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venerdì 16 marzo 2018

Lo Sapevate Che: Programmare è un gioco da ragazze: noi glielo insegnamo...


Insegnare alle ragazze come funzionano i programmi dei computer, come si progetta un robot o di inventa una nuova app aiuta a scardinare il principio educativo secondo cui devono essere sempre perfette e perfettamente preparate per riuscire in qualcosa. Imparare a programmare significa sostituire l’utopia della perfezione con l’accettazione dell’errore come parte della realizzazione di un progetto”. Così, al telefono da New York, esordisce Resma Saujani, statunitense d’origine indiana, ex studentessa di Harvard, avvocata promotrice dell’educazione tecnologica delle teenager in tutti gli Stati. Prosegue: Nessun Paese avanzato può lasciare che le donne, metà della sua popolazione, non abbia le competenze necessarie per entrare nel mondo dell’hi-tech e della robotica- Si tratta di un danno economico e sociale che non possiamo permetterci. Oggi, negli Usa, il gender gap è enorme e più forte rispetto ad anni fa: le donne sono solo un quinto dei laureati in computer science. E il problema è globale. L’Agenzia Onu per le telecomunicazioni ha lanciato l’allarme sull’allargarsi nel mondo del digital gender gap sia nell’uso delle tecnologie che nelle mansioni lavorative. E secondo una ricerca condotta da NetConsulting Cube su un campione di 60 aziende italiane nel 70 per cento delle società la quota femminile in ruoli tecnico-scientifici è inferiore al 25 per cento. Per cambiare queste percentuali Saujani ha fondato nel 2012 una Ong che organizza corsi extracurriculari nelle scuole statunitensi e coinvolge circa 50 mila ragazze. Ora arriva in Italia il manuale che si intitola come la sua associazione: Girls Who Code. Impara il coding e cambia il mondo (Il Castoro). Un libro dalla grafica divertente, per attrarre le adolescenti, ma serissimo nei contenuti e capace di far comprendere le regole di base. Che cos’è il pensiero computazionale? Cosa vuol dire creare un loop? A che cosa servono gli onnipresenti algoritmi? E le funzioni? Con esempi tratti dalla vita quotidiana e scolastica, l’autrice arriva, nell’ultima parte del libro, a spiegare alle lettrici (e anche ai lettori, ovviamente come impostare un progetto di coding dall’inizio alla fine. “La programmazione è vista come un’attività complessa, ed è legata a un’immagine maschile e solitaria. Questo allontana le studentesse. Io invece mostro che può avere un impatto positivo sulla comunità. Consiglio ai genitori di leggere questo libro insieme alle figlie. Siamo tutti grandi consumatori di apparecchi hi-tech ma non sappiamo perché funzionano”. Le ragazze che hanno seguito i corsi sono già iscritte a facoltà scientifiche in numeri più alti rispetto alla media nazionale. Ma non c’è solo questo: “Fare coding è arte. Sviluppa la creatività e la capacità di lavorare in team. Non ditemi che questa non è roba da ragazze”.
Lara Crinò – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 9 marzo 2018 –

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