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sabato 10 marzo 2018

Lo Sapevate Che: Non è interessante chiedersi se Dio esiste o non esiste...


L’Uomo Deve Accontentarsi dell’esistente, perché il trascendente non esiste per definizione. La normalità è che la parola dio nemmeno esista. Non si può credenti o non credenti, perché la facoltà di “credere” s’identifica con l’immaginazione e quindi se esiste dio allora esiste anche babbo natale. Per il principio del terzo escluso esistono solo le cose che s sanno e quelle che non si sanno. Quanti roghi sono stati accesi per “difendere” un Flatus vocis? Vorrei che i cattolici mettessero una mano sul fuoco. Io l’ho fatto e mi sono istantaneamente convinto della realtà del dolore (questo s che esiste). Dio, l’anima o la morte sono solo problemi di linguaggio e non hanno realtà al di fuori del nostro orizzonte psichico. Per quanto riguarda la bestemmia mi chiedo come può un essere infinito e metafisico, che ha creato l’universo, offendersi perché paragonato a una sua intelligente e meravigliosa creatura. Un essere del genere non è plausibile o verosimile che abbia la possibilità di offendersi, perché questo fatto pertiene solo all’uomo. Se i “credenti” poi sentono offesi i loro sentimenti chiedo: ma se non può offendersi lui, perché ti offendi tu? Che senso ha? Sapete quante volte vengono offesi i sentimenti di tante categorie (purtroppo esistenti) e a nessuno frega niente, mentre o le ritengo cose piuttosto gravi? Queste categorie non hanno dalla loro le levate di scudi di vescovi che si adoperano per consolarli, anche se poi sono gli stessi che dicono che per qualcuno, più uguale degli altri, certe espressioni blasfeme vanno “contestualizzate”.   Lettera non firmata

Quando Si Discutono temi di questa portata bisogna disporre di un’argomentazione seria e no farsi trascinare dalla propria convinzione, assunta impropriamente come criterio di verità. Ma andiamo con ordine.
1.La sua alternativa in base alla quale “una cosa la si sa o non la si sa” non è una vera alternativa. Potrei chiederle infatti se lei sa e non sa se vivono altri esseri umani in altri pianeti. Lei mi risponderebbe che non lo sa. Ma questo suo non sapere non gli impedisce di crederlo possibile.
2. Può darsi che Dio non esista, ma certamente esiste un’umanità che, nella sua generalità e in tutte le forme possibili, ha creduto che, oltre alle cose che si vedono come gli dèi o Dio. Questa credenza, anche se non è verificabile secondo i metodi della scienza (che peraltro sono a loro volta ipotetici), ha una sua verità che possiamo chiamare “storica”, nel senso che alcune credenze, vere o false che siano producono effetti di realtà. Come nel caso della cultura greca che non sarebbe comprensibile senza gli dèi, o la cultura occidentale che sarebbe impossibile da comprendere a prescindere dal cristianesimo. E qui non mi riferisco solo alla storia dell’arte carica di simbolismo cristiano, e neppure alle origini delle scuole e degli ospedali avviati dalle pratiche cristiane. Persino le crociate e il primo colonialismo, quello seguito alla scoperta dell’America, per quanto eventi violenti e ai nostri occhi esecrabili, sono avvenuti nel nome di Dio e hanno fatto storia. A questo punto, come dar torto a Nietzsche secondo il quale la verità di un’idea si misura sulla sua capacità di produrre effetti di realtà? E non c’è dubbio che l’idea di Dio ha prodotto n tutte le culture grandi effetti di realtà.
3. In occidente poi non ne parliamo. L’idea di Dio e la sua promessa di una salvezza futura ha promosso la scienza che guarda al futuro nel segno positivo del progresso, la sociologia, anche quella marxista, che guarda al futuro come al tempo della riparazione delle ingiustizie sociali, la psicoanalisi che colloca nel passato tutte le negatività nevrotiche e traumatiche e nel futuro la guarigione. Lo stesso senso comune, ogni volta che usa parole come “speranza”, “augurio”, “auspicio”, guarda al futuro come a una promessa in cui sarà possibile riparare i mali del passato. Tutto ciò è cristianesimo diventato inconscio collettivo della nostra cultura che, per effetto di questo sguardo ottimistico sul futuro e non per altro, possiamo considerare la più avanzata della storia.
4. Il problema allora non è quello di discutere se Dio esiste o non esiste e di pensare di poterlo risolvere nelle strette maglie della logica binaria che lei utilizza per confortare la sua tesi, ma quello di chiedersi se Dio è vivo o è morto, se fa ancora storia o se la storia ormai si muove come se Dio non fosse. “Dio è morto”, annuncia Nietzsche. Dunque un tempo era vivo e ora non più. Per questo siamo entrati nell’età del nichilismo, dove “manca lo scopo, manca la risposta al perché”. Il futuro che la fede in Dio garantiva non è più una promessa, e le ragioni per vivere faticano a trovare un perché, un senso, una giustificazione.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 3 marzo 2018 -

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