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venerdì 6 giugno 2014

Lo Sapevate Che: Parlano Italiano i figli rubati dei desaparecidos...




Alcuni dei bambini strappati ai genitori dopo il golpe di Videla potrebbero essere cresciuti nel nostro paese. Oggi, con le Nonne di Plaza di Mayo, c’è chi li sta cercando

“Se sei nato tra il 1975e il 1980 e hai dei dubbi sulla tua identità, puoi contattare l’ambasciata Argentina in Italia”. Con questo appello stampato e una valigetta stracolma di volantini, Carlos Cheniak sale e scende senza sosta dai treni italiani. “Sono convinto che si trovino in Italia”, dice al Venerdì dal telefonino, mentre cerca un angoletto nel convoglio Milano-Roma per non restare senza campo.
Nelle sue vesti di ministro per i Diritti Umani, Cheniak coordina la campagna per il diritto dell’identità lanciata dai diplomatici argentini a Roma. Il compito è davvero impegnativo: rintracciare in Italia i figli sottratti ai desaparecidos come trofeo di caccia durante l’ultima dittatura argentina. Ma non solo. La ricerca parte dai nati un anno prima del golpe, quando i paramilitari della vedova di Peròn, i pasdaran del peronismo di destra, aprivano le porte dell’inferno.
L’iniziativa diplomatica è affiancata dalle più prestigiose università italiane. Dai tre principali sindacati e da tanti sindaci: una troika che garantisce all’ambasciata la rete territoriale per far passare il messaggio. Chi si reca agli sportelli dell’anagrafe troverà, probabilmente, appeso il manifesto con l’appello. C’è da rastrellare fino in fondo per trovare questi giovani tra 34 e 39 anni che vivono sotto una falsa identità, ignari della loro provenienza.
A cercarli da una vita sono le nonne, che vanno dietro le orme di ben 500 nipoti nati in cattività.
Le Nonne di Plaza de Mayo (Npm) ne hanno finora ritrovati 113, di cui una decina proprio LL’ESTERO. Alcuni, ahimè, “riapparsi” morti: le mamme furono sepolte uccise incinte e sepolte in fosse comuni, come i repubblicani della guerra civile spagnola o i neri sgozzati dell’Apartheid sudafricano”.
“Molti dei nostri nipoti potrebbero essere stati portati in Italia da piccoli; oppure, da adulti, aver deciso di emigrare dopo le nostre crisi economiche”, racconta Estela Carlotto, da Buenos Aires. La presidente delle Npm e precandidata al Nobel per la Pace spiega che “per identificarli, abbiamo versato del nostro sangue in una banca di dati genetici creata trent’anni fa, un anno dopo il crollo della dittatura”. Sangue che resta congelato e che può essere confrontato da chiunque, anche in modo postumo, quando le nonne non ci saranno più per festeggiare.
Festeggiare, sì. Ogni volta che un giovane riacquista la propria identità, le abuelas organizzano una cerimonia dove tutto è gioia. Il nipote ritrovato abbraccia sua nonna – una perfetta sconosciuta fino a poco prima e riceve delle scatole con i ricordi dei genitori scomparsi: fotografie, pezzettini di carta manoscritta, nastri di audio con le voci di papà e mamma e, se ci fossero, gli scarpini tessuti dalla madre prima che piombassero i boia.
E se il sangue da testare fosse ora italiano?
Da qualche mese sono in arrivo telefonate al centralino dei consolati di Roma e Milano. Cherniak le smista con la massima riservatezza e propone al richiedente di vedersi di persona. Non importa dove. Il diplomatico prende la sua ventiquattrore e ci va. Se il sospetto dopo l’incontro si rafforza, scatta la linea diretta con Buenos Aires: la Commissione nazionale per il diritto all’identità valuta il caso e adopererà i consolati in Italia per prelevare, in loco, la prima goccia di sangue. Un sigillo di ceralacca sul corriere diplomatico e via: il Dna finisce a Buenos Aires, dove sarà paragonato con l’intera banca genetica delle nonne.
In mezzo agli italiani, per esempio, potrebbe vivere Guido, il nipote di Estela Carlotto.Nel 1977, sua figlia Laura fu costretta a partorire nell’ospedale militare e ribattuta in cella senza suo figlio. Era il modus operandi per attuare il genocidio. Dopo poco venne trucidata e la salma fu consegnata a Estela. Zero tracce del neonato. La mamma fece solo in tempo a dargli un nome.
L’instancabile Cherniak prosegue il suo tour de force su e giù per lo Stivale italiano. Corre allo sfinimento, organizza conferenze stampa, seminari e incontri con le parti sociali. “Ragazzi” arringa l’aula magna dell’Università di Roma Tre, zeppa di studenti. “Hanno massacrato un’intera generazione della vostra  età. Questa tragedia non è lontana. Dobbiamo trovarli. Sono ora di noi”.
Agli scettici il diplomatico spiega:  “L’Argentina è il Paese più italiano dopo l’Italia. Guardate un po’ i cognomi dai carnefici se ve ne renderete conto” In effetti, molti dei figli della diaspora italiana nati nel Sudamerica girano con due passaporti in tasca; un “nullaosta” per espatriare i figli sottratti nipoti . “Molti nipoti potrebbero risultare all’anagrafe come cittadini italiani”, scommette Cherniak, che chiede ai dindaci di spulciare fino in fondo nei registri comunali. Malgrado gli anni trascorsi, Carlotto avverte: all’estero si sono ancora torturatori latitanti. Quelli rimasti in argentina, invece, sono dietro le sbarre. L’x presidente Néstor Kirchner ha dato un forte impulso ai processi contro i militari. Jorge Videla, l’artefice dell’orrore, è morto l’anno scorso in una cella ordinaria; niente arresti domiciliari. In attesa di uno come Kirchner, le nonne si erano date da fare per cercare giustizia altrove. Il magistrato iberico Balasar Garzòn fece condannare a Madrid gli aguzzini  Rido Cavallo e Adolfo Scilingo. Ancora quei cognomi italici…”Una decina di spagnoli ci avevano avvertito di un uomo dell’aspetto strano, arrivato nel loro quartiere, che girava con un bambino che pareva non fosse suo”, puntualizza Estela, che sottolinea l’importanza del passaparola. “E coì l’abbiamo incastrato”, dice con soddisfazione simile a quella di Simon Wiesenthal quando beccava un nazista nascosto. Ogni volta che un torturatore finisce all’ergastolo, i figli sopravvissuti dei desaparecidos cantano: “Olé, olé/ olé, olaaa / come ai nazisti gli succederà / ovunque vadano li andremo a cercar”.
Non solo la Spagna. Anche l’Italia ha cambiato atteggiamento. Un argentino esiliato a Roma, Jorge Ithurburu, dell’onlus 24 marzo.it, ha per decenni mosso mari e monti per far capire alle toghe italiane che i crimini contro l’umanità nel suo Paese fossero imperscrittibili ma, soprattutto, perseguibili universalmente. Gli hanno dato retta e, nel 2007, la Corte di Assise di Roma ha condannato all’ergastolo cinque seviziatori per l’uccisione di italiani in Argentina. L’ammiraglio Emilio Massera, numero due di Vileda, è morto mentre era indagato dallo stesso tribunale. Massera faceva parte della P2 di Licio Gelli, che vantava passaporto argentino e occupava  addirittura la stessa poltrona che oggi tocca a Cherniak. Erano tempi in cui l’ambasciatore italiano a Buenos Aires chiudeva il cancello in faccia ai condizionali che vi s’accalcavano chiedendo aiuto. Ma c’era uno che lo scavalcava: Enrico Calamai, lo Schindler italiano, il giovane console che rischiò la pelle garantendo salvacondotti a chiunque volesse fuggire da quell’incubo. Uno dei passaporti italiani rilasciati sotto banco da Calamai nel 1976 ha salvato la vita a Claudio Tognonato, oggi professore di Sociologia all’Università Tre. Questo docente coordina gli atenei italiani alla ricerca dei nipoti, con una pagina Facebook, reti sociali e una ventina di video online con le testimonianze dei ragazzi ritrovati. “L’atteggiamento dell’Italia è oggi positiva ammette Tognonato, autore di Affari nostri, diritti umani e rapporti Italia-Argentina 1976-1983 (Fandango, 2012). Tuttavia, gli intrighi della P2 sono ancora forti e Roma mantiene gli archivi chiusi. Finora sono stati consegnati agli argentini tre plichi con dossier, seppur filtrati, appartenenti all’ambasciata d’Italia a Buenos Aires. Quest’anno potrebbe arrivare il quarto faldone. A consegnarlo ufficialmente sarebbe la ministra della Difesa Federica Mogherini, di persona, in Argentina. Sarà la volta che i file della Farnesina verranno alla luce? Le nonne sanno aspettare. Il loro sangue non scade.
Matìas Marini Venerdì di Repubblica – 30 Maggio 2014 -

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