E Putin diventò
un’icona gay
La sua immagine a torso
nudo e unto di grasso d’alce ha convinto la comunità omosessuale che non ha
pregiudizi.
Polemiche per la
partecipazione contemporanea del presidente russo a tute le gare olimpiche di
Sochi
La partecipazione del presidente Putin a tutte le gare
olimpiche di Sochi, nessuna esclusa, ha suscitato il facile sarcasmo degli
osservatori stranieri, ma non ha
impedito allo stesso Putin di ben figurare in molte discipline sportive,
grazie a una buona condizione fisica, a una
preparazione e alla corruzione capillare di tutti i cronometristi e i
giurati.
Polemiche
Rivista alla moviola l’esibizione di Vladimir Putin nella finale di
pattinaggio artistico, che gli è valsa la medaglia d’argento, ha suscitato
qualche dubbio perché non è provato che dentro la pelliccia d’orso che
volteggiava sulla pista ci fosse, effettivamente, lo stesso Putin, in quel
momento presente anche sul podio del biathlon. Ma sono polemiche che passano in
secondo piano rispetto all’immagine di vigore atletico e di orgoglio
patriottico che il presidente ha saputo trasmettere in mondovisione.
Indimenticabili le immagini di Putin che taglia vittoriosamente in motoslitta
il traguardo della cinquanta chilometri di fondo, dimostrando una perfetta
padronanza del mezzo.
Gay Rientrate anche le polemiche sulla
presunta omofobia delle leggi russe, che vietano “la propaganda
dell’omosessualità”. La pubblicazione sui principali organi di stampa russi di
una foto di Putin a torso nudo, con i pettorali unti di grasso d’alce, in posa
tra i coscritti di un battaglione cosacco, è stata considerata dalla comunità
gay internazionale la prova definitiva che non esiste, in Russia, alcun
pregiudizio contro gli omosessuali.
Nuove Discipline Il successo planetario delle
freestyle ha indotto il Comitato Olimpico, su suggerimento dello stesso Putin,
a introdurre a Sochi nuove discipline delle nevi. Una forte influenza della
cultura slava di squadra che consiste nell’appiccare il fuoco a un casamento di
legno di betulla colpendo con proiettili di gomma alcuni figuranti in fuga,
solitamente caucasici, e inseguendoli con gli sci, ove non si arrendano, fino
nel profondo della foresta. Molto spettacolare anche il Deporteering, una
specie di curling su larghissima scala che consiste nel fare scivolare il più
lontano possibile, lungo sconfinate distese ghiacciate, gruppi di pupazzi
montati su una enorme pietra piatta. I team più preparati riescono a spingere
anche centinaia di pupazzi per volta, raffiguranti interi gruppi familiari, fino
a luoghi che neppure le moderne telecamere riescono a riprendere.
Matrioski Molta simpatia per gli atleti e le
atlete del matrioski, nuova specialità a staffetta che vede partire uno
sciatore gigantesco. Lungo il percorso dà il cambio a uno leggermente più
basso, da questi a uno ancora più piccolo e così via fino all’arrivo sul
traguardo di un nano. Discusso per la sua presunta pericolosità, ma di grande
impatto spettacolare, il Convoy Bob. Tutti i bob vengono legati insieme fino a formare
un lungo trenino. Ogni equipaggio prende posto in partenza, per sorteggio, su
uno dei bob. Al via, con il convoglio lanciato a tutta velocità lungo la pista
ghiacciata, ogni squadra cerca di risalire posizioni, con ogni mezzo, saltando
sul bob che lo precede e cercando di buttare giù gli avversari che lo
intralciano Vince il team che, al traguardo, riesce a sedersi nel bob di testa.
I praticanti del Matrioski e del Convoy Bob, per ora solo sporta dimostrativi,
confidano di riuscire a diventare presto sport olimpionici. “Abbiamo un’arma
decisiva”, spiegano i due portavoce, “se è disciplina olimpica il curling, il
Cio non è più in condizione di dire di no a nessuno”.
Ice Baseball Fallito, invece, il tentativo di
introdurre già a Sochi l’ice baseball, fortemente voluto da Putin come risposta
russa all’egemonia sportiva americana. La mazza di ghiaccio, alle basse
temperature, riesce a reggere bene senza sciogliersi. Ma la palla di neve,
specie se colpita con forza dal battitore, si disintegra all’istante, rendendo
impossibile la prosecuzione della partita.
Michele Serra – L’Espresso – 20 febbraio 2014
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