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lunedì 23 giugno 2014

Lo Sapevate Che: Perchè buttiamo il cibo buono e mangiamo quello cattivo...



 
Gli ultimi dati e il nuovo libro del fondatore Last Minute Market Andrea Segrè rivelano uno strano fenomeno. Con la crisi lo spreco è sceso di poco.
Ma e calata molto l’attenzione alla qualità in tavola

Quando andiamo al supermercato guardiamo più al prezzo che alla qualità degli alimenti. Nei frigoriferi e nelle dispense fanno sempre più spesso capolino i prodotti in offerta e dei discount. E nel bidone della spazzatura finisce sempre meno cibo. Il che sarebbe senz’altro bene. Come può essere considerato un bene il fatto che la maggior parte degli italiani non butti più via a cuor leggero gli alimenti “scaduti”. C’è infatti un 63 per cento di famiglie che, quando la confezione di affettato, lo yogurt, le uova o la pasta hanno passato la data di scadenza, li annusa, li assaggia, li osserva; e, se non hanno cattivo odore, se non fermentano, se non si squagliano o non fanno “farfalline, li mangia senza pensarci due volte.
Se si volesse guardare il bicchiere mezzo pieno, si potrebbe dire che le campagne contro lo spreco alimentare stanno raggiungendo il loro scopo. Nella realtà però quella percentuale di “consumatori oltre la scadenza” lievitata di ben 8 punti negli ultimi 6 mesi è frutto soprattutto della crisi. I cinque milioni di famiglie italiane “relativamente povere” e “povere in termini assoluti” dell’ultimo rapporto Istat spingono a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Mentre Spreco, l’ultimo libro di Andrea Segrè (Edizioni Rosemberg & Sellier), e i dati di Waste, l’Osservatorio sugli sprechi alimentari promosso da Last Minute Market e da Swg ci dicono che cinque anni di stagnazione e recessione non ci hanno portato solo alla povertà economica ma anche a una nuova “povertà alimentare”.
“Il dato drammatico è proprio questo: la crisi ha impoverito le famiglie, che cercano di spendere sempre meno nel cibo e acquistano i prodotti che costano poco senza stare a guardare alla loro origine e qualità, pregiudicando così una corretta e sana alimentazione” dice Segrè, direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna, fondatore di Last Minute Market e “volto” europeo della lotta allo spreco alimentare, ora anche coordinatore Piano nazionale di prevenzione di questo spreco istituito dal ministero dell’Ambiente.
Gli ultimi rilevamenti dell’Osservatorio dicono che il 52 per cento degli italiani dichiara di sprecare il cibo meno di due anni fa, ma comunque il 60 per cento continua a gettarlo almeno una volta a settimana e il 48 lo butta nella spazzatura, anziché riutilizzarlo in compost o per nutrire animali. In sei mesi sono aumentati invece dell’8 per cento (dal 55 al 63) quelli che, prima di mettere nei rifiuti gli alimenti che hanno superato la data di scadenza, verificano la loro commestibilità e dai 213 grammi pro capite di cibo gettato ogni settimana si è scesi a una media di 198 grammi. “Ma è comunque una goccia nel mare dello spreco domestico, che nel 2013 ci è costato ben 8,7 miliardi di euro: circa lo 0,5 per cento del Pil” spiega Segrè. “La sostanza è che continuiamo a buttare tanto cibo buono e mangiamo sempre più cibo spazzatura. E’ un circolo velenoso, assurdo, che va interrotto prima possibile. E l’unico modo per farlo è ridare al cibo il valore che non ha più nella società di oggi e nella nostra vita quotidiana”. Perciò Segrè, che è anche presidente del Centro agroalimentare bolognese (Caab), ha lanciato e sta realizzando nel capologuo emiliano – in partnership con Oscar Farinetti, il Comune e un pool di cooperative, associazioni, e investitori privati – il primo grande parco telematico agroalimentare italiano.
La “fabbrica contadina del cibo si chiamerà Eataly World-Bologna. L’obiettivo è inaugurarla in ottobre 2015, subito dopo l’Expo di Milano. “Oggi si rinuncia al buon cibo, ma non all’ultimo modello di cellulare” conclude Segrè “e spesso si spende di più per dimagrire che per mangiare, inseguendo diete costose. E’ un mondo rovesciato. L’alimentazione non può passare in secondo piano. Soprattutto in un Pianeta che viaggia verso i nove miliardi di abitanti. Il cibo non deve finire nella spazzatura e non deve essere spazzatura. Non sprecare significa dare valore a ciò che non si spreca”.
Claudio Visani – Venerdì di Repubblica – 6 giugno 2014

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