Il mito della maternità perfetta nuoce
gravemente alle mamme. Perché le illude di essere onnipotenti e poi le lascia
frustrate e deluse. A dirlo è Margaret Nichols, una quarantenne di New York.
Insegante di meditazione e da sempre sostenitrice del parto acquatico in casa.
Nel corso in na lunga intervista uscita su Time della scorsa settimana.
Margaret ha confessato a Claire Howorth di essersi dovuta amaramente ricredere,
dopo aver affrontato la sua prima gravidanza. Alla trentesima ora di travaglio
dolorosissimo, immersa in acqua a temperatura corporea, ha realizzato
improvvisamente di essere vittima di un’ideologia romantica quanto perversa. Di
un misto di mammismo e naturismo per cui il corpo della donna sarebbe un
congegno perfetto, fatto apposta per procreare. Per allattare al seno. Per
sviluppare gli anticorpi del pargolo. Per dispensare cure h24. Ma quale
onnipotenza? – dice Nichols incazzatissima – il parto è il momento di massima fragilità per le donne. Che dietro
quella cortina rosea e melensa, sperimentano solitudine, paura, inadeguatezza.
E soprattutto senso di colpa, perché non si sentono all’altezza di quel mito
che ha preso possesso della loro anima e che idealizza il loro corpo. Così, se
non hanno latte sufficiente o nutriente, si sentono fallite. Se ricorrono al
cesareo si sentono sconfitte. Perché non hanno creduto abbastanza nel loro
corpo, Insomma una serie di idiozie, spesso condivise e diffuse anche da medici,
influencer e sedicenti esperti. Risultato. Le donne si sono giustamente
liberate dal patriarcato. Ma purtroppo molte di loro sono cadute nella trappola
del neo-matriarcato. Che le esalta come deo-madri, ma non riconosce loro il
diritto di essere semplicemente se stesse.
Marino Niola - Miti D’Oggi – Il Venerdì di La Repubblica – 10
novembre 2017 -
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