Il Merito Non Paga E
Tutti Si Fermano
L’analisi dei dati sul numero e sulle retribuzioni dei
dirigenti pubblici suscita più domande che commenti ed indica la necessità di
maggiori informazioni, ora che la trasparenza sulle retribuzioni è diventato un
obbligo. A stare alle cifre elaborate sui dati della Corte dei Conti, nella
pubblica Amministrazione ci sarebbe in media un dirigente ogni 14 impiegati. Un
rapporto basso, specie se si tiene conto che è una media, sicché ci sarebbero
dirigenti con meno impiegati da dirigere. Ma se si esclude il Servizio
Sanitario Nazionale, allora le cifre si aggiustano e il rapporto passa a 58
impiegati per ogni dirigente. In effetti è il Servizio Sanitario Nazionale che
appare fuori linea, con 135mila dirigenti contro 547mila lavoratori, ossia un
dirigente ogni 4 lavoratori. Ma qui è il personale medico che fa la differenza
e il comparto non può essere confrontato con gli altri settori pubblici.
Le Retribuzioni In
Media nel settore
pubblico non appaiono esagerate, ma ci sono molte differenze tra i settori. Se
si esclude il Sistema Sanitario Nazionale, i dirigenti guadagnano 91mila euro
lordi all’anno e gli impiegati 29mila euro. La distanza è elevata (i dirigenti
guadagnano oltre il triplo degli altri dipendenti), ma ciò sta a indicare che
gli impiegati pubblici guadagnano poco, più che i dirigenti guadagnano troppo.
In effetti, dopp anni di blocco delle retribuzioni nel pubblico impiego non
poteva che essere così. Piuttosto vi sono differenze marcate da comparto a
comparto. Tra gli impiegati, spiccano quelli della Presidenza del Consiglio che
guadagnano in media 69mila euro lordi all’anno, mentre negli altri comparti la
retribuzione oscilla attorno ai 30mila l’anno. Fra i dirigenti, i meglio pagati
sono quelli negli enti di ricerca (272mila euro l’anno) e quelli ancora della
Presidenza del Consiglio (170mila euro l’anno). I peggio pagati sono quelli
della scuola (77mila euro l’anno). La scuola è il comparto che più soffre in
termini di retribuzioni. Non solo i dirigenti sono i meno pagati, ma anche
l’altro personale ha remunerazioni ridotte (28mila euro all’anno in media). E
questo la dice lunga su come lo Stato italiano considera il nostro sistema di
istruzione. Un Paese che non remunera gli insegnanti è un Paese che non prepara
il suo futuro ma pensa solo al suo passato.
Il Settore Pubblico Non
Sembra avere una
politica della remunerazione dei propri dipendenti. La valutazione del merito è
lasciata a leggi e normative e nessuno si assume la responsabilità di attribuire
remunerazioni sulla base dei risultati. Il ruolo del sindacato è preponderante
nella determinazione delle retribuzioni anche sei singoli, con il risultato di
un generale appiattimento sia verso il basso che verso l’alto. L’aver fissato
un tetto alle retribuzioni dei dirigenti, invece di servire a contenere le
retribuzioni finisce per far addensare verso tale tetto tutte le posizioni
apicali, senza più alcuna distinzione e senza nessuna capacità di
responsabilizzazione.
E’ Così Che Le
Differenze di remunerazione
finiscono per realizzarsi, non attraverso la paga, ma attraverso la
prestazione. A stessa retribuzione può corrispondere un minore o un maggiore
impegno di lavoro (o per unità di impegno se fosse possibile da determinare)
varia moltissimo a seconda della coscienza e, quindi, dell’impegno del singolo
lavoratore. Senza poi contare le differenze di retribuzione (o meglio di
guadagno) che sono costituite dagli elementi accessori, costituiti da incarichi
più o meno retribuiti. Da elementi accessori, da rendite di posizione e da
capacità di maggiore o minore influenza. Con il che il sistema delle
retribuzioni rischia di diventare davvero opaco, senza che nessuna operazione
di trasparenza possa valere. Sarebbe il caso di tornare a dare un po’ più di
responsabilità ai singoli, facendo della retribuzione il vero elemento di
distinzione delle capacità e dell’impegno individuale.
Innocenzo Cipolletta – L’Espresso – 20 febbraio 2014
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