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giovedì 16 novembre 2017

Lo Sapevate Che: Si avvera il sogno del botanico che andò in Australia con Cook...



Altro che spedizioni spaziali, le avventure degli scienziati esploratori settecenteschi surclassano quelle degli astronauti, per emozioni, drammi, scoperte. Almeno questo viene da pensare leggendo in Florilegium (Einaudi) la storia del botanico inglese Joseph Banks (1743-1820) e dei suoi colleghi scienziati e artisti, tutti poco più che ventenni, che parteciparono alla prima spedizione di James Cook, in Oceania, fra il 1768 e il 1771. “Fu un’epoca di esplorazioni che ampliarono enormemente la visione naturalistica del monto” dice Chiara Nepi, curatrice della sezione di Botanica del Museo di storia naturale di Firenze, “e Banks fu molto importante perché, ricco di famiglia, preparò a sue spese una spedizione scientifica di alta qualità: coinvolse, tra gli altri, il botanico svedese Daniel Solander, che aveva lavorato con Linneo, e il pittore scozzese Sydney Parkinson, che realizzò bellissime tavole botaniche ma non rivide più la sua patria, morendo di febbri a 26 anni, dopo la tappa finale della spedizione in Indonesia”. Naturalmente lo scopo principale delle spedizioni non era ampliare la conoscenza. “In questo caso la ragione ufficiale era osservare il transito di Venere sul disco solare da Tahiti, per migliorare le tavole nautiche. Il vero scopo era però prendere possesso per la Corona della Terra Australis Incognita, cioè l’Australia, intravista un secolo prima da navigatori olandesi. Già che c’era, la marina si portava dietro specialisti per studiare popoli e natura locali, anche in vista dello sfruttamento di quelle terre”. Banks, per esempio segnalò l’ala produttività dell’albero del pane di Tahiti. Così, vent’anni dopo, il veliero Bounty fu inviato in Polinesia per trasferirne alcune piante nei Caraibi, come cibo per gli schiavi. E il tutto finì con il più famoso ammutinamento della storia. Ma l’albero del pane fu solo una delle 3.600 specie di cui Banks riportò campioni in Inghilterra, prelevandoli a Madera, in Brasile, Terra del Fuoco, Polinesia, Nuova Zelanda e Australia: 1.300 erano ancora sconosciute in Europa e per classificarle si crearono 110 nuovi generi. Parkinson invece realizzò quasi 2.400 disegni di piante e animali. Al ritorno l’enorme mole di materiale fu messa a disposizione degli studiosi e, dai disegni di Parkinson, vennero realizzate 600 incisioni. Avrebbero dovuto entrare in un’opera in q4 volumi, il Florilegium, che però non fu mai realizzata: rovesci finanziari resero Banks meno munifico, mentre, con il passare del tempo, la novità delle sue scoperte si affievoliva. Dopo la sua morte il materiale finì al Museo di Storia naturale di Londra, dimenticato. Fu ripreso solo nel 1990: vi si sono dedicati il botanico David Mabberley, che nel Florilegium ora in Libreria commenta tutte le specie illustrate, lo storico dell’arte Mel Gooding, che ha scritto l’introduzione del libro, Joseph Studholme, che ha raccontato come si è arrivati a recupero e stampa delle tavole originali, con l’aiuto dell’esperto di incisione antiche Edward Egerton – Williams. Così, finalmente, seppure in versione ridotta, il sogno di Banks si è avverato.
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di La Repubblica – 10 novembre 2017-

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