Perché Gesù è il mito
universale
Per i credenti è il
figlio di Dio incarnato.
Per gli atei non è
esistito.
Per me è un personaggio
straordinario eterno e moderno capace di parlare a tutti gli uomini
Si parla e si scrive molto in tutto il mondo di argon’menti
religiosi. Non accadeva da tempo. Certo non sono mai mancate le cronache, i
viaggi dei Papi (specie quelli di papa Wojtyla), il Concilio, il Giubileo, ma
si trattava di istituzioni religiose e delle personalità di quelli che la rappresentavano.
Si parlava anche e molto della politica vaticana, in Italia soprattutto.
Adesso è diverso e la diversità è cominciata con l’avvento al
soglio di Pietro del papa Francesco. Di lui si scrive moltissimo e moltissimo
si parla e si scrive di Gesù, di Francesco d’Assisi, di Ignazio di Loyola e
delle somiglianze tra le tre grandi religioni monoteiste. In un mondo da tempo
laicizzato la religione come sentimento e come storia ha di nuovo assunto un
interesse dominante che aveva perduto da almeno due secoli e forse più.
In questo nuovo contesto culturale è uscito da pochi giorni
un libro di Maurizio Bettini (edizione del Mulino) con un titolo controvento:
“Elogio dell politeismo”. Bettini è uno studioso e un docente, insegna
Antropologia del mondo antico all’Università di Siena e collabora al nostro
giornale. Ho definito il titolo del suo libro “controvento”; finora infatti il
risvegliato interesse per la religione è stato concentrato sul cristianesimo e
sulle figure che nei secoli hanno caratterizzato quella religione, a partire
dagli apostoli Pietro e Giovanni, Paolo, Agostino, Gregorio VII, Francesco
d’Assisi, Duns Scoto, Lutero, Calvino, Giansenio, Spinoza. Il politeismo non
era stato quasi mai tirato in ballo. Bettini lo fa e addirittura si schiera in
suo favore in 106 pagine, sostenendo una tesi, fornendo una dimostrazione e
descrivendo il quadro mentale entro il quale il suo elogio va collocato.
Quel Quadro Viene
Descritto
nell’introduzione con due preziose citazioni che meritano d’esser qui trascinate.
Una è di Goehe e dice: “In quanto artista mi sento politeista, in quanto
scienziato mi sento panteista e in quanto persona morale mi sento cristiano”.
L’altra è di Hegel: “ Monoteismo della ragione e del cuore, politeismo
dell’immaginazione e dell’arte: di questo abbiamo bisogno. Dobbiamo avere una
nuova mitologia al servizio delle idee. Se non rendiamo estetiche le idee, vale
a dire mitologiche, esse non avranno alcun interesse di converso se la
mitologia non è razionale il filosofo deve averne vergogna”.
Conoscevo il brano di Goethe contenuto in una sua lettera a
Max Jacobi, ma non conoscevo quello di
Hegel che Bettini ha trovato nel “Programma dell’idealismo tedesco” che sta tra
le carte di quel filosofo.
Una nuova mitologia, al tempo stesso estetica e razionale:
personalmente sono da tempo affascinato da questo tema al quale ho dedicato
alcuni miei libri. In particolare “L’uomo che non credeva in Dio”, “Scuote
l’anima mia Eros” e l’ultimo, intitolato: “L’amore, la sfida, il destino”.
Eros è al centro di quella nuova mitologia evocata da Goethe
e da Hegel e con lui Atena, Dioniso, Apollo, Ermes, Afrodite. Ma non soltanto
queste divinità al tempo stesso olimpiche e mitologiche. Anche il Brahma se fa
parte, e Mosè, e Buddha. Ne fa parte anche
Gesù di Nazareth e su quest’ultimo nome vorrei soffermarmi come ho già fatto
nei libri sopra citati.
Gesù Per I Credenti è il figlio di Dio che si è
incarnato assumendo su di sé le debolezze degli uomini, le loro gioie, i loro
peccati, il loro dolore e insieme la fatica del vivere e la paura della morte.
Per i non credenti è un personaggio storicamente inesistente,
inventato da una setta ebraica guidata da persone assai creative e capaci di
dar vita ad una religione che dopo duemila anni di storia conta ormai tra le sue
varie comunità, poco meno di due miliardi di fedeli.
Per me che non credo in nessun tipo di divinità
personalizzata e personalizzabile, Gesù è un personaggio mitologico e come tale
eterno e moderno. Eros è il signore dei desideri, Afrodite del piacere, Ermes è
il messaggero del futuro, Atena personifica l’intelligenza e la “polis”,
Dionisio le metamorfosi, Apollo la forma che emerge nitida dal caos primigenio,
Buddha la saggezza.
Gesù di Nazareth è il mito dell’amore per gli altri, la
“caritas”, l’identificazione con i poveri, con gli esclusi, con i diversi,
insomma con l’umanità intera. Figlio di Dio perché è lui ad averlo inventato e
quindi creato. Gesù incarna una specie che è la sola a poter pensare se stessa
e a creare Dio con la sua sconfinata immaginazione. Noi pensiamo Dio e Gesù è
il genio mitico che rappresenta la specie. Di tutte le altre figure mitologiche
è quella che tutte le riassume e le contiene perché tutte le figure mitologiche
altro non sono che figurazioni parziali della specie e Gesù che la specie
personifica contiene dunque dentro di sé tutti gli altri miti.
Questo penso ed in questo credo.
Eugenio Scalfari – L’Espresso – 12 giugno 2014
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