La lezione delle
tangenti: in politica non vinci
Se non sei un po’
ricattabile
Ho conosciuto l’ingegner
Mazzacurati anni fa, dopo un articolo su
Venezia nel quale avevo
parlato della polemica sul Mose, illustrando
le ragioni pro e
contro, perché in verità la questione era controversa. Dipende
da quanto uno crede alle previsioni degli scienziati sul
riscaldamento globale e l’innalzamento del livello dei mari, che variano di
anno in anno e da un istituto di ricerca all’altro. La più sensata (e
affidabile) allora mi parve quella di Massimo Cacciari: “Se il mare si alza di
60 non serve perché allora ci vuole una diga ferma. Insomma, stiamo buttando in
mare la bellezza di cinque miliardi quando ne basterebbe uno per sistemare la
città in maniera splendida”.
Oggi i miliardi sono diventati sei o sette, oltre le
mazzette. L’ingegner Mazzacurati, padre del regista Carlo, che conoscevo come
bella persona, si precipitò a casa mia, per spiegarmi quando fosse folle,
irresponsabile e anti scientifico contestare l’utilità dell’opera. Il governo
Prodi, su parere dell’allora ministro delle infrastrutture Antonio di Pietro,
aveva in ogni caso deciso di approvare il Mose. Ora si viene a sapere dalle
carte dei magistrati che il galantuomo Mazzacurati gestiva una cupola di
corruzione che distribuiva non tangenti, ma veri e propri stipendi in nero a
governatori, sindaci, funzionari di Stato, forse ministri. Una cupola, parte di
un sistema superiore e nazionale, che governa le scelte dei governi,
distribuisce i ministeri, decide le opere pubbliche da fare e impone a suon di
tangenti i suoi uomini in ogni angolo del Paese. Le elezioni, il voto, la
democrazia sono soltanto business. “Brunetta ha un vantaggio di un milione,
devi chiedere i soldi a Mazzacurati” ordinano i dirigenti di partito
all’”indipendente” candidato sindaco di Venezia, l’esimio professor Orsoni.
E quello accetta, pur di vincere. Perché, se non sei complice
e ricattabile, in politica non entri e comunque non vinci. Se concorri per una
carica pubblica che ti darà uno stipendio di 5, 6, 10 mila euro e devi spendere
un milione per arrivarvi, qualcuno i soldi deve tirarli fuori. E quando te li
consegna in contanti, in una busta, hai già capito come dovrai sdebitarti. Il
sistema è così forte che i singoli, i galantuomini alla Orsoni, non possono che
star fuori oppure dentro fino in fondo. I cittadini potrebbero accorgersene. I
soldi si vedono. Non esiste altro Paese dove un sindaco spende un milione in
campagna elettorale o dove un semplice presidente di Regione può permettersi di
viaggiare sullo yacht di villa in villa. Ma tutti preferiscono seguire lo
spettacolo in tv, la sera.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 20 giugno 2014
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