Etichette

venerdì 7 febbraio 2014

Lo Sapevate Che: L'Antitaliano....


Quella…banalità della paura

Viviamo una realtà che non riconosciamo, che rende infelici tutti.
Infelici perché abbiamo cominciato a pensare che la felicità si trovi lontano da noi.
Fuori dalle nostre città. E fuori dall’Italia.

Le considerazioni che il Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce ha fatto sullo stato delle carceri, durante il recente discorso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, sono fondamentali e mi hanno fatto riflettere.
Le crisi economiche sono pericolose. Questa crisi economica è pericolosa.
Il Processo E’ Lento, ma anno dopo anno, mattone su mattone, ci troviamo a vivere una realtà che non riconosciamo, che rende infelici tutti, ricchi e poveri, lavoratori e disoccupati. Uomini e donne. Anziani, adolescenti. Infelici perché inappagati. Infelici perché abbiamo iniziato seriamente a pensare che la felicità si trovi fuori, lontano da noi.  Fuori la porta delle nostre case, dei nostri condomini. Dalle nostre città. Fuori dall’Italia. Altrove.
Te ne vai lontano per scoprire poi che la felicità ti è stata tolta quando hanno iniziato a farti credere che la strada è insicura per te e i tuoi figli. Quando hanno iniziato a farti pensare che i tossicodipendenti sono una minaccia e quindi meglio rinchiusi che fuori. Meglio sotto chiave che con documenti. Che liberi di lavorare, di amare, di votare, di vivere. La felicità ci è stata sottratta quando è stato chiaro che la paura era il sentimento giusto, quello che avrebbe garantito soggezione e quindi voti. Ecco ciò che serve: una nazione di gente che ha paura del vicino che ti può scippare quando vai a ritirare la pensione alle Poste. Degli immigrati che sottraggono lavoro agli italiani. Che ha paura della crisi. Crisi che farebbe aumentare i furti nelle case. Crisi che uccide ogni volontà, ogni energia, ogni spinta reale a uscirne. Crisi che è un alibi per pagare meno, per non rinnovare contratti, per licenziare.
E anche quando ti dicono che la crisi non esiste, che è un’invenzione dei media, ti stanno mentendo. Ti mentono e nel frattempo votano leggi razziste. Leggi che calpestano impunemente diritti civili e umani. Leggi che riempiono di poveri cristi carceri e Cie. Leggi vergogna, di cui il nostro Paese non riesce a liberarsi.
Ma il problema ora si è spostato da chi ci ha fatto credere per anni che eravamo sotto minaccia, a quanti di noi si sono realmente convinti di dover erigere barricate contro un nemico sempre diverso. E, in fin dei conti impalpabile nella sua presunta oggettività. E anche la crisi, da dato economico tragico, tangibile e reale si è trasformato in alibi. Nulla si può fare, nulla si può modificare, di nulla si può discutere tranne che di crisi. Tutto, ma dopo la crisi. Il servitore che diventa più solerte del padrone. La politica che per anni ci ha ripetuto quanto fossimo in  vorrebbe pericolo, ora che vorrebbe smettere di farlo, si trova con un elettorato talmente abituato ad avere paura che non riesce ad abbassare la guardia.
Il Dato Paradossale è che nonostante si ribadisca costantemente quanto sia fuorilegge la condizione delle carceri, quanto una riforma della Giustizia sia necessaria, quanto siano necessari provvedimenti che mettano fuori dalle carceri chi è in attesa di giudizio, i tossicodipendenti che andrebbero piuttosto curati, chi potrebbe usufruire di pene alternative, tutti questi appelli cadono nel vuoto. Perché ormai ci siamo abituati a pensare che in carcere ci sia la feccia della società. Che le carceri non sono alberghi a cinque stelle e che quindi stessero pure in dieci in una cella per tre, senza riscaldamento, senza acqua calda e con servizi igienici indecenti. Non ci sfiora che tutto questo si chiama tortura e non carcere, né rieducazione. Non riabilitazione, né reintegrazione. Tortura.
Ormai abbiamo talmente paura che non riusciamo nemmeno più ad ascoltare il silenzio degli immigrati rinchiusi nel Cie di Ponte Galeria, che continuano a cucirsi la bocca. Ormai siamo talmente ciechi che non riusciamo a vedere che è da noi stessi che dovremmo guardarci e delle nostre certezze che dovremmo avere paura.

Roberto Saviano – L’Espresso – 6 febbraio 2014

Nessun commento:

Posta un commento