quella di Tony Blair per giungere all’attuale premierato di David Cameron, c’è una continuità d’azione della politica di oltre Manica verso l’Europa che continua ad ispirarsi all’evidente obiettivo di frenare, troncare, sopire ogni tentativo di avanzare sul terreno di una federazione continentale. Navigatori esperti, gli inglesi si sono rivelati maestri nel praticare verso l'Europa una regola ben nota a chi va per mare: è sempre la nave più lenta a determinare la velocità di marcia dell’intero convoglio. Non c’è passaggio importante nella costruzione europea che non abbia dovuto fare i conti con le resistenze e le contestazioni del governo di Sua Maestà pronto a bloccare o a ferocemente condizionare scelte mirate a costruire istituzioni che potessero somigliare a un embrione di potere sovranazionale.
Con Il Gabinetto Cameron questa strategia sta raggiungendo un nuovo picco estremo che, tuttavia, potrebbe rivelarsi anche terminale. Lo scorso anno il premier inglese ha ottenuto di far ridurre in modo consistente gli esborsi del bilancio dell’Unione ma prevalentemente a carico degli altri paesi dato che il suo continua ad essere l’unico, almeno fra i più grandi, che riceve da Bruxelles più soldi di quanti versi alle casse comunitarie. Ora si è impegnato in una crociata contro la nomina alla presidenza della Commissione di Jean-Claude Junker perché non vuole consentire che una simile scelta si ispiri all’indicazione uscita dalle urne europee limitando di conseguenza il potere decisionale del Consiglio dei capi nazionali. L’arma che ogni volta Londra mette sul tavolo a sostegno delle proprie posizioni è sempre quella: o ci accontentate o noi facciamo un bel referendum sull’uscita dall’Unione.
Non si tratta sempre di un ricatto pretestuoso: in effetti, come mostra il recente successo elettorale dell’Ukip, nelle isole britanniche l’eurofobia è diffusa. Subdolo è, però, il modo in cui il premier inglese usa quest’arma. Per rendere più cogente la sua minaccia verso Bruxelles, Cameron ha escogitato di fissare una scadenza per il troppe volte minacciato referendum popolare. Ma astutamente prendendosela comoda: se ne parlerà entro il 2017. Nel frattempo ha notificato a Bruxelles nuove pesanti richieste di deroga agli obblighi comunitari che se accolte – ha fatto capire potrebbero aiutare un esito favorevole all’Europa nelle urne referendarie.
C’è Da Chiedersi, a questo punto, che senso abbia per gli altri paesi dell’Unione stare a questo gioco di Londra accettando di avere in casa un socio che, protetto da una sorta di statuto specialissimo, continua però a condizionare con arroganza le scelte altrui. Chi ha davvero a cuore le sorti della costruzione europea non ha nessuna ragione di temere l’arma referendaria di Cameron. Anzi, dovrebbe spingerlo ad anticiparne i tempi. Perché, nel caso gli inglesi decidano di andarsene, la strada federalista risulterebbe più larga e i conti del bilancio Ue migliori. Mentre, in caso di voto favorevole all’Unione, gli inquilini di Downing Street finalmente non avrebbero più la loro tradizionale arma di ricatto da brandire. Ma c’è oggi un leader europeo deciso a smascherare l’ambiguo “bluff” di Londra? A Matteo Renzi si apre un’opportunità straordinaria di imprimere una svolta sul cammino dell’Unione.
Massimo Riva – L’Espresso – 26 giugno 2014 –

Nessun commento:

Posta un commento