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domenica 4 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Il mondo reale deve apparire più affascinante...




La scuola e gli insegnanti hanno il dovere di ridare ai giovani la speranza mostrando la seduzione della cultura e delle idee, fuori dalla vita virtuale

Sono un insegnante di un liceo scientifico di Catania e mi interrogo sulla distanza che avverto tra le vite reali dei miei studenti e le loro vite virtuali. “Non sopraffare la libertà dell’altro”, “Impara ad ascoltare le parole e i silenzi, leggi negli occhi di chi ami”, “Non lasciare spazi al dolore delle altre persone. Mai complici del dolore”. Non smettere mai di avere cura di chi ami”. “Ognuno ama con la propria testa e con il proprio cuore: non possono esserci regole per tutti”.
Sono alcune delle frasi scritte dai miei alunni e dalle mie alunne dopo la lettura del De Amore di Andrea Cappellano e della Vita Nova di Dante. Una settimana di lezioni dedicate al tema. Mi emozionano le loro parole, e il pudore di alcuni di loro che le leggono con i visi in fiamme conforta il mio lavoro di insegnante. So bene che sono solo frammenti, schegge impazzite, ma pur sempre vere e forti, di un percorso assolutamente accidentato, perché tra poco i miei studenti ritorneranno al silenzio delle parole e delle anime, servi-padroni di tecnologie, indisponibili a mettersi in discussione e ad analizzarsi, fintamente spavaldi e aggressivi o in pose black, appiattiti su modelli di gregari età dal multiforme aspetto. Li osservo, qua e là, su Facebook: emoticon a tempesta e parole poche e stereotipate, turpiloquio che diluvia, dichiarano amore attingendo immagini e parole da pagine ad hoc costruite da altri, uguali per tutti, sparano infinità di “mi piace” sul nulla che scorre; si fotografano spezzettati: l’occhio super truccato, la scollatura zoomata, i bicipiti superpalestrati, l’unghia lunga multicolore uncinata. Stento a ritrovarli, a riconoscerli. Stentano anche i loro genitori, spesso disorientati o del tutto inconsapevoli dei percorsi dei propri figli. Genitori fragili di autorevolezza, sia che siano distratti e distanti sia che vogliano difenderli a ogni costo da tutto, quasi per principio. Ripartiamo dal dare valore alla scuola, solleviamola dall’accanimento dei tagli di spesa, dei tagli alle ore; che sia il centro di forze convergenti, di sforzi culturali oltreché economici. Per un semplice motivo: a scuola i nostri difli si costruiscono, parlano anche d’amore e riflettono su se stessi. Recuperano le loro vite reali.
Pina Arena

Mi spiace aver dovuto tagliare questa lettera che fotografa perfettamente la condizione in cui vivono i giovani d’oggi, scissi tra sentimenti autentici ispirati dalla cultura umanistica, quando un insegnante li sa proporre fino a smuovere in profondità l’opacità delle loro anime, e forme di vita in autentica, mediata da una tecnologia che li adesca, sollecitando i bassifondi più truci che pure albergano in ciascuno di noi. Dove li porterà questa scissione in un’epoca come la nostra dove sono crollate non solo le regole della morale, ma anche quelle del decoro. Come faranno a distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il vero dal falso se il tempo che passano nel mondo virtuale supera di gran lunga il tempo trascorso nel mondo reale, decisamente meno allettante di quello virtuale ?
Oggi la scuola ha un compito decisamente più importante e impegnativo di un tempo. Deve far apparire il mondo reale più affascinante di quello virtuale. Impresa ciclopica, che può avvenire solo a scuola, con professori carismatici, che sappiano catturare gli studenti in quella terra di emozioni dove di fatto si trovano, e da lì far nascere il gusto per le idee che sono l’unico argine alla dispersione incontrollata dell’energia giovanile. La famiglia è impotente perché, dopo i 12 anni, le parole dei genitori appaiono parole vane che non incidono più. E se anche quelle degli insegnanti sono appassite e spente, speranze non se ne danno più.
Se l’istruzione è l’unica diga alla dispersione, allora la scuola va sostenuta non solo economicamente, ma anche con un’adeguata selezione degli insegnanti, misurata non solo sulla loro cultura, ma sulla loro capacità di dire parole che i ragazzi sentono come vere e, a partire da quelle, incominciano a pensare e a bilanciare la seduzione del virtuale con la seduzione delle idee che hanno interiorizzato e che fanno il controcanto al canto delle sirene del mondo virtuale. Altra via non c’è. E, smarrita questa, altre non se ne danno. Il Ministero dell’Istruzione questa responsabilità la deve sentire, e perciò deve smettere di inondare la scuola di burocrazia a scapito di buoni maestri. Il virtuale ha cambiato il mondo, e che fa il Ministero? Riempie le scuole di computer e iPad? Ma non sa che gli studenti li conoscono meglio dei loro professori?
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 3 maggio 2014

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