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sabato 3 maggio 2014

Lo Sapevate Che: Centinaia di Morti aspettano ancora Giustizia...




Ferite aperte

Ripartono le indagini sulle stragi italiane in  Jugoslavia. Dimenticate per settant’anni
Finalmente si apre l’inchiesta sui crimini commessi dalle truppe italiane impegnate nelle guerre volute da Mussolini. Crimini spesso non molto diversi dalle azioni barbariche commesse dai nazisti. Ma perché per tanto tempo quei delitti sono stati ignorati? E dov’erano finiti i relativi fascicoli? Nascosti per anni, accatastati dentro un enorme carrello che è stato istintivo definire “della vergogna”, come l’ormai famoso armadio anche questo svelato da un’inchiesta dell’”Espresso” esattamente vent’anni fa.
Su quel carrello li ha trovati, e da lì li sta via via estraendo, il procuratore militare di Roma, Marco De Paolis: “Dopo aver letto gli articoli dell’”Espresso” e del “Corriere della sera”, molti cittadini mi hanno scritto protestando alla sola idea che non si applicassero le sentenze di ergastolo a carico dei nazisti perché analoghi reati commessi dai nostri militari erano stati archiviati. Anche per questo”, annuncia il procuratore, “ho aperto un’inchiesta preliminare per rendermi conto di quale e quanto sia il materiale dimenticato e ora disponibile”.
L’avvio dell’inchiesta coincide con l’azione intrapresa da amministratori e comunità che con una lettera alle massime cariche dello Stato hanno chiesto il rispetto delle sentenze di condanna; una conta attendibile dei morti; l’istituzione di una giornata della memoria dedicata alle vittime italiane delle stragi e un passo formale con il quale si chieda scusa per i crimini commessi. In risposta il presidente del Senato Grasso ha indetto a Palazzo Madama una manifestazione per giovedì 24 aprile alla quale ha invitato i firmatari della lettera, tra i quali i sindaci di Marzabotto, Fivizzano e Sant’Anna di Stazzema, i governatori di Toscana ed Emilia, le regioni più colpite dalle stragi.
Proprio il rispetto delle condanne renderebbe più concreto lo sforzo per incolpare i militari italiani per i delitti consumati all’estero. Dunque De Paolis comincerù il suo lavoro dai documenti raccolti dalla Commissione istituita il 6 maggio del 1946 per “accertare le responsabilità nelle quali potessero essere incorsi i comandanti o i gregari italiani nei territori oltre confine occupati dalle nostre forse armate nell’ultima guerra” e presieduta dal senatore Luigi Gasparotto, il cui figlio Leopoldo fu trucidato dai nazifascisti nel lager di Fossoli con altri 65 uomini e donne. Sei anni dopo la commissione concludeva i suoi lavori accusando di pesantissimi reati 326 militari, ma rinviandone a giudizio appena 34. E certo avrà pesato che i commissari erano, escluso il presidente, tutti militari. Gli incartamenti che riguardavano quei 34 furono nascosti e dimenticati: riesumati nel 1994 (quando “l’Espresso” scoprì l’armadio della vergogna) e archiviati.
Su quel carrello ci sono i documenti con le accuse mosse da Albania, Grecia, Urss, Francia, Inghilterra e in particolare dalla Jugoslavia. Qui Mario Roatta, capo dei servizi segreti di Mussolini, mandante dell’assassinio in Francia di Carlo e Nello Rosselli, condannato all’ergastolo per la mancata difesa di Roma e fatto evadere, aveva emanato circolari durissime e ripeteva ai suoi: “Non dente per dente, ma testa per dente”. A Frimarje Slavo i due avevano fatto arrestare e condurre in campo di concentramento 5.160 donne, 1.874 vecchi, 2.739 bambini; ucciso 1.141 persone, di cui 316 donne, 81 vecchi, 88 bambini; ferito e bastonato 603 donne, 128 vecchi e 156 bambini”
Tra le carte spicca anche una lettera di Palmiro Togliatti al Comando generale dell’Arma dei carabinieri con accuse contro il capitano Alfredo Roncoroni riguardo a un giovane partigiano seviziato e ucciso per ordine suo. Gli si imputa anche “di aver diretto personalmente un rastrellamento contro Smokvica (Curzola) il 31 gennaio 1943 con saccheggi di varie case”. E si potrebbe continuare. Centinaia di morti aspettano ancora giustizia.
Franco Giustolini – L’Espresso – 24 Aprile 2014

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