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martedì 17 giugno 2014

Lo Sapevate Che: Troilo.....




Prefetto di Velluto
Avviò il “miracolo” di Milano. Evitò una nuova guerra civile. Ma fu rimosso e dimenticato. Finalmente la città lo ricorda

La notizia è che in un’Italia dove si celebra chiunque abbia qualche merito civile, estetico, canoro o mondano, ci sono voluti quarant’anni dalla scomparsa per commemorare nel luogo deputato (in prefettura di Milano il 10 giugno) Ettore Troilo: l’uomo che resse la città nel durissimo biennio 1946-’47 e,insieme al sindaco Antonio Greppi, fu l’artefice dell’inizio della ricostruzione. Magro e non molto alto, determinato quanto sobrio e composto, di lui nei libri di storia è passata soprattutto “la guerra di Troilo”, titolo di un articolo dell’epoca e del libro scritto dal figlio Carlo: le trentasei ore tra la sera del 27 e la mattina del 29 novembre ’47 allorché si arrivo a un passo dalla guerra civile in seguito alla destituzione di Troilo decretata dal governo De Gasperi e dal suo ministro degli Interni Mario Scelba.
Troilo è allora l’ultimo rimasto in carica dei 34 “prefetti politici”, non di carriera, nominati dopo il 25 aprile dall’Amministrazione militare alleata su indicazione del Cln. Abruzzese, volontario nella prima guerra mondiale, segretario di Giacomo Matteotti fino al suo assassinio, per vent’anni avvocato antifascista sotto sorveglianza tra un fermo di polizia e l’altro, dopo l’8 settembre ’43 è lui a costituire e guidare la Brigata Maiella, la maggiore formazione militare partigiana del centro sud, che risalirà combattendo fino al Veneto, l’unica riconosciuta dal Governo italiano e dal Comando Alleato. La Milano che trova, nominato prefetto quando Riccardo Lombardi diventa ministro nel primo governo De Gasperi, è una città in ginocchio: un terzo delle case distrutte, corso Vittorio un cumulo di macerie, la gente accalcata in baracche lungo i viali, senza combustibile, con una criminalità dilagante. E’ lui, in interminabili incontri fino a notte fonda in Prefettura con il sindaco Greppi, gli operai, i disoccupati, i senzacasa, i sindacati, gli industriali, a risolvere un’emergenza dopo l’altra. E’ l’anima e il motore della rinascita. Non stupisce che, quando Scelba lo caccia, scoppi una sommossa popolare. Migliaia di operai bloccano corso Monforte e, guidati dal segretario regionale Pci Gian Carlo Pajetta, occupano la Prefettura. Camion di partigiani arrivano da Torino e Genova. Si dimettono per protesta l’intero consiglio comunale, democristiani compresi, e 170 sindaci della Provincia. La polizia circonda la zona con cavalli di frisia, autoblindo e mitragliatrici: Scelba, che la rivolta l’ha messa in conto per procedere alla resa dei conti con le sinistre, ordina “se necessario” di sparare sulla folla. Solo l’accortezza, l’equilibrio e il sangue freddo di Troilo, e del generale Manlio Capizzi comandante militare, evitano la strage.
Troilo la pagherà: la destra lo accuserà di doppiogiochismo, di aver mosso la piazza per “alzare il prezzo”. Lui si dimetterà sia dalla carica di Ministro plenipotenziario presso l’Onu dove De Gasperi l’ha designato sia dal ruolo di prefetto di prima classe: “Per effetto di tale volontaria rinunzia”, annoterà, “sono forse l’unico ex funzionario dello Stato che non gode di alcuna pensione”. Rifiuta anche quella di guerra.
Torna a Roma a fare l’avvocato. Quegli anni saranno forse ricostruiti all’Expo: è sul tavolo del sindaco Pisapia un progetto di Carlo Troilo, figlio di Ettore, per una mostra “Miracolo a Milano” (copyright De Sica): la ricostruzione fisica e culturale della città, la riapertura della Scala e della Fiera, la nascita del Piccolo Teatro. Una stagione convulsa, affascinante e irripetibile.
Roberto Di Caro – L’Espresso – 12 giugno 2014

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