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giovedì 27 febbraio 2014

Lo Sapevate Che: Salute in Primo Piano...


Suoni e spie luminose 
I rischi del “junk sleep”

Addormentarsi con musica o con dispositivi elettronici accesi porta ad un riposo di bassa qualità: Allerta per le luci dei display

Con la televisione accesa, le cuffie nell’orecchio e l’Ipad sulle gambe: sono sempre di più le persone che si addormentano così, con il sottofondo – di luci e suoni – dei vari dispositivi elettronici entrati ormai prepotentemente anche nelle case. Quando accade, i disturbi del sonno sono inevitabili e allora gli esperti parlano di “junk sleep”, ovvero di un sonno a bassa qualità continuamente interrotto da tutti i tipi di dispositivi elettronici: telefono, computer, Tv, radio ecc.
La crisi economica che ha colpito molte famiglie italiane ha acuito queste cattive abitudini poiché molti si mettono a letto con la preoccupazione del lavoro precario, del prestito da pagare o del futuro dei figli. E poiché non riescono a prendere sonno, preferiscono “stordirsi” di suoni, musica o chat per riuscire a staccare la spina. Ma  se una percentuale di persone riesce ad addormentarsi così, ce ne sono molte altre che, invece, soffrono di vera e propria insonnia digitale. Uno studio condotto dai ricercatori del Lighting Research Center di New York collega questo problema alla luce del display dei devices elettronici. La prolungata esposizione allo schermo retro-illuminato inibisce la produzione di melatonina, l’ormone che regola il ciclo sonno-sveglia. In due sole ore, può ridursi del 22%. “Anche se sembra poca, la luce emessa dai cari dispositivi è l’assassino della melatonina che è fondamentale per il sonno”, spiega”, spiega Liborio Parrino, presidente dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno. Anche l’essere sempre connessi non giova al sonno e così i vari social network e le app come i giochi online stimolano il cervello anziché favorire il relax. “Nessuna soluzione può funzionare se non si va all’origine del problema e si capisce perché si ha difficoltà a dormire”, prosegue il presidente dell’Aims. “Anche stare troppo tempo davanti al computer dopo cena o addormentarsi sul divano guardando il televisore, ostacola il sonno notturno”. Il fenomeno colpisce soprattutto gli adolescenti che passano buona parte del tempo libero (incluso quello destinato al riposo) navigando, chattando o giovando online. La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale ha lanciato proprio in questi giorni l’allarme “retomania”, la cosiddetta internet-dipendenza in aumento in questi mesi invernali  tra gli adolescente ma anche tra i bambini ai quali i genitori concedono il telefonino e tablet. Ma nonostante gli esperti continuino a ripetere che tanta tecnologia non giova al sonno, sono numerosissime le app ideate e commercializzate per combattere l’insonnia. Si va dalla meditazione guidata, alla classica conta delle pecorelle in versione digitale, ai generatori dei cosiddetti “rumori bianchi”, suoni a bassa frequenza che rilassano come onde che si infrangono su una spiaggia e il suono rilassante della pioggia che cade. Funzionano davvero? “E’ una contraddizione: tutti i dati scientifici dimostrano che i dispositivi elettronici ostacolano il relax, quindi non è possibile che una app che richiede l’uso di uno smartphone o di Ipad  faciliti il sonno”, avverte Parrino.

(i.d’a.) La Repubblica – 4 febbraio 2014

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