Scusi Vuol fare Un
figlio Con Me?
Si chiama “co-parenting”: diventare genitori senza fare
coppia: scegliendosi sul web
In Italia
Anche da noi si fanno
prove di co-genitorialità. Il primo sito dedicato alla famiglia alternativa è
co-genitori.it che conta quasi 100.000 iscritti. “Colleghiamo i genitori o
futuri genitori che desiderano crescere un bambino. Ci rivolgiamo agli
omosessuali ma anche a tutti coloro che non desiderano (o non vogliono più)
vivere in coppia per altre ragioni”, dice la mission del sito. Che offre anche
consigli e informazioni sulla legislazione italiana riguardo a co-parenting,
donazione di sperma e fecondazione assistita. Sono tante le storie di successo
che alcuni membri hanno voluto condividere sulla bacheca.
Lilirose, per esempio,
scrive: “Ho incontrato il futuro padre di mio figlio. Un grande ringraziamento
per il vostro sito web che dona il sorriso e riempie il nostro cuore di gioia”.
Luca annuncia: “Sono iscritto da quasi due anni e tra otto mesi diventerò padre”.
E Cassandra: “Io e la mia compagna abbiamo trovato il nostro donatore e siamo
al settimo cielo. Ora sono incinta di due settimane. Che bello!” Co-genitori.it
ha anche una pagina Facebook e un profilo Twitter
(@CoGenitori_it).
Dall’Australia al Nebraska il passo non è poi così breve.
Eppure è su questa traiettoria che si è svolta la storia di Dawn Pieke, 43
anni, marketing manager americana, e Fabian Blue, 44, impiegato di Melbourne.
Lei voleva un figlio a tutti i costi ma anche una figura paterna, lui non
poteva permettersi una mamma surrogato e sapeva che la strada dell’adozione da
single sarebbe stata impervia. Così si sono incontrati sulla pagina Facebook di
un sito che fino a pochi giorni prima non conoscevano: Co-parents.net. E dopo
quattro mesi di analisi mediche, accordi finanziari e abitativi, lui ha fatto
le valigie per gli Stati Uniti e si è trasferito a Omaha. “Ci siamo incontrati
di persona per la prima volta il giorno del ringraziamento”, racconta Pieke.
“E’ stato strano. Sapevo che era uno sconosciuto, ma lo sentivo vicino, come un
fratello perduto. Si è sistemato in una stanza del mio appartamento e dopo un
po’ di convivenza mi ha consegnato un campione del suo sperma. Ci siamo
abbracciati e poi sono andata in camera mia e mi sono inseminata”. Nove mesi
dopo è nata Indigo.
Trenta dollari al mese per trovare la persona giusta con cui
fare un figlio. Un fenomeno che gli economisti classificherebbe nella categoria
del low-cost, ma che sta sfidando i ruoli tradizionali di padre e madre. Tanto
è costato infatti il “link” fra Dawn e Fabian, tanto costa il sogno,
l’ambizione, la voglia, forse l’egoismo di diventare genitore. Anzi:
co-genitore. “Co-genitore maschio cercasi per gravidanza entro il 2014 con
donna 42enne in carriera, indipendente e affascinante. Il candidato deve voler
condividere responsabilità morali e finanziarie”. Un annuncio così, sulla
rubrica dei cuori solitari, spiazzerebbe chiunque. Ma su Co-parentmatch o
Madamily è la normalità. Sui siti di co-parenting, come questi, bastano appunto
quei 30 dollari al mese per sperare di
trovare il co-genitore ideale. Clienti dei siti sono soprattutto professioniste, manager e donne in carriera
over 35, che sanno di non avere ancora molto tempo a disposizione. Oppure
uomini che non desiderano fare i padri single ma non cercano relazioni stabili,
gay e lesbiche. Tutti a caccia di un co-genitore, di un appoggio finanziario ed
emotivo per condividere responsabilità.
E l’amore? Non è fondamentale. Se scocca la passione bene,
altrimenti tra futuro padre e futura madre esiste solo un contratto (che i siti
consigliano caldamente di stipulare) per determinare al dettaglio i termini del
co-parenting. La prima cosa da decidere è come concepire il bambino. Gli
esperti suggeriscono l’inseminazione artificiale, ma i due candidati possono
anche scegliere il buon e vecchio sesso, decisamente più economico. Solitamente
i due genitori vivono nello stesso quartiere, in modo da essere entrambi vicine al bambino, e frequentano liberamente
altre persone con cui condividere la vita.
Visto il successo dei pionieri molti altri siti e social
network si sono buttati sul mercato per permettere l’incontro di futuri
genitori (qualche nome: Pollentree.com, Coparents.com, Myalternativefamily.com)
. In Gran Bretagna il più frequentato è Co-parentmatch (30.000 iscritti
anche di altre nazioni europee).
L’americano Modamily. Com, ha debuttato solo lo scorso anno ma ha già 5.000
membri. Il fondatore Ivan Fatovic, 37 anni, ex attore e agente cinematografico,
spiega: “L’idea mi è venuta una sera a cena con amici. Alcuni dicevano che non
volevano essere genitori single, altri che non volevano usare lo sperma di un
donatore anonimo. Così ho pensato di mettere insieme tutte le persone che
avevano gli stessi problemi. Secondo Fatovic sono i cambiamenti sociali e il
continuo evolversi del concetto di famiglia a rendere sempre più popolare il
modello del co-parenting: “Sta aumentando il numero dei Paesi in cui le nozze
gay sono legali. Negli Usa la percentuale delle donne non sposate che diventano
mamme è in continua crescita. Nel 1960 era solo il 5%, nel 2008 siamo arrivati
al 41%. E l’età in cui le donne cercano il primo figlio si sta alzando”,
ragiona Fatovic. “Ma non crediate che su questi siti ci siano solo future
mamme. Anche gli apprendisti padri stanno crescendo. Su Modamily il 65% degli
iscritti è femmina e il 20% è omosessuale”. Il primo bambino del sito è nato a
giugno, a Toronto, e molti altri sono in arrivo. Ci spera anche Rachel Hope,
scrittrice freelance e agente immobiliare di Los Angeles. A 42 anni sta
cercando il terzo figlio proprio su Modamily e vuole un padre in salute, in
forma e con una certa disponibilità finanziaria. Rachel è una pioniera. Ha già
avuto due gravidanze programmate con due diversi amici ai quali non era romanticamente
legata. Il primogenito, Jesse, ha 22 anni, la seconda, Grace, ne ha 4. Il padre
di Grace e Rachel vivono in due diversi appartamenti nella stessa palazzina.
“Ho incontrato diversi uomini attraverso il sito, tutte persone per bene,
finanziariamente stabili, etero e omosessuale”, racconta la signora Hope.
“Perfino un uomo sposato la cui moglie non voleva un altro figlio ma ha
accettato che lui lo concepisse al di fuori del matrimonio. Sono fiera di
essere una pioniera in questo campo e sto cominciando a consigliare altre
persone in proposito. Mi piacerebbe diventare una co-parenting coach”,
conclude. Katy Regan, giornalista inglese, sulla sua esperienza di co-genitore
per caso ha scritto addirittura un romanzo, One
thing led to another, in cui racconta come una notte di follia con il suo
migliore amico le abbia portato in dono, otto anni fa, il suo primo figlio.
Deborah Ameri – Donna di Repubblica – 9 novembre 2013
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