Etichette

martedì 24 giugno 2014

Lo Sapevate Che: Dottor House? ...No grazie. Meglio Cure Made in Italy




Di fronte al medico Usa, ti senti come uno che compra un’auto.
Finisci per uscire con degli optional che non sapevi neppure che esistessero

Dottore – spiega il paziente al medico – se schiaccio qui mi fa male. E allora lei non schiacci li, risponde il medico. E’ una vecchissima battutina, citata giusto per strappare un mezzo sorriso prima di entrare in un argomento che ridere non fa, ed è il rapporto fra paziente e dottore negli Stati Uniti.
Da cliente bicontinentale quale  sono, soggetto alle cure tanto di medici americani quanto di medici italiani, dopo decenni di pediatri, generalisti, radiologi, urologi, dermatologi, cardiologi, ginecologi, ostetrici (questi ultimi due per moglie e figlia, tanto per chiarire) eccetera, ho raggiunto una convinzione: se non ci sono urgenze, preferisco sempre gli italiani agli americani.
Sbarazziamo subito il campo dalla tragica e vera casistica della cosiddetta “malasanità”, dalle immagini vergognose di pazienti parcheggiati nei corridoi in attesa di letti che non arriveranno mai. E ricordiamo che, per quanto orribile sia la sanità in alcuni ospedali e zone d’Italia, anche la più scadente medicina pubblica è meglio di nessuna medicina. Parlo invece del momento nel quale il paziente arriva finalmente davanti al medico per esplorgli i propri guai. E’ qui che la superiorità degli italiani sugli americani si manifesta. Esclusi i maleducati, i cani, i frettolosi in camice bianco che esistono in ogni luogo e tempo, di fronte a un medico italiano mi sento ancora un essere umano e non un cliente o un caso clinico. Una persona che ha bisogno, prima di subire una batteria di test ed esami, di qualche conforto.
Di fronte al medico americano, la preoccupante sensazione è la stessa che si prova andando a comperare un’auto. Si entra dal concessionario decisi ad acquistare il modello base e si esce con rivestimenti in pelle (la nostra?, stereo da concerto allo stadio, cruscotto da cabina di pilotaggio di un bombardiere, bottoniere la cui funzione e utilità sono destinate a restare misteriose fino alla vendita dell’auto stessa, visto che nessuno, nella storia dell’umanità, ha mai letto le 800 pagine del manuale completo.
E quello che provo davanti all’american doctor, che i telefilm alla Dottor House idealizzano, dai lontani tempi del Dottor Kildare, il progenitore del genere. Si chiama, spiegano i medici americani, “medicina difensiva”. La devono praticare, coprendo il cliente-paziente di ogni esame immaginabile, per difendersi dall’accusa di essere stati superficiali od ottimisti, di avere sbagliato quella diagnosi che avrebbe potuto salvare la vita e per rispondere all’assicurazione che li tartassa. Sull’altare di questo mostruoso complesso medical-industriale-assicurativo, ormai molto più grande della famigerata lobby militar-industriale, gli Usa sacrificano quasi 3mila miliardi di dollari all’anno, con la spesa pro capite più alta del mondo, 8mila dollari, 6mila euro. Le spese sanitarie sono, con i divorzi, la prima causa di bancarotta privata.
Dunque, si ragiona, se l’America spende in sani più dell’intero Pil italiano, i risultati saranno proporzionati. E invece non lo sono. Con tutti i disastri del nostro Servizio Sanitario scalcagnato la prova finale, la “prova del budino” (che è nel mangiarlo) è a nostro favore. Anno dopo anno, l’attesa di vita alla nascita degli italiani cresce, per le donne a 85 anni e per gli uomini a 81, ottavo posto al mondo, mentre quella americana arranca al 35esimo posto. Con la più alta spesa sanitaria nel mondo, gli americani si comperano 4 anni di vita in meno di noi. Né la sopravvivenza e malattie gravi è più lunga.
Ci sono, naturalmente, molte altre cause. Ma per ora, e fino a quando durerà, il confronto con un medico italiano mi terrorizza meno di quello con un suo collega americano che per stare nel sicuro snocciolerà tutte le possibili cause di quell’insistente dolore al ditone del piede, ipotizzando patologie fatali spesso con il nome e il cognome di chi le ha scoperte, che non è mai un buon segno.
Anche noi italiani, come tutto il mondo, stiamo incamminandoci lungo quella strada, quella della medicina difensiva, per il medico di famiglia che usciva dalla visita al capezzale del parente anziano stringendosi nelle spalle. Come va? “Tiro avanti”, rispondeva.
Come facciamo tutti.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 21 giugno 2014

Nessun commento:

Posta un commento