Per cambiare l’Italia
serve un rivoluzione.
Sarà la volta buona?
Fra i tanti terremoti
elettorali che hanno attraversato l’Italia di questo
ultimi venti anni,
l’avanzata del Pd di Renzi è la più sorprendente e
travolgente. Non
immaginavo di vedere in questo Paese un Pd al 41
per cento, una sinistra nel suo complesso, contando anche la
lista Tsipras, al 45 per cento, largamente maggioritaria nel Nord del Paese,
dove ha guadagnato più voti che al Centro o al Sud. Più di un cambiamento, una
rivoluzione elettorale, è l’atto di nascita della Terza repubblica. Ma per
tradurre questa speranza in realtà, occorrono fatti. Altrimenti anche questa
sarà stata l’ennesima, finta rivoluzione
all’italiana. Ne abbiamo avute tante dal ’92: il crollo in pochi mesi
del sistema di partiti che avevano guidato il paese dal dopoguerra, la vittoria
dell’Ulivo di Prodi e il primo governo di sinistra, i trionfi elettorali di
Berlusconi, il clamoroso successo di un movimento anti sistema, i 5 Stelle,
passato in alcuni mesi da zero al 25 per cento dei voti. Tutti questi
sconvolgimenti non hanno intaccato però di una virgola gli antichi problemi
italiani, che non sono il bicameralismo perfetto o il costo del lavoro. Sono la
disoccupazione cronica, soprattutto giovanile, e lo spaventoso impoverimento
progressivo del potere d’acquisto di
lavoratori dipendenti e autonomi, e del ceto medio in generale, che è la linfa
della democrazia occidentale. Sono poi il continuo degrado del sistema scolastico,
la corruzione delle classi dirigenti, l’evasione fiscale colossale, l’avanzata
economica delle mafie colluse col potere politico, l’intangibilità di un
sistema finanziario e bancario malato e di una burocrazia mostruosa del
capitalismo all’italiana, il degrado ambientale e tanto altro. Ad esempio, per
citare un tema al quale ho dedicato tempo, la massa insensata di privilegi
economici e di regalie di Stato al Vaticano, che si conferma anche con i papi
più progressisti e francescani.
Tutti i partiti o movimenti nuovi e nuovisti che si sono
avvicendati sulla movimentata scena politica del ventennio, dalle Lega e Forza
Italia, dall’Ulivo ai 5 Stelle, per convenienza o per incapacità, alla fine si
sono comportati nei confronti di tutti questi mali profondi esattamente come
quelli morti con la Prima repubblica, acconciandosi a difendere lo status quo e anzi peggiorarlo. Si
capisce che non basta qualche riformina, occorre una rivoluzione. Ma troppi
treni sono già passati. Se non ora, quando?
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 6 giungo 2014
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