Stavolta l’Europa
ha scoperto un alieno
Il Pd di Renzi è oggi
il più forte dei partiti di sinistra. E ha avuto il successo perché il suo
leader è stato percepito come estraneo alle vecchie famiglie politiche del
continente. Se vuole dettare la nuova agenda, però, deve riuscire a pensare in
grande
Quale significato assume e quale contraccolpo produrrà nello
“spirito d’Europa” il voto del 25 maggio? Siamo così lontani ormai da quell’età
prometeica in cui pensavamo di possedere le chiavi buone per precedere e
progettare il nostro futuro, che la stessa domanda non può che suonare ironica.
Tuttavia, è doveroso cercare di interpretare gli eventi “sull’onda lunga”. Lo
sforzo, per certi aspetti davvero eroico, di costruire un’unità tra gli Stati europei
ha rappresentato nel dopoguerra l’unica strada per far sopravvivere l’Europa al
proprio stesso suicidio. Salto mortale, certo, e però, proprio per questo,
espressione di una volontà politica straordinaria. L’unità economica e
monetaria, e dunque la difesa di un ruolo essenziale nel mondo globale del
commercio e della finanza, venne con realismo concepito come la condizione
imprescindibile affinché lo spazio e lo “spirito” europei potessero ridiventare
anche potenza politica. Questa
prospettiva si è allontanata sine die?
Quali soggetti potrebbero ancora credervi e sostenerla? Le due grandi
“famiglie” politiche che l’avevano concepita, socialdemocratici e
conservatori-popolari, escono dal 25 maggio sconfitte non per cause interne,
occasionali (come si illude qualche anima consolatrice), ma da un fronte sempre
più ampio (e perciò ancora più pericoloso, perché composito, difficilmente
contrastabile in “battaglie campali”) di movimenti che si oppongono tout-court al disegno originario dei padri
nobili di quelle “famiglie”.
Questo Esito Viene Da
Lontano. Ha cause
geo-politiche e economiche oggettive, ma è certamente dovuto anche alle
“miserie” degli eredi di quei padri. Un’Europa sempre più solo atlantica e
liberista (non liberale e tantomeno “popolare”) per gli eredi dei De Gasperi e
Adenauer – un ‘Europa sempre più disperatamente aggrappata a ricette
vetero-Keynesiane, incuranti della “crisi fiscale dello Stato”. Per i senili
epigoni dei Brandt. Per governare ancora i nostri ex-duellanti sono così
costretti a un gioco di compromessi, che, da occasionale, diventa, sotto
l’attacco dei “nuovi barbari”, fisiologico. E lo stato di necessità costituisce
la condizione migliore per lo stallo dell’iniziativa politica, per un’ulteriore
spinta al conservatorismo burocratico-centralistico di Bruxelles. La
competizione serve in politica più che ne “libero mercato”.
E’ Immaginabile La
Costruzione
dell’unità politica europea (condizione necessaria, non sufficiente, perché
l?Europa abbia voce nel mondo globale futuro) se le grandi tradizioni di questo
continente non sapranno affrontare alla radice le ragioni della loro crisi e si
bloccheranno in un consociativismo auto-conservatore? Ma l’anima consolatrice
di cui sopra ci narra: è vero che il Labour in Gran Bretagna è il terzo partito
e che i socialisti francesi sono a pezzi, ma “in compenso” la speranza viene
dall’italicum Renzi. L’argomento va
preso “tremendamente” sul serio. Ora, è evidente a qualsiasi persona dotata di
senno che Renzi ha raggiunto il 40 per cento, in totale contro-tendenza
rispetto a qualsiasi forza di centro-sinistra o centro-destra, proprio perché
non era “vissuto” affatto come appartenente a uno o all’altro di questi
schieramenti. Qualsiasi “legittimo” esponente delle diverse tradizioni del
centro-sinistra italiano non avrebbe mai superato i risultato raggiunti dal Pd
di Veltroni. Non c’entra affatto soltanto il carisma del personaggio. C’entra
la sua collocazione culturale-antropologica in uno spazio “alieno” rispetto
alla storia di tutti coloro che hanno fin qui guidato la “costituzione”
europea. Socialdemocratici e popolari dovrebbero dunque interrogarsi: è Renzi
la strada da seguire? E Renzi dovrebbe chiedersi: oltre alla mia immagine di
ragazzo innocente rispetto alla drammatica storia delle socialdemocrazie, quale
nuova “grande politica” europea intendo proporre loro? Non basterà dare una
mano a Draghi…Come caratterizzare la mia presenza politica in Europa? Dove
hanno clamorosamente fallito i miei predecessori? Costruzione dell’Europa delle
nazioni, non degli staterelli. E centralità del Mediterraneo. Quale ruolo
politico avrebbe già ora l’Europa se fosse stata, come poteva esserlo,
protagonista nelle rivoluzioni dell’”altra sponda”? Idee romane. Potrei magari citare, per una volta a proposito, anche il
mio predecessore La Pira…Forza sindaco d’Italia!
Massimo Cacciari – L’Espresso – 19 giugno 2014
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