Pechino. Dalla Seta alla Luna: dalla via delle
carovane alla conquista del satellite. A cominciare dalla sua parte oscura, The
Dark Side of the Moon, tanto per alimentare le fantasie dei complottisti: che
ci vanno a fare i cinesi dove nessuna missione umana è mai arrivata? Pechino
giura che ci va per la scienza: due anni fa ha mandato una lettera d’intenti
alle altre potenze spaziali spiegando, appunto, che la missione del chang’e 4,
annunciata già per il 2018, ha l’obiettivo di “studiare le condizioni geologiche
“di quella parte della Luna che, per effetto della sua rotazione sincrona
impiega lo stesso tempo per ruotare e per compiere un giro intorno alla Terra),
non è mai possibile vedere dal nostro Pianeta. Ma la decisione ha comunque
fatto drizzare le antenne agli americani, che nel giro di tre anni perderanno
il vantaggio competitivo, con Pechino pronta a raggiungere (o superare) 1 20
miliardi di dollari versati oggi da Washington alla Nasa malgrado i tagli. Il
Dragone scalda i motori e ha già segnato una data, 2036, per il suo
personalissimo piccolo passo per un uomo, che sarà ovviamente, un passo per la
cinesità: traguardo di quella lunga marcia iniziata giusto dieci anni fa, 2007,
con il Chang’e 1, la prima navicella cinese a completare un’orbita intorno al
nostro satellite, e continuata, sei anni dopo, con l’allunaggio del rover
Coniglio di Giada. Sempre che non si acceleri. E non tanto per le parola di
Yang Liwei, il Gagarin di qui, primo cinese a finire tra le stelle nel 2003 e
oggi vicepresidente dell’Agenza spaziale, che pochi giorni fa ha promesso che
“non ci vorrà molto”. Ciò che conta di più è la parola del presidente Xi
Jinping, che ha spronato il Paese alla conquista del regno dei cieli: anche per
controllare meglio, da lassù, il risiko di quaggiù? L’ultima meraviglia è
l’aereo spaziale. Il razzo che parte e atterra come un normale jet,
sperimentato dalla China Aerospace Science and Industry Corporation, quella
Casic non per niente nata all’ombra della Difesa. Tutto è pronto per la
conquista. Ad aprile è stata lanciata la Tianzhou 1, la prima navicella cargo:
funzionerà come “ponte spaziale” per costruire la stazione orbitante made in
China, che sarà pronta per il 2022 e potrebbe diventare l’unica funzionante.
Gli americani e i russi hanno protratto fino al 2024 la scadenza della Stazione
spaziale internazionale, ma non hanno ancora trovato l’accordo sul dopo. Il Dragone invece sembra deciso a volare
sempre più alto: ora pensa a una vera e propria Belt & Road dei cieli, come
dice il vicedirettore dell’agenzia spaziale, e mica per caso ex capoccia, anche
lui, della Difesa, Belt&Road. Cintura&Strada, è la definizione
ufficiale della nuova via della Seta economica voluta sempre da Xi il Grande.
Dalla Seta alla Luna tra scienza, difesa e commerci. Altro che lato oscuro: più
chiaro di così.
Angelo Aquaro – Scienze - Il Venerdì di La Repubblica -7
luglio 2017 -
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