Da rubare per il
partito a buttarsi in politica
Per poter rubare meglio
Per capire come
combattere la nuova corruzione segnalata dagli scandali
dell’Expo e del Mose di
Venezia bisogna intanto capire che è nuova.
Diversa dalla
Tangentopoli di vent’anni fa. Peggiore. Allora si rubava
(non solo, ma soprattutto) per il partito, per far politica.
Ora si fa politica per rubare. Lo testimonia la stessa evoluzione personale dei
cari Greganti e Frigerio, da funzionari con normali stili di vita, a facoltosi
imprenditori della tangente.
Vent’anni fa corrotti e corruttori lucravano a spese dei
cittadini, ma comunque garantivano opere utili e a volte eccellenti, come la
linea 3 della metropolitana milanese. Oggi s’inventano grandi opere o eventi
inutili, come il Mose, la Tav, i mondiali di nuoto, il G8 alla Maddalena poi
spostato in Abruzzo o l’Expo, per poter lucrare. L’ho scritto qualche anno fa,
parlando dell’Expo e dei progetti edilizi a Milano: “La prima Tangentopoli era
comunque qualcosa di razionale, una specie di escrescenza malavitosa di
un’economia ancora sana, un “pizzo” carpito nel grasso della crescita
economica, ma il nuovo sistema delle tangenti è andato ben oltre.
Ha creato un’economia virtuale che non ha alcun collegamento
con il mercato e si fonda sul consumo di territorio. In altri termini, cemento,
cemento e ancora cemento”.
Non ho un archivio degli articoli, ma questa frase l’avevo
conservata per gli inevitabili scandali di Expo e Mose, sicuro che sarebbe
finito tutto in una retata di arresti. Ora la tengo da parte per la fine delle
inchieste sulla Tav. Come scriveva Pasolini sulle stragi: “Io so, ma non ho le
prove”. E lo sappiamo tutti vero? Si vedono consiglieri regionali, sindaci,
governatori spendere un milione per una campagna elettorale. Dove li prendono?
137 milioncini di lirette intascati da Mario Chiesa fanno ridere di fronte al
milione di euro consegnato brevi manu
ogni anno a Galan.
La massa di cemento, opere inutili e spesso orrende, come il
palazzo di giustizia di Novoli a Firenze, realizzate in questi anni con la
complicità di tutti, dalla destra alle cooperative rosse, è sotto gli occhi di
tutti. E dunque, prima delle leggi anticorruzione che il potere rinvia di anno
in anno, prima dei poteri ai magistrati anti corruzione, prima delle regole
sugli appalti, viene la coscienza del cittadini. La consapevolezza di essere
cittadini di una grande democrazia europea, con il diritto di essere trattati
come tali e il dovere di ribellarsi se si è considerati come sudditi di una
repubblica delle banane. Il Daspo ai corrotti, prima che il governo, lo devono
dare i cittadini.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 13 giugno 2014
Nessun commento:
Posta un commento