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venerdì 2 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Salute in Primo Piano:




Il Cervello

La Memoria in Tilt
Come distinguere se è Alzheimer o no

Quante volte abbiamo avuto difficoltà a trovare le chiavi, o gli occhiali, o dimenticato il nome di una persona appena incontrata? Quante volte usciamo di casa e ci rendiamo conto di esserci dimenticati qualcosa – chi non ha memoria abbia gambe – evidentemente  se c’è un proverbio, il fenomeno deve essere ragionevolmente comune.
Il nostro cervello è fra tutti gli organi quello che invecchia meno anche se va incontro a cambiamenti fisiologici. Come risultato alcune persone si rendono conto che hanno necessità di un tempo maggiore per apprendere nuove informazioni o nel rievocare, cioè richiamare dai magazzini della memoria, ciò che già conoscono. Se si ha sufficientemente tempo per rispondere, non vi sono molte differenze fra giovani ed anziani sani che, anzi, possono avere alcune competenze cognitive, come il vocabolario e la conoscenza di concetti di nozioni più ricche e più efficienti.
Una fisiologica riduzione della memoria legata all’età non impedisce di vivere una vita piena e produttiva e non deve disturbare la nostra capacità di lavorare, vivere in modo indipendente o mantenere una vita sociale.
C’è una differenza, però tra le variazioni normali in memoria e il tipo di perdita di memoria nell’Alzheimer e nei disturbi correlati.
Noi tutti dimentichiamo i dettagli esatti di una conversazione o di quello che qualcuno ci ha detto di fare, ma una persona con Alzheimer dimentica quello che è appena accaduto, quello che qualcuno ha appena detto, o quello che lui o lei ha appena detto, e quindi ripete e fa ripetere le cose più e più volte.  E dimentica completamente un’esperienza, e raramente se ne ricorda in un secondo momento. Una persona con normali alterazioni dovute all’età, invece, dimentica parte di una esperienza, ma non tutta e spesso il ricordo del nome, o il dettaglio riemerge in un secondo momento. E’ capace di organizzarsi con appunti o strategie, di leggere e comprendere istruzioni sia scritte che orali ed il resto degli strumenti cognitivi rimane valido.
La presenza di un solo sintomo, quale la riduzione della memoria, non indica che una persona abbia la malattia di Alzheimer  o una demenza che sono patologie progressive e che quindi coinvolgono anche le altre capacitò cognitive.
Se il disturbo della memoria viene percepito dal soggetto come un problema serio è importante consultare il medico od un neurologo che effettuerà un esteso colloquio, un esame obiettivo generale e neurologico con particolare attenzione ai farmaci che la persona assume. Se il dubbio di difetto cognitivo persiste è necessario eseguire una batteria di test neuropsicologici.
Alcune persone con problemi di memoria possono avere una condizione chiamata Disturbo Cognitivo Lieve Amnestico (aMCI). Queste persone hanno più problemi di memoria rispetto al normale per le persone della loro età, ma sono in grado di svolgere le loro normali attività. Circa il 10% migliora dopo un anno e molti rimangono stabili nel tempo. Vi è però una percentuale che peggiora e si sta cercando di comprendere perché questo avvenga.
Esistono molte altre cause di perdita di memoria, comprese carenze di vitamina B12, e altre patologie del sistema nervoso, tiroide, rene o del fegato. L’alcolismo è una causa frequente. Infine ricordiamo che se abbiamo una condizione di stress o di depressione, diminuisce la nostra attenzione al mondo e quindi sarà minore ciò che poi ricorderemo. Ansia o depressione possono essere scambiate per demenza, spesso negli adulti ma soprattutto in chi è più anziano.
Ordinario di Neurologia – Università di Firenze – Clinica Neurologica Careggi
Sandro Sorbi – Salute di La Repubblica – 11 marzo 2014

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