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venerdì 9 marzo 2018

Lo Sapevate Che: Le leggi (della fisica) da applicare contro i terroristi...


La fisica potrà contribuire a fermare il terrorismo? È una domanda singolare, ma legittima: secondo Neil Johnson, fisico dell’Università d Miami, il modo in cui i gruppi di sostenitori dell’Isis si formano, si scindono e spariscono sui social media è infatti smile a fenomeni come l’ebollizione e la coagulazione. “È vero che il comportamento di un singolo individuo è largamente imprevedibile. Ma quando abbiamo vasti insiemi di persone – prendiamo tutti i pendolar in automobile all’ora di punta – il loro comportamento collettivo, l’ingorgo del traffico, è paragonabile a quello delle particelle. Ed è quindi possibile prevederlo approssimativamente secondo le regole della fisica spiega Johnson. “Se osserviamo una pentola piena d’acqua sul fuoco, e notiamo il formarsi di bolle sempre più numerose, capiamo che l’acqua sta per cambiare stato. I dati ci dicono che succede lo stesso per gli attacchi terroristici: se i gruppi online si formano e si sciolgono a velocità crescente, scambiandosi materiale e informazioni – per esempio come proteggersi dai droni o dagli infiltrati - questa escalation tende a culminare in un attacco. Quello dell’Isis a Kobane nel 2015 ha seguito questo “schema”. Secondo Johnson, poi, tutti gli attacchi degli estremisti – ha studiato anche i gruppi online dell’ultradestra Usa – seguirebbero la stessa legge: “Una distribuzione esponenziale: ovvero, dopo un numero costante di attacchi di una certa entità. Se ne verifica uno dieci volte più grande”. Per studiare i terroristi il fisico ha seguito su Vkontake, il Facebook russo con 350 milioni di utenti, 196 gruppi online che hanno coinvolto 108 mila simpatizzanti dell’Isis. “Passano dall’essere visibile all’invisibilità, per poi riemergere. Crescono di dimensione grazie alla circolazione di materiale propagandistico, ma in media continuando a includere oltre la metà dei membri di partenza. Identifichiamo questi gruppi assegnando loro un “Dna” numerico, una cifra per le dimensioni (1 = grande, 0= piccolo), una per la violenza nei post (1 = alta, 0 = bassa), una che indica la frequenza dei post (molti = 1, pochi = 0) ogni giorno, e così via. E abbiamo trovato un’equivalenza capace di descrivere le dinamiche di questi gruppi, che ricordano la formazione dei cristalli e dei polimeri”. Qualcuno mette in dubbio l’affidabilità dei modelli messi a punto dal fisico, ma lui non abbandona la sua ricerca e ne mette in luce un possibile vantaggio pratico. “I nostri dati dicono che è inutile cercare di identificare in anticipo il “lupo solitario”. Che di fatto non esiste” dice. “Esistono invece insiemi di persone che potrebbero produrre quello che sembra un lupo solitario, ed è utile tenere sotto osservazione questi insiemi perché, anche se non si può individuare quale specifico individuo commetterà un atto estremistico, si riduce la complessività del problema dal cercare un ago nel pagliaio al cercare insiemi di aghi”. Ben più visibili e, dice, meno imprevedibili di quanto si pensi.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 2 marzo 2018 –

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