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giovedì 22 marzo 2018

Lo Sapevate Che: Il coraggio di andare per le strade del mondo...


Uno di questi giorni, non dico quale, i miei figli scenderanno per le strade delle piccole città di sobborgo dove vivono, nel Maryland e nel New Jersey, tenendo per mano i figi più grandi, tra loro coetanei di tredici e di undici anni, per una marcia di protesta. Cammineranno, sperando che quel giorno non piova a dirotto o marzo non scateni uno di quei colpi di coda nevosi che ogni tanto sa sferrare. Per dire e per mostrare agli amministratori pubblici sordo-muti-ciechi (dal Presidente Trump ai sindaci di paese), che il tempo è arrivato perché quel diritto di possedere armi che la Costituzione sembra, ripeto, sembra garantire a tutti nel Secondo Emendamento, venga seriamente e strettamente regolato, in base a un semplicissimo ragionamento che perfino il giudice molto pre-armi Antonio Scalia aveva formulato: un diritto, anche se costituzionale, non comporta automaticamente la possibilità di esercitarlo senza alcuna limitazione. Tutti abbiamo il dirittp di percorrere la pubblica strada, ma lo Stato ha il dovere di stabilire in quale direzione, entro quale velocità, con quali mezzi e con quali abilitazioni. Non so dire se questi cortei di madri, sconvolte dai 12 assalti armati contro scuole di ogni ordine e grado dall’inizio dell’anno – uno ogni 6 giorni – e offese dall’idiozia della proposta presidenziale di armare ogni maestra e ogni professore come un Rambo, possa piegare alla ragione l’ottusa corrotta sordità di politicanti ricattati dalle virulenze di coloro che considerano normale costruirsi un arsenale di armi da guerra che nulla hanno di “sportivo” e ancora meno di venatorio. Già aborro la caccia, ma il pensiero che qualcuno possa sparare raffiche di proiettili di calibro bellico, da terrorista, per abbattere una lepre o un cerbiatto, insulta quel che resta della mia intelligenza- E non mi sono mai ripreso dal pianto dirotto che costrinse mia madre a portarmi fuori dal cinema quando vidi ammazzare la mamma di Bambi nel cartone animato. Ma il pensiero che quattro dei miei nipotini, quelli che fino a ieri sera consideravo bambolotti da palleggiare fra le braccia per strappare un sorrisino e, nelle giornate buone, un bacino, andranno a marciare in strada per una manifestazione politica, mi tiene sveglio la notte. Penso naturalmente al rischio di degenerazione, che ogni corteo o marcia di protesta implicitamente comporta, tra possibili provocatori alla ricerca dell’incidente che distrugga il valore pacifico e morale della marcia e scateni la risposta automatica e inevitabile delle forze di polizia, oggi più nervose che mai. Penso alla ghiotta occasione che quella folla di donne inermi, che si trascinano maschietti e bambine per chilometri, rappresenta per il mentecatto armato fino alle orecchie per fare un altro macello e vedere quei bambini come leprotti o orsacchiotti sui quali esercitare la propria passione “sportiva”. Ma dietro alle immancabili ansie di nonno, che come tutti i nonni immagina e prevede catastrofi in ogni azione dei nipoti che sia più azzardata dello scendere dal letto (e anche qui, bisogna vedere quanto è alto il letto), c’è lo shock di scoprire che quei bambolotti imbacuccati e imbottiti in sedili da astronauti sono ormai piccoli uomini e donne, che camminano per le strade del mondo e affrontano quella realtà dalla quale inutilmente noi ci eravamo illusi di poterli proteggere per tutta la vita. Almeno, mi consolo marciano per una giusta ragione, per un buon motivo, e in questo si potrebbe essere orgogliosi di loro e dei loro genitori. Ma era più bello quando, sulla spiaggia, gli raccontavo che quella barca all’orizzonte era una nave pirata e io li avrei protetti. Ora che i pirati ci sono davvero, non posso fare niente per proteggerli.
Vittorio Zuccon – Opinioni – Donna di La Repubblica – 17 marzo 2018

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