Confronto con l’aiuto
di due esperti. Risultato? Nei Ragazzi entrambe le sostanze possono rallentare
la maturazione del cervello. Ma, visto il consumo, oggi i rischi maggiori sono
nel bicchiere.
L’eccesso di alcol è responsabile
ogni anno in Italia di 18 mila morti. L’alcolismo interessa circa un milione di
persone. Tra queste 60 mila (600 minori di 19 anni) sono rivolte a strutture di
recupero.
I ricoveri annui per
alcolismo sono circa 120mila e 20mila riguardano minori di 14 anni. L’alcolismo
costa all’Italia 22 miliardi di euro l’anno.
Dopo la legalizzazione della vendita dei derivati della
canapa indiana (cannabis) in Uruguay e Colorado, anche in Italia si è riacceso
il dibattito: che cosa succederebbe se alle migliaia di persone che fumano
marijuana (fiori essiccati) o hashish (resina, germogli e fiori pressati
insieme) si permettesse di farlo senza più rischiare problemi con la giustizia
e stigma sociale?
I molti contrari a questo passo sottolineano che la cannabis
non è affatto la droga innocua dipinta dai favorevoli alla legalizzazione, ma
una sostanza pericolosa sotto molti aspetti, che uno Stato non può vendere
liberamente. In realtà lo Stato consente già la vendita di sostanze che creano
dipendenze molto pericolose. Il tabacco, per esempio, provoca in Italia circa
80 mila morti l’anno, mentre nessuno (o pochi, considerando i casi indiretti,
come gli incidenti stradali) resta vittima della cannabis. E il tabacco non è
neanche la cosa più pericolosa.
Nel 2010 il neuro farmacologo e psichiatra David Nutt,
dell’Imperial College di Londra, stilò su Lancet
una classifica delle venti droghe più pericolose usate nel Regno Unito. Ebbene,
prendendo in considerazione ogni tipo di danno, dalle morti provocate al
crimine indotto, dai problemi familiari ai costi sanitari, Null stabilì che,
con un punteggio di 72, la droga più pericolosa è l’alcool, che precede persino
eroina (55 punti) e crack (54 punti). La cannabis in questa “gara
dell’infamia”, si piazzava solo ottava, a 20 punti. Il tabacco sesto, con 26
(classica completa al sito http://bit.ly/LjEJPh/
). Conclusione di Nutt: “Da un punto di vista scientifica, l’attuale divisione
fra droghe legali e illegali non ha alcun senso”. Per capire se questo vale
anche per l’Italia, abbiamo sentito i due massimi esperti sul tema
dell’Istituto superiore di sanità, Emanuele Scafato, direttore
dell’Osservatorio nazionale alcol, e Roberta Pacifici, direttore del Reparto
farmacodipendenza, tossicodipendenza e doping.
“L’alcol” dice Scafato “è una sostanza che provoca euforia e
disinibizione, e quindi viene usata come “lubrificante sociale”. E’ però anche
una sostanza tossica, soprattutto per il cervello. Perciò il fegato, altro
organo bersaglio, è deputato a distruggerla il più rapidamente possibile. Il
fegato di un adulto, però, non può metabolizzare più di 6 grammi di alcol
l’ora, cioè mezzo bicchiere di vino circa, e questa capacità è ancora inferiore
nelle donne, nei giovani e negli anziani. Basta quindi superare il proprio
limite di quantità in un certo tempo, per far circolare l’alcol nel sangue,
innescando danni a vari organi del corpo e provocando, nei casi più gravi coma
etilico e morte. Nelle persone sotto i 20 anni, l’abuso di alcol ostacola inoltre
la completa maturazione del cervello, che resterà quindi in modalità
“giovanile”, eccessivamente emotivo e poco razionale, anche da adulti: Se
costante, l’uso eccessivo di alcol (cioè, in media, sopra ai due bicchieri al
giorno per un uomo adulto, uno per donne e anziani, zero per i minorenni, per
chi assume farmaci e donne incinta) alla lunga causa danni al fegato e al
sistema digerente e circolatorio, tanto che ogni anno in Italia è responsabile
di 18 mila morti”.
Naturalmente c’è l’alcolismo, che, sui sette milioni di
italiani che bevono troppo, si stima interessi circa un milione di persone, di
cui però solo 60 mila (e 600 minori di 19 anni) si sono rivolte a strutture di
recupero. Ma liberarsi dalla dipendenza da alcol, in un mondo che lo offre ovunque
e fa sentire escluso chi non “beve in compagnia”, è particolarmente difficile.
“In totale l’Oms stima per l’Italia 22 miliardi di euro l’anno di costi sociali
e sanitari dovuti all’alcol” dice Scafato. “Sono dovuti per esempio ai 120 mila
ricoveri in ospedale l’anno, un sesto dei quali di minori di 14 anni, ma anche
agli incidenti stradali e ai crimini che l’alcol favorisce”.
Il quadro della cannabis, illegale, è meno definito. Il
rapporto 2013 al Parlamento del Dipartimento politiche antidroga della
Presidenza del Consiglio stima che nel nostro Paese abbiano fumato cannabis nel
2012 circa 1,5 milioni di persone tra i 15 e 64 anni, mentre il 22 per cento
degli italiani afferma di averla provata almeno una volta nella vita. Il
rapporto stima inoltre che 189 mila persone abbiano bisogno di un trattamento
di recupero contro la dipendenza, ma nel 2012 solo 9.921 persone lo hanno
chiesto.
“Il principio attivo della cannabis, il Thc si sostituisce
nel cervello a neurotrasmettitori di struttura analoga, provocando un effetto
rilassante, di distacco dalla realtà, che aiuta l’introspezione e l’evocazione
di ricordi piacevoli” dice Pacifici. “Se un adulto ne fa un uso occasionale non
sembra ci siano conseguenze negative fisiche o psichiche rilevanti, se non, finchè
dura l’effetto del Thc, un calo della memoria e una percezione distorta di
spazio e tempo, che rende rischiosa la guida. I pericoli emergono nei
consumatori abituali pesanti (10-15 canne al giorno): la cannabis in questi
casi provoca dipendenza ed effetti negativi come la sindrome emozionale, che
comporta scarso interesse per le relazioni sociali e per la cura di sé stessi e
disturbi del sonno. Inoltre, in persone, predisposte, la cannabis può anche
scatenare episodi psicotici e paranoici, anche violenti. Non è possibile però
indicare dosi limite, dato che, nelle condizioni attuali di mercato senza
controlli, il contenuto in Thc di quello che si fuma può variare fra il 5 e il
30 per cento. Fumare cannabis, infine, provoca ovviamente anche danni al sistema
respiratorio, dalla tosse persistente ai tumori, anche se l’uso saltuario che
normalmente se ne fa la rende meno
dannosa del fumo di sigarette”.
La relativa innocuità della cannabis usata saltuariamente,
però vale solo per gli adulti, il suo uso precoce presenta invece rischi gravi.
Nel 2010 una ricerca condotta a Verona dal neurologo Franco Alessandrini scoprì
alterazioni nelle aree cerebrali del piacere, della memoria e
dell’autocontrollo in adolescenti che usavano cannabis tutti i giorni. Uno
studio effettuato in Nuova Zelanda dalla ricercatrice della Duke University
Madeline Meier ha rivelato invece effetti sulle capacità cognitive: su 1.037
giovani, seguiti fin dal 1972, il 5 per cento che aveva usato cannabis da
minorenne presentava a 38 anni capacità cognitive inferiori agli altri del
gruppo, compresi quelli che avevano usato la cannabis, ma solo da adulti. “Il
problema dunque” ha detto la Meier “è l’uso prima del completo sviluppo del
cervello, quando è ancora vulnerabile perché si sta completando la rete delle
connessioni”.
Dando per scontato il divieto per minorenni di uso di ogni
tipo di droga, sembra quindi che se si ripartisse da zero a decidere se
legalizzare cannabis o alcol, non si saprebbe cosa scegliere. Ma naturalmente,
essendo l’alcol il nostro mezzo da sballo preferito da migliaia di anni, fulcro
di una complessa cultura, parte dell’arte di vivere e persino simbolo
religioso, la sua proibizione è indispensabile. “Però” dice Scalfato “si
potrebbero almeno adottare misure analoghe a quelle prese per il tabacco, per
esempio aumentare la percezione del rischio, comprimere la pubblicità delle
bevande alcoliche, che oggi vale 300 milioni l’anno, e aumentare gli
investimenti sulla prevenzione , soprattutto fra i giovani”.
Ma aggiungere la cannabis al novero delle droghe legali non
porterebbe a un’esplosione del suo uso, come molti temono? In realtà già oggi
quelli che vogliono fumarla possono procurarsi senza troppe difficoltà quel che
serve per le strade, e comunque l’esperienza dell’Olanda, dove dal 1976 la
cannabis si può consumare in locali appositi (dove è l’alcol a essere vietato)
ci dice che la legalizzazione non provoca incrementi nell’uso. “Dagli anni 80
il numero di consumatori olandesi di cannabis” ha ricordato Wayne Hall,
professore di Igiene pubblica all’Università di Queensland “non è variato in
modo diverso che nel resto d’Europa”. In compenso la legalizzazione permette di
tassare la sostanza, facilita il divieto di vendita ai minori e assicura il
controllo del contenuto di Thc”. E infatti in Olanda non si ammette un
contenuto di Thc nella cannabis sopra al 15 per cento e non è permesso aprire
locali per fumarla vicino alle scuole.
Alex Saragosa – Il Venerdì di Repubblica – 24 gennaio 2014
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