Negli Usa la preoccupazione per le
molestie sessuali è alle stelle. Il 69 per cento degli americani ne parla come
di una vera emergenza nazionale. A dirlo è un sondaggio pubblicato in questi
giorni da Gallup. Lo studio condotto da Lydia Saad, ha fatto un raffronto tra
le inquietudini di questi giorni, dominati dal caso Weinstein e dalle
rivelazioni che hanno distrutto la reputazione di Kevin Spacey, e lo
smarrimento collettivo che lo stesso istituto di ricerca aveva rivelato nel
1998. Era l’annus horribilis di Bill
Clinton, travolto dallo scandalo Lewinsky e denunciato da Paula Jones, un’ex
dipendente dello Stato dell’Arkansas, che accusò il presidente di averla
tormentata con le sue avances. Da allora la preoccupazione è cresciuta del 19
per cento. E a rendere il quadro ancora più cupo è la sensazione che la società
sia sempre più indifferente. E addirittura mostri una pericolosa assuefazione
alle violenze, fisiche e psicologiche, nei confronti delle vittime. Eppure il
problema è oggettivo, dal momento che 4 donne su 10 sono state oggetto di
pesanti molestie. La vera questione è se il clamore mediatico suscitato dal
caso Weinstein incoraggerà le persone a denunciare
gli aggressori nella sede più appropriata, che resta l’aula del tribunale.
E non si limiti ad esporli alla gogna mediatica o alla condanna della rete. E
qui per fortuna i dati sembrerebbero incoraggianti, visto che adesso il 38 per
cento delle donne si dice disposto a denunciare, contro il 18 per cento del
1998. Ed è un buon segnale perché la legge è l’unica arma per rendere giustizia
alle vittime. E il miglior antidoto contro i polveroni social. Che non servono
a nessuno e fanno male a tutti.
Marino Niola – Miti d’Oggi – Il Venerdì di La Repubblica – 17
novembre 2017-
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