Voti in caduta libera.
Poco potere di condizionare il governo. Partito fuori controllo. Con la crisi
di Berlusconi la destra diventa un cantiere aperto dove nulla sarà come prima
Il grande movimento degli elettori in questi due anni si è
indirizzato in ogni dove salvo un
caso, dove invece ha seguito una strada precisa: punire Berlusconi. Nel 2012 il
PdL. Perde la bellezza del 16 per cento dei voti (e incredibilmente qualcuno
arrivò a definire il Cavalieri”vincitore” delle elezioni) e alla europee di
domenica un altro 5 per cento riducendosi al 16,8-
Questo dimezzamento dei voti, così come l’irruzione del M5S e
il trionfo del Pd, segnala che le vecchie appartenenze politiche si sono
allentate. Proprio l’affermazione di Beppe Grillo alle elezioni politiche
dell’anno scorso dimostra che i cittadini si sentono ormai svincolati dalla
fedeltà all’una parte o all’altra della divisione destra-sinistra. Quello che
non è mai riuscito ai centristi, da Casini a Monti, l’ha ottenuto uno showman
capace di parlare alla pancia tormentata del paese.
IL 25 Maggio Il
Beneficiario del
movimento degli elettori è stato il Pd. La capacità di attrazione del Partito
democratico ha nettamente superato i suoi voti in uscita. Secondo una stima
dell’Swg a fronte di una perdita di circa 2 milioni di voti, Renzi ne guadagna
4 e mezzo. Alla fine, un saldo positivo di proporzioni colossali, alimentato da
Scelta Civica, passata quasi in blocco al Pd, dal M5S – un milioni gli elettori
che, probabilmente, sono rientrati alla casa
madre – e dall’astensione. Pochi invece i travasi diretti da destra, dall’avversario di
sempre. Come sottolinea anche l’istituto Cattaneo il passaggio di fronte è
ancora raro. E’ vero che in molti hanno abbandonato Berlusconi, ma non per
questo sono accorsi da Renzi. L’elettorato forzista aveva a disposizione scelte
diversificate, sia all’interno dell’area del centro-destra vecchio e nuovo (dalla Lega ai Fratelli d’Italia passando per
l’Ncd di Alfano), che in un altrove percepito non estraneo o nemico come il
M5S. E infine, soprattutto, si poteva rifugiare nell’astensione in attesa di
vedere come evolvono gli eventi. Proprio quello che è successo: il grosso degli
elettori in uscita da forza Italia, così come dal M5S, si è astenuto. Quindi,
l’elettorato moderato non si è volatizzato né di vedere cosa succede al proprio
campo.
Ed E’ Molto Probabile che l’offerta politica di qui a
qualche mese cambierà. Per il semplice fatto che Berlusconi è stato
inequivocabilmente sconfitto. Il risultato di domenica scorsa mette al riparo
da ogni possibile equivoco, dato che, ancora qualche settimana fa, circolava la
domanda se veramente il M5S avrebbe superato Forza Italia. Benché le sparate di
Grillo sul “vinciamo noi” si siano rivelate un boomerang e lo obblighino a
ripensare comunicazione e strategia, il perdente indiscusso è Berlusconi. E’ un
caimano sdentato quello che emerge dalle europee. Non ha più forza elettorale,
non ha più un potenziale di condizionamento verso il governo, non è più in
grado di far fare “la fine di Fini” ai traditori dell’Ncd, non ha più il
controllo assoluto del partito. Nel momento in cui svanisce l’aura del
vincitore e il tocco del leader non è più “salvifico”. Anzi diventa un bacio
della morte, un partito a trazione carismatica come Fi perde ragion d’essere.
Non si scioglierà dall’oggi al domani, ma tutti al suo interno oggi capiscono
che il bastone del comando non è più in mani salde. E quindi incomincerà la
lotta per il potere. L’exploit elettore di Raffaele Fitto, immesso nelle liste
elettorali dopo un lungo braccio di ferro, dimostra che le leadership è
contendibile. Si apre una fase che oscilla tra l’imprimatur dinastico ad un
estremo, e la democratizzazione interna con regole e procedure precisamente
statuite ed effettivamente adottate, all’altro estremo. E in mezzo tutti i
compromessi possibili. A ogni modo, con la crisi di Forza Italia tutta la
destra diventa un cantiere aperto e, oltre ad Alfano, sono in campo sia la
Lega, rilanciata dalla partnership con il Front National francese, sia i
Fratelli d’Italia, eredi della destra classica di ispirazione aennina ed ora
guidati da una figura giovane e in crescita. Di certo, nei prossimi mesi la
configurazione di questa area politica non sarà più la stessa.
Piero Ignazi – L’Espresso – 5 giugno 2014
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