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martedì 24 giugno 2014

Lo Sapevate Che: Qui ci vorrebbe una Leopolda Blu ....




In crisi di leader e di idee l’universo berlusconiano dovrebbe avere il coraggio di affrontare la sfida dell’innovazione

Cercasi leader disperatamente.
Ma in realtà cercasi partito, cercasi idee. Cercasi tutto. La forza di Matteo Renzi rende ancor più evidente, oggi, ciò che in realtà è chiaro orami da tempo: il centrodestra è privo di un’offerta politica efficace. Congelato in una sua parte nella ridotta personale di Berlusconi e frastagliato per il resto in piccole formazioni funzionali per lo più a far sopravvivere leaderini e pezzettini di ceto politico, il centrodestra appare come un pugile suonato e nelle sue micro-espressioni oscilla tra selfie con Marine Le Pen e stampelle a Renzi, con il partito più grosso – ma immobile nella sua inutile agitazione – preoccupato solo di mantenersi in via e dimentico di cosa significhi fare opposizione e con la sua rediviva componente nordista che grazie al proprio furbo e giovane leader ha ritrovato un po’ di respiro cavalcando e montando un populismo antieuro identitario e flirtando, anche lui, con la destra estrema d’oltralpe.
E Così, Dopo Il Disastro delle elezioni europee, è stata lanciata dalla rivista “Formiche” l’idea di un nuovo momento costituente, la Leopolda Blu, e nelle ultime settimane si sono susseguiti interventi di speranzosi, scettici, propositivi. Dunque? Partiamo dal leader. I leader non si costruiscono a tavolino. I leader emergono per forza propria. Possono essere degli outsider e costruire loro stessi una nuova forza, oppure farsi strada dentro ad un contesto organizzato, un partito, sfruttando le regole esistenti, forzandole, sfidando i detentori del potere. I leader arrivano, le situazioni di crisi aprono loro finestre di opportunità, ma nulla garantisce che quelle finestre saranno attraversate da qualcuno. Un qualcuno ambizioso e determinato, che abbia una visione, la capacità di comunicarla e di creare un’identificazione con una parte dell’opinione pubblica; qualcuno che sappia mostrare una direzione e convincere più o meno la metà degli elettori della sensatezza dei suoi obiettivi. L’unica cosa che si può fare per favorire questo arrivo, per aprire la strada a una nuova leadership, condizione non sufficiente, ma necessaria, della politica contemporanea, quando il punto di partenza è il deserto, è depositare l’humus adatto, organizzare il contesto che possa divenire palestra, luogo di crescita e competizione.
Per Questo La Parola “Leopolda” non convince per il centrodestra, perché quella è stata un’esperienza prodotta da un aspirante leader per costruire il proprio percorso dentro a un partito in crisi. Nel centrodestra il leader del futuro non è ancora apparso e nemmeno esiste il luogo ove lanciare la propria sfida. Ma “sfida” rimane la parola chiave e questo è forse l’elemento evocato dall’esperienza della Leopolda valido anche per chi vuole ricostruire la destra italiana. Ma come?
L’idea di primarie comuni tra le varie componenti non convince. Da una competizione tra populisti nordisti o sudisti, pasdaran di un capo carismatico che fu, raccoglitori di consenso secondo le vecchie logiche democristiane, governativi a prescindere con nostalgie clericali fuori tempo, non si capisce cosa di buono potrebbe uscire. E comunque è noto che Silvio Berlusconi non ha nessuna intenzione di togliere volontariamente la propria ipoteca dalla destra italiana e anche se a qualche sorta di consultazione diretta si dovesse arrivare, questa sarebbe viziata dalla sua volontà di rimanere, anche per interposta persona, il dominus.
La Sida, Perciò, può essere pensata solo come una sfida ai partiti e ai partitini personali o oligarchici che ingombrano il centrodestra rendendolo impraticabile, con le loro pratiche di conservazione di micro o macro potere e le loro varie idee che nulla hanno a che fare con un’ispirazione liberale e repubblicana. Con questo ceto politico la destra italiana, una destra liberale e aperta, non una destra ammuffita e incline a cavalcare le paure piuttosto che a tramutarle in speranze, non nascerà mai.
Esiste, nel mondo non-di-sinistra, un universo di gruppi iniziative, associazioni che raccolgono tanti giovani ( e non solo) e le loro speranze. Forse la sfida può partire solo da lì, una sfida radicale e fatta di parole di verità, senza compromessi con un ceto politico fallimentare. Che si coordino, si facciano palestra, abbandonino le logiche dei tanti movimenti politici giovanili che vivono soprattutto di organigrammi e giochi di potere. Da questo, forse, potrà emergere una nuova leadership e una nuova classe dirigente. Non un’inutile Leopolda oggi, ma una speranza domani.
Sofia Ventura – L’Espresso – 19 giugno 2014 –

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