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venerdì 6 giugno 2014

Lo Sapevate Che: Addio alle armi e agli eroi: bastano i droni....




Un filosofo spiega come il vecchio ethos militare sia stato congedato in favore di cacce mirate

Ma se, come affermava Hegel, “le armi non sono altro che l’essenza dei combattenti”, come la mettiamo con i droni? Scordatevi Achille, Aiace, Patroclo; spazzati via a colpi di teleguida da quelli che nel gergo dell’esercito americano vengono classificati come “veicoli aerei di combattimento senza equipaggio”. Finita per sempre la stagione dell’ethos militare fondato sull’eroismo (e sul coinvolgimento diretto nella pugna), archiviato il modello classico di Von Clausewitz, che assimilava la guerra a un duello, i droni impongono il paradigma della “caccia”. Alla bade c’è la dottrina del Network-Centric Warfare: niente più comando, controllo e catena gerarchica, l’individuo nemico rappresenta il nodo di una rete da distruggere disarticolandola nei punti chiave.
La genealogia culturale dei Predator e dei Reaper viene raccontata dal filosofo Grégoire Chamayou nella sua Teoria del drone. Principi filosofici del diritto di uccidere ( Derive Approdi, pp.222,euro17), che parte dagli studi del 1964 dell’ingegner Johm W.Clark sulle “macchine telechiriche” (ossia telecomandate a distanza) per arrivare ai giorni nostri.
Nel 2001, il superfalco Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa, ispirandosi al programma israeliano di “omicidi mirati”, chiese al suo stato maggiore una riformulazione della strategia. Ci furono perplessità di alti ufficiali, contrari per le implicazioni giuridiche ed etiche. A supporto della nuova teoria si schierò il filone del “militarismo democratico”, invocando motivazioni che vanno dall’idea di una guerra senza vittime alla logica del “male minore” fino alla giustificazione del drone quale “arma umanitaria”. Il binomio foucaultiano “sorvegliare e punire” è diventato, da quel momento, sorvegliare e annientare (una volta per tutte).
Massimiano Panarari – Venerdì del 30 maggio 2014 –

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