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martedì 3 giugno 2014

Lo Sapevate Che: L'antitaliano....



Storia di Zeno Autistico e geniale

Nessuno ne parla né aiuta le famiglie dei bambini colpiti da questa sindrome crudele. Ma raccontare le loro vicende è necessario per comprendere una diversità che è anche un grande potenziale umano

Ero un bambino solitario, di quelli di cui ci si dimentica la presenza in casa. Silenzioso nel suo box a parlare con le sue fantasie e i suoi pupazzi. Con il tempo la mia famiglia iniziò a preoccuparsi per questo continuo dialogo con me stesso e cercarono in ogni modo di strapparmi alla mia solitudine per portarmi lontano dalla “fortezza vuota” di Bruno Bettlheim.  Con il tempo capirono che non rientravo nello spettro dell’autismo, ma ne avevo solo alcune caratteristiche che crescendo si sono molto modificate. Dall’autismo non si può guarire ma assolutamente si può migliorare e ci si può convivere.
L’autismo è poco raccontato e spesso le famiglie lo vivono con un senso di colpa drammatico e silenzioso. Ho letto due libri che lo raccontano: “Supermarket Porno” di Sabrina Paravicini (Gremese) e “L’autismo” di Uta Frith (Laterza). Ho ascoltato i racconti e letto i blog di Gianluca Nicoletti e mi sono convinto che parlare di autismo sia necessario. Lo è per l’oggettiva difficoltà di approccio concreto, per affrontare la gestione di un figlio autistico. Indifferenza alimentata da profonda ignoranza, basti pensare che spesso viene utilizzata ancora la psicanalisi lacaniana per l’individuazione delle cause. Per non parlare della assurda vulgata, ormai completamente smentita, che siano i vaccini a provocare l’autismo. Secondo Uta Frith l’autismo è una diversa modalità di percepire il mondo esterno quanto il proprio mondo interiore prevarica tutto il resto e lo condiziona. Non è un ritardo mentale, ma una risorsa con molte aree critiche, è per questo che nel libro ricorre spessissimo l’espressione “intelligenza autistica”.
Prima di Uta Frith erano stati Kanner e Asperger a osservare casi di bambini “strani” che avevano in comune caratteristiche estremamente affascinanti. Il fascino dei bambini autistici sta nel fatto di avere una capacità di “mentalizzare” completamente diversa da chiunque altro. Modalità intriganti e misteriose che nascondono un’intelligenza particolare, accompagnata da deficit ma non da ritardi mentali. “Supermarket Porno” è il titolo, probabilmente fuorviante ma che ha una evidente finalità provocatoria, di un romanza che racconta l’amore, quello incondizionato di una madre per un figlio nato senza speranze.
E’ Il Racconto Della Vita di Zeno, nato autistico e portato all’eccellenza grazie all’amore della madre. Sabrina Paravicini ci permette di entrare nel suo dolore di madre toccata dall’autismo infantile, lo proietta nel futuro verso una storia di eccellenza incredibile ma plausibile e ci accompagna verso la speranza. Ci racconta di una madre esausta ma appassionata, di un figlio senza filtri, senza empatia con un’area di eccellenza professionale ma non personale. Zeno è quello che Uta Frith definisce un “savant”, cioè un autistico ad altissimo funzionamento, solo il 10 per cento delle persone autistiche può raggiungere queste competenze eccezionali. Ma Zeno è molto di più, è esattamente l’emblema di questo meraviglioso e misterioso enigma nascosto nell’autismo, perché è autentico, ingenuo e schematico e con queste caratteristiche improbabili riesce a prendersi cura dei suoi pazienti e lo fa con la purezza tipica di una diversa modalità di linguaggio e di pensiero, quello di chi non ha filtri, né sovrastrutture, né regole sociali. Si potrebbe riassumere il senso del lavoro di Paravicini in questa frase: “Quando il dolore non è più sopportabile, non è più smaltibile, allora non resta che rappresentarlo”. Un’agghiacciante e affascinante combinazione di innocenza e follia di cui parla anche Uta Frieth, salvato nei suoi sentimenti dal profondo amore di sua madre, che si immola per lui, che gli dedica talmente tanto della sua vita da rischiare di impazzire.
C’è la frase di una madre che mi ha colpito al cuore: “Uno degli aspetti più intensamente crudeli dell’autismo infantile precoce è che ai genitori diventa chiaro molto lentamente che c’è qualcosa che non va nel proprio figlio”. C’è qualcosa in questa diagnosi di archetipico, che ricorda le fiabe che tutti conosciamo: il tema del sonno simile alla morte per un sortilegio, in Biancaneve come nella Bella addormentata. La morte simile alla vita. Immagini paradossali ma molto familiari per chi ha a che fare con il disturbo autistico: quel bellissimo bambino è irresistibilmente vicino, eppure incredibilmente lontano, fisicamente presente eppure remoto. Capire l’autismo, aiutare le famiglie significa liberare un potenziale umano incredibile a cui stiamo rinunciando soprattutto in Italia.
Roberto Saviano – L’Espresso – 5 giugno 2014 –

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