Quando rinascerà una forte opinione
pubblica in Italia? Per rispondere, prendiamola un po’ alla larga, da due film
americani protagonisti della notte degli Oscar, The Post di Steven Spielberg e Tre
manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh. Sono due film
divertentissimi con alcuni punti in comune. Parlano del passato per raccontare
il principale problema del presente, la perdita della memoria storica. Sono
film contro l’America di Donald Trump, ma soprattutto contro la malattia
sociale che sta distruggendo tutte le nostre democrazie, la rassegnazione
popolare. Entrambi hanno come protagonisti donne e uomini che lottano con
ostinazione per ottenere verità e giustizia, contro ogni convenienza personale
e di fronte a un potere fondato sulla menzogna. Con tutta la mia ammirazione
per Spielberg, dai tempi di Duel,
raddoppiata dal culto per Meryl Streep e Tom Hanks, il vero capolavoro è
l’altro. Spielberg narra una storia bellissima ma tutta dentro parametri
hollywoodiani, con un gran cattivo, Nixon, il Trump di allora, e due supereroi,
esponenti dell’establishment buono, l’editrice e il direttore del Washington
Post. Tre manifesti è invece la
confusa, contraddittoria ma colossale epopea di una piccola donna, interpretata
dalla straordinaria Frances McDormand,
che affitta tre manifesti per inchiodare il potere locale con le domande sullo
stupro e l’assassinio di sua figlia, risvegliando dal torpore morale un’intera
comunità. La storia non la cambia l’eroismo dei grandi, ma la perseveranza dei
piccoli. L’apparato militare politico che aveva per decenni sparso menzogne
sulla guerra in Vietnam non è stato spazzato via dalle campagne del Post sui Pentagon Papers e poi il Watergate, quanto piuttosto
dall’indignazione popolare. E alla fine, poiché non si era compiuta una
profonda rivoluzione delle coscienze, quel potere è sempre rinato, con Reagan,
i Bush, ora con Trump. Per venire all’Italietta immiserita dall’interminabile
era berlusconiana, qui l’opinione pubblica è sparita quasi del tutto. Non che
manchi l’informazione sui reali problemi del Paese, per quanto gli spazi di
critica si stiano riducendo anno dopo anno, ma questa non produce alcuna
reazione. Siamo assuefatti alla corruzione, all’evasione fiscale, alla
distruzione del paesaggio e allo spreco pubblico, come fossero catastrofi
naturali. Non protestiamo più contro l’assurdo di un grande Paese che butta
decine di miliardi per grandi opere inutili e si blocca per dieci centimetri di
neve. Quello che non spegne del tutto la fiammella della speranza non è
l’attesa di un improbabile messia politico, quanto la presenza in ogni Ebbing
italiana di tante Mildred che comunque vada non si arrenderanno.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica – 9
marzo 2018 -
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