Suoni e spie
luminose
I rischi del “junk
sleep”
Addormentarsi con
musica o con dispositivi elettronici accesi porta ad un riposo di bassa
qualità: Allerta per le luci dei display
Con la televisione accesa, le cuffie nell’orecchio e l’Ipad
sulle gambe: sono sempre di più le persone che si addormentano così, con il
sottofondo – di luci e suoni – dei vari dispositivi elettronici entrati ormai
prepotentemente anche nelle case. Quando accade, i disturbi del sonno sono
inevitabili e allora gli esperti parlano di “junk sleep”, ovvero di un sonno a
bassa qualità continuamente interrotto da tutti i tipi di dispositivi
elettronici: telefono, computer, Tv, radio ecc.
La crisi economica che ha colpito molte famiglie italiane ha
acuito queste cattive abitudini poiché molti si mettono a letto con la
preoccupazione del lavoro precario, del prestito da pagare o del futuro dei
figli. E poiché non riescono a prendere sonno, preferiscono “stordirsi” di
suoni, musica o chat per riuscire a staccare la spina. Ma se una percentuale di persone riesce ad
addormentarsi così, ce ne sono molte altre che, invece, soffrono di vera e
propria insonnia digitale. Uno studio condotto dai ricercatori del Lighting
Research Center di New York collega questo problema alla luce del display dei
devices elettronici. La prolungata esposizione allo schermo retro-illuminato
inibisce la produzione di melatonina, l’ormone che regola il ciclo
sonno-sveglia. In due sole ore, può ridursi del 22%. “Anche se sembra poca, la
luce emessa dai cari dispositivi è l’assassino della melatonina che è
fondamentale per il sonno”, spiega”, spiega Liborio Parrino, presidente
dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno. Anche l’essere sempre
connessi non giova al sonno e così i vari social network e le app come i giochi
online stimolano il cervello anziché favorire il relax. “Nessuna soluzione può
funzionare se non si va all’origine del problema e si capisce perché si ha
difficoltà a dormire”, prosegue il presidente dell’Aims. “Anche stare troppo
tempo davanti al computer dopo cena o addormentarsi sul divano guardando il
televisore, ostacola il sonno notturno”. Il fenomeno colpisce soprattutto gli
adolescenti che passano buona parte del tempo libero (incluso quello destinato
al riposo) navigando, chattando o giovando online. La Società Italiana di
Pediatria Preventiva e Sociale ha lanciato proprio in questi giorni l’allarme
“retomania”, la cosiddetta internet-dipendenza in aumento in questi mesi
invernali tra gli adolescente ma anche
tra i bambini ai quali i genitori concedono il telefonino e tablet. Ma
nonostante gli esperti continuino a ripetere che tanta tecnologia non giova al
sonno, sono numerosissime le app ideate e commercializzate per combattere
l’insonnia. Si va dalla meditazione guidata, alla classica conta delle
pecorelle in versione digitale, ai generatori dei cosiddetti “rumori bianchi”,
suoni a bassa frequenza che rilassano come onde che si infrangono su una
spiaggia e il suono rilassante della pioggia che cade. Funzionano davvero? “E’
una contraddizione: tutti i dati scientifici dimostrano che i dispositivi
elettronici ostacolano il relax, quindi non è possibile che una app che
richiede l’uso di uno smartphone o di Ipad
faciliti il sonno”, avverte Parrino.
(i.d’a.) La Repubblica – 4 febbraio 2014
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