Che dramma per l’euro
non avere un popolo
Il valore di una moneta
si basa sulla fiducia in chi la emette. E dunque per l’Europa il problema non è
solo la mancanza di uno Stato unitario, ma soprattutto l’assenza di valori
comuni in cui tutti i cittadini possano riconoscersi
Avete mai provato a raffrontare un biglietto da dieci euro
con uno da dieci dollari? Su di un lato della banconota americana c’è il
ritratto di Alexander Hamilton (uno dei primi ministri del Tesoro Usa).
Dall’altro c’è la Casa Bianca. Sulla euro Banconota da un lato si vede una
mappa geografica dell’Europa, dall’altro dei dettagli architettonici familiari.
Non preoccupatevi se non riuscite a riconoscerli, perché quegli edifici non
esistono. Non riuscendo a mettersi d’accordo su quali erano i simboli
dell’Europa, i paesi dell’eurozona hanno preferito disegnare degli edifici di
fantasia, che ricordano solo vagamente monumenti storici europei.
Da questo semplice paragone si può facilmente desumere il
dramma dell’euro: non solo una moneta senza Stato (come ha ricordato il
Governatore della Banca d’Italia nelle sue Considerazioni citando Tommaso Padoa
Schioppa), ma anche una moneta senza un popolo. Un popolo si riconosce nei suoi
eroi comuni. Da Galileo Galilei a Leonardo Da Vinci, da Maria Montassori a
Giuseppe Verdi, questi erano gli eroi italiani celebrati sulle banconote in
lire. Ma in Europa questi eroi comuni non esistono. Non esistono neppure valori
comuni. <le banconote americane hanno scritto in cima “In God We Trust” (riponiamo
la nostra fiducia nel Signore). Come potrebbe farlo un’Europa che non solo ha
rifiutato le proprie radici cristiane, ma sta diventando sempre più atea?
L’Europa è quella che ci viene rappresentata sulle nostre banconote:
un’astratta espressione geografica con qualche frammento di storia comune. E’
possibile sostenere una moneta comune senza uno Stato e senza un popolo?
Che C’Entra, mi diranno in molti, un popolo con
la moneta? Forse che quel coacercodipopolicheeral’Imperoaustroungarico non
aveva una moneta comune? E così l’Impero romano e molti imperi multietnici
del’antichità?
Quelle monete erano
basate sul valore intrinseco del metallo prezioso con ciu erano state coniate.
Non così le banconote. Secondo una recente teoria economica (la cosiddetta
teoria fiscale del livello dei prezzi) il valore delle banconote si basa sulla
fiducia nello Stato emittente. Dei semplici pezzi di stoffa verde (i dollari
sono fatti si stoffa non di carta, da cui il termine spesso usato dai nostri
emigranti di “pezze”) assumono valore perché un governo comune è disponibile ad
accettarli come pagamento per le proprie imposte. Più che in Dio i detentori di
dollari ripongono la loro fiducia nella
Casa Bianca e nelle sua disciplina fiscale. Se le imposte presenti e future non
sono sufficientemente elevate rispetto alla spesa pubblica (ovvero ci sarà
inflazione. Se invece quella disciplina dovesse essere eccessiva, quei pezzi di
stoffa aumenteranno di valore, ovvero ci sarà deflazione.
In Europa Un Governo comune non c’è. A sostenere il
valore delle nostre banconote è la fiducia nella disciplina fiscale di tutti i
governi dell’eurozona. Ed è proprio perché questa fiducia manca (almeno da
parte dei tedeschi) che la disciplina di bilancio è stata introdotta per
trattato: il patto di stabilità prima ed il cosiddetto “fiscal compact” poi. Il
fiscal compact (in vigore dal 2015) impone a tutti i paesi dell’area euro un
deficit pubblico strutturale (ovvero aggiustato per gli effetti del ciclo
economico) inferiore all’1 per cento del Pil. I paesi come l’Italia con un
rapporto debito/Pil superiore al 60 per cento dovranno non solo contenere il
loro deficit strutturale allo 0,5 per cento del Pil, ma anche ridurre
l’eccedenza di questo rapporto su di un arco di vent’anni.
Difficilmente l’Italia potrà adeguarsi a questi limiti. Certo
è che se tutti lo faranno, la politica fiscale dell’eurozona sarà
eccessivamente rigida. Secondo la teoria fiscale del livello dei prezzi, è
questo il motivo per cui l’eurozona scivola lentamente nella deflazione. Non
sono interamente convinto da questa teoria, che non spiega come mai il Giappone
non è in iperinflazione. Ma fa riflettere, soprattutto alla luce delle
persistenti tendenze deflattive nell’area euro. E ci suggerisce che il problema
dell’euro non è nella Bce, ma nella figura mancante sulle banconote:
l’inesistente Casa Bianca europea.
Luigi Zingales – L’Espresso – 12 giugno 2014 –
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