Contro razzismo e paure
c’è solo un antidoto:
conoscere chi è
“diverso”
Gentile Serra, la sua
Amaca del 16 maggio non mi è piaciuta. Minimizza il rischio rappresentato dalla
presenza di una numerosa comunità musulmana nei Paesi europei. Molte giovani
donne sono oppresse da una religione che sembra nata da una ossessione sessuale. Quando parlo
con le mie allieve che vengono a scuola velate mi rispondono che, secondo la
loro religione, il corpo della donna non è puro, che i capelli sono un richiamo
sessuale e debbono essere coperti, come la pelle delle gambe e delle braccia.
Se dico loro che una donna potrebbe semplicemente desiderare di camminare
sentendo il vento nei capelli e sulle gambe nude, che il corpo delle donne non
può essere definito solo dallo sguardo maschile e che ha diritto di esistere
anche al di fuori di una relazione sessuale con un uomo, mi guardano stupite.
Non si vede mai una piazza piena di musulmani moderati che
manifestano contro il sadismo sessuale con cui orrendi uomini barbuti
condannano povere donne a subire centinaia di frustate per un abbigliamento
giudicato impudico.
Voi uomini sottovalutate il pericolo della diffusione dell'Islam
perché nessun fanatico vi imporrà mai di fare il bagno rivestiti di orrende
palandrane nere, né vi metterà una gabbia sulla faccia o vi impedirà di andare
in bicicletta in calzoncini.
Margherita Simonetta
Gentile Margherita, se c’è una cosa che mi fa inorridire è il
fanatismo religioso. Se c’è un’altra cosa che mi fa inorridire è il controllo
maschile sul corpo delle donne. Di entrambe le oppressioni, così spesso
correlate tra loro, scrivo molto, a costo di ripetermi. Quanto all’ossessione
del controllo sessuale come uno dei motori profondi non solo dell’islam, ma di
tutti i monoteismi “patriarcali” e di diverse altre confessioni religiose, mi
trovo in perfetto accordo con lei. Ma in quell’Amaca dicevo un’altra cosa: dicevo, per altro commentando uno
studio statistico, che la conoscenza e perfino la promiscuità finiscono per
stemperare i pregiudizi e la paura dell’altro.
E che il razzismo ha una forte componente fantasmatica:
si teme soprattutto ciò che non si conosce. Si chieda quanti milioni di
musulmani, vivendo in Europa, hanno subito il contagio della nostra liberalità
di costumi e di pensiero; e quanti di noi hanno imparato a non considerare le
comunità di immigrati come un unico enorme corpo estraneo, ma come un
molteplice e composito mosaico di persone e di culture che solo un idiota o un
fanatico ( perché esiste anche il fanatismo xenofobo e allofobo) può rigettare
in blocco. Io credo che la guerra contro il fanatismo sia tipicamente
trasversale. Per farle solo un esempio: un israeliano tollerante ha più
sentimenti in comune con un palestinese tollerante, di quanti un
israeliano/palestinese tollerante ne abbia con un israeliano/palestinese
fanatico. E’ vero, ancora non abbiamo visto, in Europa, manifestazioni di
islamici moderati contro il sessismo feroce degli integralisti. Ma la grande
comunità musulmana di Londra, per esempio, ha avuto un sussulto di solidarietà
e di sdegno dopo gli attentati nella metropolitana nel luglio del 2005. Da
inglesi che piangono altri inglesi Nei Paesi del Maghreb è in corso una lunga,
sanguinosissima guerra intestina tra “laici” e fondamentalisti, ovvero tra
musulmani e musulmani. La globalizzazione ci suggerisce, e in un certo senso ci
impone, non di condannare, schivare, escludere; ma di partecipare, parlare,
capire. Continui a parlare, la prego, con le sue giovani alunne musulmane.
Michele Serra – Venerdì
di Repubblica – 30 maggio 2014 –
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