Il libro è restato trentasei anni tra gli inediti di
Gallimard con il rischio di non essere mai pubblicato. Michel Foucault ne aveva
proibito un’apparizione postuma nel 1982, quando sapeva che l’Aids stava per
ucciderlo, come accadde puntualmente nel 1984. Per fortuna la volontà del
filosofo non è stata rispettata e dopo la lunga, comprensibile, rispettosa
esitazione le quattrocento pagine di “Les aveux de la chair” (splendido titolo
originale, “Le confessioni della carne”), sono uscite come quarto volume della
“Storia della sessualità”, che era rimasta incompiuta. La comparsa del saggio,
una ricerca erudita e appassionante, è uno degli avvenimenti editoriali di
rilievo, il più importante, di questo inizio d’anno. Avviene mentre è in corso
un dibattito che abbraccia, non tanto di riflesso, temi come il desiderio, il
consenso, la diversità dei sessi. Foucault scava nei millenni, arriva ai primi
secoli del cristianesimo attraverso il filtro della sessualità, offrendoci uno
sguardo sul passato remoto che ci sembra di straordinario interesse attuale.
Sant’Agostino definiva il rapporto sessuale (è vero “in paradiso”) come “un
atto da cui è esclusa la libidine almeno per quello che essa comporta di forza
costrittiva”. Un principio applicabile anche sulla terra. Come un esploratore che si addentra in terre non ignote, ma semiconosciute, Foucault supera,
chiarisce anzitutto un malinteso che ha indotto a lungo in errore. Si sono
aggiudicate alla dottrina cristiana le colpe e le proibizioni che pesano sulla
sensualità. Stando a un’antica convinzione non sono pochi a pensare che le
dovremmo imputare la responsabilità della tristezza che affligge la nostra
carne. Foucault lo smentisce. Ricorda anzitutto che i grandi principi di
austerità sessuale, come lo scopo procreatore esclusivo dell’atto sessuale,
l’obbligo di fedeltà nel matrimonio, la condanna degli amori e pratiche
omosessuali, erano già stati formulati dai filosofi pagani. Sono poi rimasti
straordinariamente validi attraverso i secoli. Il cristianesimo ha avuto un
ruolo innovatore, ma non ha appesantito le proibizioni. Ha inventato, dice
Frédéric Gros, filosofo e curatore del libro di Foucault, senza intensificare
la censura e aumentare la nostra colpevolezza sensuale. “Le confessioni della carne” è la prima opera in cui Foucault si dedica interamente alla dottrina, per
quanto riguarda la lussuria, la verginità, il matrimonio, la penitenza, il
battesimo, così come l’hanno espressa i Padri cristiani dei primi secoli. Il
filosofo del Ventesimo secolo si addentra nei monasteri di quell’epoca dove
scopre una continuità tra i principi antichi e quelli cristiani. Una continuità
che smentisce appunto la convinzione che il cristianesimo abbia interrotto una
morale di tolleranza dominante nel mondo pagano. Foucault riscontra tuttavia qualche
diversità: “I moralisti pagani anche quando accettavano i rapporti sessuali
soltanto nel matrimonio e al fine di procreare, analizzavano separatamente
l’economia dei piaceri necessari al saggio e le regole di prudenza e di
convenenza proprie alle relazioni matrimoniali”. La sessualità degli spot
diventa un oggetto di riflessione che l’individuo distingue dalla pratica dei
piaceri. Questo continuerà a contare nelle società occidentali. Foucault dimostra, al contrario di quello che molti pensano e sostengono, che il
cristianesimo non ha tentato di ridurre o di annullare l’importanza della
sessualità. Ad essa ha riservato un posto centrale, decisivo. Da Tertulliano a
Sant’Agostino, da Giovanni Cassiano a San Giovanni Crisostomo, i primi Padri
cristiani creano, è vero, un altro rapporto tra la sensualità e il peccato, il
desiderio, la parola, la verità. Secondo una tesi di Sant’Agostino, evocata da
Foucault, nell’atto sessuale c’è una parte involontaria, incontrollabile:
l’eccitazione iniziale e il momento del coito sono insurrezioni contro se
stessi e anche un richiamo alla rivolta contro Dio dopo la Caduta.
Bernardo Valli –
Dentro E Fuori – L’Espresso – 4 marzo 2018 -
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