“Emergenza, Buona Sera,
Dica….” “Hallo, mi sente?” “La sento, signora…” “C’è una tigre nel mio cortile”.
“Ahhhh…mmmm…c’è una…cosa?”, “Una tigre…ha presente una tigre?”. “In che senso
una tigre, signora?”. “Nel senso di una tigre…una tigre…un felino
enorme…”. “Lei sta bene, signora?”. “Sto benissimo, maledizione, c’è una tigre
nel mio cortile che sta…o mio Dio, o mio Dio…”. Finisce qui la registrazione
della telefonata di una signora di McDonough, sobborgo di Atlanta, in Giorgia,
al centralino del 911, che sarebbe il 112 anericano, la sera di martedì 12
settembre e che i media americani hanno riportato. Nonostante la comprensibile
perplessità iniziale della centralinista, la tigre nel giardino di quella
signora c’era davvero. Si chiamava Suzy ed era una tigre siberiana, anche se
lei la Siberia mai aveva visto essendo nata sei anni prima a Tampa, in Florida,
nel serraglio del Circo Ringling Brothers. Come Suzy fosse arrivata da Tampa
alla periferia di Atlanta, distante ottocento chilometri è il triste romanzo
della crudeltà degli uomini che usano gli animali per il proprio
intrattenimento. Quando Il Circo Ringling aveva definitivamente chiuso e si era
creato il problema di sistemare i sedici grandi felini tra leoni leopardi e
tigri che avevano lavorato senza averlo chiesto, nel Circo, un mercante inglese
di “bestie feroci” da spettacolo si era fatto avanti e li aveva acquistati
tutti per trasportarli in Germania. Ma spedire sedici gattoni selvatici non è
come mandare un micino, che già è complicato. L’unica società di spedizione che
aveva accettato il compito era stata la FedEx, che aveva giustamente chiesto
che quel serraglio di leoni e tigri fosse trasportato all’aeroporto centrale
della società, a Memphis, nel Tennessee.
E per raggiungere Memphis da Tampa si deve passare per la Georgia. Si
doveva fare in fretta, perché il mostruoso uragano José si stava avventando
sulla Florida e le strade cominciavano a riempirsi di sfollati. Ancora nessuno
sa come, ma durante una sosta in un parcheggio lungo l’autostrada numero 75
alle porte di Atlanta, da una delle gabbie Suzy la Siberiana era riuscita a
scappare. Se n’era accorto, scuotendosi dal sonno, il guidatore che,
riaccendendo i fari, aveva visto gli occhi di una tigre brillare per un istante
tra le foglie del boschetto accanto al parcheggio, Per sei ore, polizia e
personale della protezione animali avevano battuto i dintorni. Avevano
intravisto la sagoma di Suzy che scivolava nel buio e saltava felice steccati
facendo quello che le tigri, per vocazione e per tradizione, tendono a fare:
cacciare prede nel buio. Doveva essere insieme sbigottita ed esaltata, Suzy la
Siberiana, potendo correre e saltare fra boschi e prati senza sbarre, nella
prima notte di libertà della sua vita. E doveva essere molto eccitata quando
saltò dentro il giardino della signora che si precipiterà al telefono sentendo
abbaiarle contro Fritz, il dachshuand,
il suo bassotto. A giustificazione del cagnolino, dobbiamo pensare che mai, povera
bestiola, aveva visto una tigre, al massimo incrociato qualche gatto randagio e
non poteva immaginare la potenza e l’agilità di quella meravigliosa predatrice.
Non ci poteva essere difesa per lui, nel duello con la tigre. Sarebbero passate
ancora cinque ore, prima che il cerchio dei cacciatori si stringesse attorno a
Suzy. Veterinari e addetti alla Protezione avevano scongiurato di sparare
proiettili anestetizzanti, ma Suzy aveva commesso il peccato mortale di
attaccare e uccidere e la legge consentiva di abbatterla. L’hanno abbattuta con
un solo colpo preciso, sparato da un tiratore scelto della polizia con un
fucile a cannocchiale, in mezzo agli occhi, nel testone. È morta da libera
tigre. I suoi quindici compagno di prigionia sono già stati trasportati in
Germania per divertire gli umani.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di La Repubblica – 28
ottobre 2017 -
Nessun commento:
Posta un commento