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venerdì 7 febbraio 2014

Lo Sapevate Che: Il Vetro Soffiato....


Letteratura Silenziosa

Socrate parlava poco e non scriveva affatto. I suoi discepoli li educava con i suoi comportamenti. E anche oggi questa forma di linguaggio assorbe una parte crescente della società. Cultura e informazione sono diffuse on line.

Il tema del linguaggio mi ha sempre molto intrigato. Soprattutto il linguaggio silenzioso che comincia con Socrate, e non scriveva affatto.
I suoi dialoghi infatti sono una libera ricostruzione di Platone e anche di altri, scritti quasi tutti dopo la sua morte.
Platone scriveva e parlava, Socrate no. Socrate leggeva silenziosamente.
Ci si può chiedere in che modo educasse i suoi discepoli e la risposta è: li educava con i suoi comportamenti.
Nel dialogo che Platone intitolò “Fedone” si racconta che il maestro, essendo stato imprigionato dai tiranni che governavano Atene con l’accusa di avere complottato contro il governo della città e anche di avere corrotto i giovani con costumi che si ispiravano ad una sorta di pedofilia, decidesse di suicidarsi perché la legge allora vigente prevedeva la pena di morte. A giudizio di Socrate si trattava di una legge ingiusta ma andava comunque rispettata e lui aveva deciso di anticiparne l’esecuzione suicidandosi.
Nel “Fedone” i discepoli, riuniti intorno al suo giaciglio, gli pongono molte domande e lui gli risponde e domanda a sua volta ma parlando con monosillabi o poco più. I suoi interlocutori forniscono ampie risposte e pongono ancor più ampie domande, sull’anima, sulla sua immortalità, sull’etica, ma anche  sulla possibilità di difendersi da quella legge ingiusta o di organizzare una fuga che essi ritenevano possibile perché- dicevano – i tiranni l’avrebbero favorita per poi poter usare l’argomento della fuga per diffamarlo di fronte agli ateniesi. Ma proprio per evitare questa fondata ipotesi il maestro aveva preso la decisione d’avvelenarsi con la cicuta e mentre essi parlavano lui cominciò a bere il suo veleno.
Quando parlavano dell’anima lui con i suoi monosillabi li condusse alla conclusione che le anime sono immortali e quando quella conclusione la dichiararono lui rispose assentendo con il capo. Poi cominciò a sentire un gelo alle gambe e se  le coprì con una coperta. Il gelo procedeva rapidamente e il maestro (così racconta Platone) si coprì anche la testa. Infine poche parole prima di esalare l’ultimo respiro: “ Ricordatevi di sacrificare un gallo ad Asclepio”. Furono le sue ultime parole”.
Ho sunteggiato il “Fedone” per sottolineare che una delle maggiori figure della filosofia greca che sta all’origine della civiltà occidentale era basata sul silenzio, sulla lettura silenziosa. Ai tempi narrati da Omero, che precedono Socrate di quasi un millenio, non c’era affatto la cultura silenziosa, al contrario: gli aedi raccontavano i fatti avvenuti, la vita degli Dei, le guerre tra gli uomini e i loro amori cantando sulle corde della cetra o soffiando nello zufolo. La cultura silenziosa, al contrario: gli aedi raccontavano i fatti  avvenuti, la vita degli Dei, le guerre tra gli uomini e i loro amori cantando sulle corde della cetra o soffiando nello zufolo. La cultura silenziosa fu dunque una conquista relativamente moderna, interrotta però nel medioevo dalla comparsa dei menestrelli  e dei “trovatori” che poetavano cantando sulle mandole o soffiando nei corni e nei flauti. Così nacque lo “stil nuovo” nei castelli della Cornovaglia, della Bretagna, della Provenza e dell’Aquitania e in Sicilia da dove salì fino alla Toscana e infine alla Lombardia ed alla Baviera.
Per ritrovare la cultura silenziosa dobbiamo arrivare al Rinascimento, all’invenzione della stampa e dei libri, di Gutenberg, di , di Aldo Manuzio e di Erasmo. Allora riappare la lettura silenziosa che si è sempre più diffusa. Oggi si è trasferita sulle nuove tecnologie.
La cultura silenziosa assorbe ormai per ore, giornate e nottate una parte crescente della popolazione mondiale. Cultura e informazione sono diffuse “on line” e di questo abbiamo già parlato Umberto Eco ed io su questa pagina nelle scorse settimane.
Leggiamo Con Gli Occhi. La declamazione c’è ancora ed è la televisione ed il cinema a tenerla in vita, il pensiero passa silenziosamente attraverso questi mezzi di comunicazione. Non so dire se sia un pensiero più ricco o più povero di prima. Sembra un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Il numero delle parole usate è comunque in netta diminuzione. Forse ci risparmia uno sforzo, si passa sempre di più dalle corde vocali alla percezione attraverso gli occhi. Il mondo gira perennemente e noi con lui.

Eugenio Scalfari – L’Espresso – 6 Febbraio 2014

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