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sabato 21 giugno 2014

Lo Sapevate che: Parole nel vuoto...




Stavolta l’Europa
ha scoperto un alieno

Il Pd di Renzi è oggi il più forte dei partiti di sinistra. E ha avuto il successo perché il suo leader è stato percepito come estraneo alle vecchie famiglie politiche del continente. Se vuole dettare la nuova agenda, però, deve riuscire a pensare in grande

Quale significato assume e quale contraccolpo produrrà nello “spirito d’Europa” il voto del 25 maggio? Siamo così lontani ormai da quell’età prometeica in cui pensavamo di possedere le chiavi buone per precedere e progettare il nostro futuro, che la stessa domanda non può che suonare ironica. Tuttavia, è doveroso cercare di interpretare gli eventi “sull’onda lunga”. Lo sforzo, per certi aspetti davvero eroico, di costruire un’unità tra gli Stati europei ha rappresentato nel dopoguerra l’unica strada per far sopravvivere l’Europa al proprio stesso suicidio. Salto mortale, certo, e però, proprio per questo, espressione di una volontà politica straordinaria. L’unità economica e monetaria, e dunque la difesa di un ruolo essenziale nel mondo globale del commercio e della finanza, venne con realismo concepito come la condizione imprescindibile affinché lo spazio e lo “spirito” europei potessero ridiventare anche potenza politica. Questa prospettiva si è allontanata sine die? Quali soggetti potrebbero ancora credervi e sostenerla? Le due grandi “famiglie” politiche che l’avevano concepita, socialdemocratici e conservatori-popolari, escono dal 25 maggio sconfitte non per cause interne, occasionali (come si illude qualche anima consolatrice), ma da un fronte sempre più ampio (e perciò ancora più pericoloso, perché composito, difficilmente contrastabile in “battaglie campali”) di movimenti che si oppongono tout-court al disegno originario dei padri nobili di quelle “famiglie”.
Questo Esito Viene Da Lontano. Ha cause geo-politiche e economiche oggettive, ma è certamente dovuto anche alle “miserie” degli eredi di quei padri. Un’Europa sempre più solo atlantica e liberista (non liberale e tantomeno “popolare”) per gli eredi dei De Gasperi e Adenauer – un ‘Europa sempre più disperatamente aggrappata a ricette vetero-Keynesiane, incuranti della “crisi fiscale dello Stato”. Per i senili epigoni dei Brandt. Per governare ancora i nostri ex-duellanti sono così costretti a un gioco di compromessi, che, da occasionale, diventa, sotto l’attacco dei “nuovi barbari”, fisiologico. E lo stato di necessità costituisce la condizione migliore per lo stallo dell’iniziativa politica, per un’ulteriore spinta al conservatorismo burocratico-centralistico di Bruxelles. La competizione serve in politica più che ne “libero mercato”.
E’ Immaginabile La Costruzione dell’unità politica europea (condizione necessaria, non sufficiente, perché l?Europa abbia voce nel mondo globale futuro) se le grandi tradizioni di questo continente non sapranno affrontare alla radice le ragioni della loro crisi e si bloccheranno in un consociativismo auto-conservatore? Ma l’anima consolatrice di cui sopra ci narra: è vero che il Labour in Gran Bretagna è il terzo partito e che i socialisti francesi sono a pezzi, ma “in compenso” la speranza viene dall’italicum Renzi. L’argomento va preso “tremendamente” sul serio. Ora, è evidente a qualsiasi persona dotata di senno che Renzi ha raggiunto il 40 per cento, in totale contro-tendenza rispetto a qualsiasi forza di centro-sinistra o centro-destra, proprio perché non era “vissuto” affatto come appartenente a uno o all’altro di questi schieramenti. Qualsiasi “legittimo” esponente delle diverse tradizioni del centro-sinistra italiano non avrebbe mai superato i risultato raggiunti dal Pd di Veltroni. Non c’entra affatto soltanto il carisma del personaggio. C’entra la sua collocazione culturale-antropologica in uno spazio “alieno” rispetto alla storia di tutti coloro che hanno fin qui guidato la “costituzione” europea. Socialdemocratici e popolari dovrebbero dunque interrogarsi: è Renzi la strada da seguire? E Renzi dovrebbe chiedersi: oltre alla mia immagine di ragazzo innocente rispetto alla drammatica storia delle socialdemocrazie, quale nuova “grande politica” europea intendo proporre loro? Non basterà dare una mano a Draghi…Come caratterizzare la mia presenza politica in Europa? Dove hanno clamorosamente fallito i miei predecessori? Costruzione dell’Europa delle nazioni, non degli staterelli. E centralità del Mediterraneo. Quale ruolo politico avrebbe già ora l’Europa se fosse stata, come poteva esserlo, protagonista nelle rivoluzioni dell’”altra sponda”? Idee romane. Potrei magari citare, per una volta a proposito, anche il mio predecessore La Pira…Forza sindaco d’Italia!
Massimo Cacciari – L’Espresso – 19 giugno 2014

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