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domenica 9 luglio 2017

Lo Sapevate Che: La fretta dei giovani di avere successo immediato...



Mi riferisco alla lettera di quella ragazza che, con parole appropriate, segnalava “quel correre dei giovani, quel saltare i passaggi”. Impazienti a quell’età lo si è stati tutti, poi il piacere di vivere lo si ritrova in altra maniera, quando si finisce di correre, Ho settant’anni e cerco di capire i giovani a cui tocca vivere questo momento. Ho un piccolo teatro privato. Da un po' di tempo stiamo notando un calo nei testi, nella drammaturgia, nella cura di un lavoro preparato da giovani, e, oltre questo, anche ragazzi arroganti che si credono già arrivati. Abbiamo istituito un bando per giovani compagnie, ci siamo recati in altre città per premi a compagnie emergenti. Mi creda, non c’è niente di buono, di concreto: parlano di ciò che i giornali e la tv ci danno in pasto. Non c’è approfondimento, ricerca, non c’è umiltà. Una volta c’era la gavetta, ora c’è fretta, il bisogno ossessivo di essere connessi, con il soldo come obiettivo finale.     Maria Maria.atteo@tiscali.it

Vediamo un po' da vicino queste caratteristiche negative che lei elenca a proposito dei giovani d’oggi. Innanzitutto la fretta. Hanno fretta di arrivare, hanno fretta di guadagnare, hanno fretta di essere riconosciuti. Questo è un effetto dell’assidua frequentazione di Internet, a partire dalla più tenera età, dove schiacci un testo e hai la risposta. Nessuna capacità di soffermarsi sulla domanda, di interrogarsi su ciò che quella domanda propriamente chiede, di promuovere una ricerca con gli strumenti che la cultura offre. Con Internet hai subito la risposta che tacita la domanda, e con essa l’inquietudine che ogni domanda genera e la fatica che comporta trovare la soluzione. Questo intervallo tra domanda e risposta, abitando il quale l’umanità ha prodotto da sempre le sue conoscenze, oggi è abolito. La stessa cosa può dirsi dell’intervallo tra il desiderio e la sua soddisfazione che, a sentire Freud ma non solo lui, è la casa di psiche, il luogo dove si forma e dove si elaborano le strategie, sia per prevenire alla soddisfazione del desiderio, sia per accettare la frustrazione del mancato raggiungimento. Ma allora i giovani non hanno più capacità riflessive o addirittura non hanno più psiche? Non è il caso di trarre una conclusione così categorica, ma che ci sia una tendenza in questa direzione è indiscutibile. E questo spiega perché lei constata che le compagnie teatrali emergenti, composte da giovani, le sottopongono temi e testi che non vanno oltre quelli quotidianamente proposti dai giornali e dalla televisione, come se il mondo fosse tutto raccolto, espresso e interpretato nel recinto dei media, dopo che questi ci hanno insegnato che non è più necessario far esperienza nel mondo, perché c’è chi la fa per noi. A noi basta tornare a casa e accendere la televisione e Internet per non perdere neppure un frammento di mondo risolto in immagine. (..). E allora l’arroganza è solo il sintomo della loro insicurezza, anche perché i modelli che oggi vengono loro proposti sono quelli di chi ha un mento squadrato e una mascella pronunciata, indice di carattere. E loro, che grazie a Dio non hanno né l’uno né l’altro, vogliono comunque apparire così. Il denaro fa parte di questa affannosa ricerca di riconoscimento. Per loro non ha un valore economico, ma un valore di stima. Quando li dovesse ancora incontrare, lei faccia scuola a questi ragazzi. Insegni loro che fare l’attore significa dare voce alle personalità latenti e nascoste nell’inconscio, che trovano espressione nei vari personaggi che interpretano. E che per dare loro vita devono riconoscerli, devono, come dicevano i Greci “indagate profondamente se stessi”. Allora e solo allora potranno essere attori, non perché avranno trovato una novità espressiva su Internet ma perché, scoperti i personaggi che ospitano nelle cantine della loro anima avranno deciso di farli vivere e fare con loro amicizia. Ma per questo non bisogna avere fretta. La ricerca di sé, che evita di vivere a propria insaputa, non la si trova su Internet e neppure sullo smartphone.
umbertogalimberti@repubblica.it  - Donna di La Repubblica  - 1 luglio 2017 -

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