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mercoledì 18 giugno 2014

Lo Sapevate Che: Effetto Europee...




Ma il trionfo di Renzi allontana le riforme

Il successo del premier rischia di essere paradossale. M
Mina il sostegno di Berlusconi e indebolisce il cambiamento

Di fronte a un risultato elettorale che “proprio non lo aveva previsto nessuno”, ovvero a una probabile “svolta politica”, non ci si può limitare ad analizzare i flussi elettorali o, comunque, rimanere ancorati ai soli dati elettorali. Occorre capire più a fondo le ragioni per cui il Pd ha superato il 40 per cento dei voti e le possibili conseguenze di questo voto europeo, innanzitutto, per la politica italiana.
Una Spiegazione Effettiva si può avere se si considerano tre fattori. Il primo: si è votato con un sistema proporzionale, poco manipolato, grazie al quale gran parte dell’elettorato ha dato il voto che riteneva più appropriato, avendo scarse preoccupazioni strategiche. Peraltro, si è votato con un sistema elettorale non tanto diverso da quello attualmente vigente in Italia, dopo la sentenza della Corte Costituzionale di alcuni mesi fa. Il secondo, forse quello relativamente più importante: le elezioni del 2013 avevano prodotto un effetto a cui non si era data tutta l’attenzione necessaria. Da bipolare il sistema partitico era diventato tripolare, con Forza Italia, Pd e il Movimento 5 Stelle. Dunque, l’effetto di sostegno al centrodestra (ma anche al centrosinistra), che è proprio del bipolarismo, era venuto a mancare, al tempo stesso, si era creato lo spazio oggettivo per un partito di centro in grado di attrarre elettori da diverse parti, cioè di far compiere ad alcuni elettori quell’attraversamento di spazio politico tra destra e sinistra, tradizionalmente così difficile nel caso italiano. Il terzo fattore: una campagna elettorale, attentamente condotta, è riuscita a spostare l’attenzione degli elettori dal giudizio sul passato, che poteva essere negativo a causa della crisi economica, ad aspettative e speranze sul futuro, anche sulla base di una scommessa in positivo sulle capacità decisionali e, più in generale, politiche di Renzi. Alla fine, i tre fattori si sono rinforzati reciprocamente nel canalizzare voti verso il Pd. Non solo da un elettorato di sinistra che tornava a sperare e a scommettere sul riformismo, ma anche da un elettorato di centro e centro-destra, impaurito da un atteso successo di un partito radicale e di protesta come quello di Grillo.
Quali Le Conseguenze potenziali di questa storica affermazione elettorale, a parte quelle più ovvie, quali motivare Renzi ancora di più in senso riformista e rafforzarlo nel partito, e anche nel suo gruppo parlamentare in Senato? Mi limito a segnalarne due. Come appare già dalle prime simulazioni, una riforma elettorale in senso bipolare può aiutare il Pd a diventare maggioritario, specie se accompagnato dalla eliminazione dell’attuale bicameralismo perfetto. Ma che interesse ha Berlusconi e FI a dare a Renzi e al suo Pd questa possibilità? Non sarebbe meglio mantenere l’attuale sistema che gli darebbe margini di condizionamento assai più ampi e sostanziali? Se si suppone che Berlusconi non è e non sarà disposto a cedere la sua leadership per alcuni anni e si immagina un Renzi che governa bene facendo le altre riforme attese (lavoro, amministrazione e altro) vi è la concreta possibilità che il Pd si confermi maggioranza relativa. Se è così, da parte di Berlusconi dargli anche quella maggioranza assoluta consentita dal nuovo sistema elettorale e autocondannarsi all’irrilevanza non sarebbe troppo? In breve, si è creato un paradosso: il rafforzamento politico di Renzi da oggettivamente indebolito il progetto di riforma elettorale (e probabilmente anche quella del Senato).
Il Secondo Aspetto da segnare riguarda il salto compiuto dai votanti moderati, sia ex votanti di FI che Udc o Scelta Civica, a sinistra, il che non era avvenuto nel 2013 con Bersani. Ma un passaggio del genere ormai si può fare anche di ritorno. Dunque, il voto è evidentemente diventato volatile, come non lo è mai stato. E per Renzi, mantenere le promesse riformiste è semplicemente vitale, l’unico modo di trattenere per qualche elezione quei voti. Senza illusioni di futuri consolidamenti elettorali che ormai non esistono più.
Leonardo Morlino – L’Espresso – 12 giugno 2014 –

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