Don Giovanni ha gli occhi a mandorla e
vive a Changsha, nella provincia cinese di Hunan. Così, dopo aver imitato gli
oggetti simbolo dell’Occidente, la Cina copia anche le sue icone. E il celebre
Don Juan, il seduttore per antonomasia, il campione di libertà, sessuale e non
solo, si trasforma in Yuan, un cacciatore di gonnelle, fidanzato
contemporaneamente con 17 donne. Che scoprono di condividere il partner solo
quando lui ha un incidente d’auto. Loro accorrono in ospedale e incontrano le
altre fortunate. La notizia è stata ribattuta qualche giorno fa e passata su
alcune radio, ma aveva già circolato due anni prima. E non è escluso si tratti
di una fake. D’altra parte l’assonanza tra i nomi Juan e Yuan è troppo bella
per essere vera. In ogni caso il fatto che torni periodicamente a galleggiare
sul web è la prova della forza mitica
del personaggio nato dalla fantasia di Tirso de Molina, perfezionato da
Molière e reso immortale da Mozart. Anche se Yuan, a dirla tutta, è la versione
cheap del mito. Perché il Don Giovanni
originale ad ogni conquista rischia l’osso del collo, spende a piene mani per
abbagliare le sue amate e infine affronta senza paura il castigo infernale.
Mentre quello made in China corteggia a titolo oneroso e non amoroso. Le sue
prede, di fatto, lo mantenevano. Sedotte e raggirate. E, per non farsi mancare
proprio nulla, lo sciupafemmine orientale avrebbe perfino taroccato una laurea
in ingegneria civile. Insomma siamo passati dal dissoluto punito al paraculo
impunito. È quel che resta del mito nell’era della contraffazione.
Marino Niola – Miti D’Oggi – Il Venerdì di La Repubblica – 16
giugno 2017 -
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