Porcellum
E vecchi vizietti
La riforma elettorale
nasce da un inciucio.
E non sarà garanzia di
governabilità né eviterà le liti
quotidiane. Renzi e Berlusconi avevano in testa un sistema
presidenzialistico.
Ma non hanno avuto il
coraggio di dirlo chiaro.
Proclamata madre di tutte le riforme, quella del porcellum
sembra finalmente in dirittura d’arrivo. Che fosse fondamentale per le sorti
del ceto politico, senza dubbio. Che lo fosse anche per Electrolux e Italsider,
qualcuno, ma tant’è; La Palisse dichiara: meglio questa “ riforma” che nessuna.
Il problema semmai sta nel fatto che il dibattito intorno ad essa denuncia una
sorta di “cretinismo elettoralistico” che la dice lunga sullo stato dell’arte
(politica) in questo Paese. Ci viene infatti garantito dai suoi autori e
sostenitori che essa impedirà ogni diritto di vero da parte degli “dèi minori”,
costringerà al bipolarismo, segnerà il trionfo del “deliberare” (per citare
ancora il fiorentino Machiavelli) sulla “dannosissima” via di mezzo della
“mescolanza” tra ordini vecchi e nuovi e delle risoluzioni ambigue e lente.
E Vero che questa panacea contro ogni
inciucio nasce da un inciucio, ma come i grandi conduttori hanno sempre
sostenuto che la loro guerra sarà l’ultima delle guerre, indispensabile
premessa alla pace perpetua, così questo inciucio è destinato a essere l’ultimo
degli inciuci, necessario preambolo alla contesa bipolare, chiara, trasparente,
ultra-democratica. Ottime intenzioni, che speriamo non lastrichino la strada
per dove si sa. Ma certo non sarà questa legge elettorale, come nessun’altra, a
porle in atto. Se l’obbiettivo era quello del “chi vince prende tutto”, il
porcellum (fatto valere anche per il Senato) andava benissimo. La governabilità
e l’efficacia decisionale non sono garantite dal fatto che la competizione si
decida tra due partiti o coalizioni, ma dalla coesione interna di coalizioni e
partiti. Non è per il sistema elettorale che in Germania, Gran Bretagna,
Francia, Spagna i governi governano, ma perché chi vince è, bene o male, ancora
una forza politica la cui storia si incarna nella vita sociale e culturale del
proprio Paese, un movimento reale e non d’opinione, le cui diverse correnti
questa storie e questo movimento intendono rappresentare, e non si riducono mai
a mucchi di idee e interessi. Simili forze politiche sarebbe stato necessario
cercare di costruire trent’anni fa, alla fine del “secolo breve”. In loro
assenza, una legge elettorale serve solo a definire alcune convenienze da parte
di questo o quel settore di ceto politico nello stare insieme o dividersi. La
riforma del porcellum costringe alla coabitazione; manca il denaro per due
affitti, divorzio impossibile. Ma ninet’affatto impossibile le liti quotidiane.
Diverso solo il caso si fosse davvero giocato al “sindaco d’Italia”. Allora il
modello non avrebbe potuto essere che presidenzialistico. Io credo sia questo
che hanno in testa entrambi gli autori dell’ultimo inciucio, che a tutti pone
fine. Perché non dirlo chiaro? Questo sì sarebbe un dibattito all’altezza dei
tempi, tale da costringere a ripensare tutto il nostro sistema istituzionale!
Ai Custodi della Costituzione pronunciarsi,
poi, sulla costituzionalità della riforma, ma due considerazioni di buon senso.
Date le premesse sopra esposte, forse che la riforma impedisce le ammucchiate?
Assolutamente no. Lo sbarramento al 4,5 o al 5 per cento per le liste nella
coalizione non impedirà in alcun modo, se la forza maggiore lo riterrà
conveniente, il moltiplicarsi delle stesse. I modi per ripagarle dopo la
vittoria sono infiniti. Quello di parlamentare un officium tra gli altri. Si
voleva un sistema davvero rappresentativo, riducendo al minimo il pericolo
del multipartitismo, e un Parlamento non
di nominati (secondo i pii desiderata dalla Corte)?Elementare Watson: collegi
uninominali a doppio turno. Allora avremmo avuto tanti Renzi fiorentini eletti
a destra e a sinistra! Ma quando mai i Renzi romani l’avrebbero accettato!
Massimo Cacciari – 13 febbraio 2014
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